Esplorando l’Universo Musicale dei The Badly Behaved: Tra Synthpop, Cinematografia e Innovazione Sonora

Benvenuti a un viaggio nel mondo unico e avvincente dei The Badly Behaved, una band che fonde con maestria elementi di synthpop ed electropop con ispirazioni cinematografiche e influenze multigenere. 

Fondata nel 2020 e composta da talentuosi artisti come Stewart Irving, Colé van Dias e il poliedrico Richard von Kalmar, questa band ha conquistato gli ascoltatori con il loro ultimo singolo, ‘Soulless City’. Con radici profonde nella cultura musicale degli anni ’80 e un approccio sempre innovativo alla produzione, i The Badly Behaved ci portano in un mondo di melodie avvincenti e testi evocativi. Pronti a scoprire cosa si nasconde dietro le loro ultime creazioni e le loro influenze più profonde?

 

Qual è stata la principale fonte di ispirazione dietro il vostro nuovo singolo “Soulless City”?

 È un po’ imbarazzante ammetterlo, ma questo brano è in realtà il risultato di molte idee che sono state registrate ma non utilizzate per gli altri brani dell’album “Who am I?”. Questo spiega perché le strofe e i ritornelli hanno un suono così diverso l’uno dall’altro. Tutti noi abbiamo esperienze di città buie e deprimenti, e questa è stata la vera ispirazione per i testi. È interessante notare che il ritornello in tonalità maggiore offre un contrasto efficace con i versi cupi scritti in tonalità minore.

Come è nata l’idea di creare un singolo ispirato al film “Dark City” di Alex Proyas?

 Mentre la canzone nella sua forma attuale è un collage di idee rimaste dalla composizione dell’album “Who am I?”, il testo ha origini più antiche. Risale a molti anni fa, precisamente dopo la visione del film “Dark City” nel 1998. Dopo aver visto il film diverse volte, ho scritto il testo. Sono stato colpito dall’oscurità della città rappresentata nel film. La città veniva ricostruita ogni notte, e questa sensazione di confusione e mancanza di via d’uscita per i suoi abitanti mi ha profondamente colpito.

 Questo tema oscuro si contrapponeva agli scorci luminosi del molo di Shell Beach nel film, una sorta di oasi di speranza in mezzo alla disperazione generale. Ho cercato di riflettere questo contrasto nella canzone, creando una dicotomia tra le strofe, che esplorano l’oscurità e la confusione della città, e i ritornelli, che evocano l’immagine luminosa e speranzosa di Shell Beach. 

 

Qual è il significato dietro il titolo “Soulless City” e come si collega al vostro messaggio musicale?

 Dark City mi ha fatto riflettere sulle città cupe, deprimenti e ostili in cui ho vissuto e che credo molti di noi abbiano sperimentato. La canzone riflette proprio questa atmosfera, cercando di descrivere la città piuttosto che veicolare un messaggio specifico. Un esempio di questo è il ritornello, che recita: “Highway, byway, no one’s going my way, uphill, downhill, everything here stands still”.

Queste parole catturano l’idea di una città in cui ci si sente soli, senza una direzione precisa da seguire. Le strade sembrano vuote, senza nessuno che condivida il proprio percorso, mentre ogni salita e discesa si traducono in una sensazione di stasi e immobilismo.

Potete descrivere il processo creativo dietro la composizione e la produzione di questa traccia?

 Il processo creativo è stato estremamente interessante e potrebbe essere descritto come un esercizio di “forma libera”, poiché non avevamo un preciso obiettivo in mente quando abbiamo iniziato. Questo perché la canzone non è stata concepita per adattarsi a uno specifico genere musicale o per seguire un preciso schema di composizione. Piuttosto, siamo partiti dal testo e abbiamo lavorato su molte idee che erano state sviluppate per altri brani dell’album ma che non avevano mai trovato una collocazione definitiva.

 Abbiamo sperimentato molto durante il processo creativo. Ad esempio, abbiamo registrato clip audio come “Highway, byway”, “Uphill, downhill” e “Up, down”, e le abbiamo integrate nella musica per aggiungere un elemento di ritmo e atmosfera. Inoltre, abbiamo aggiunto rulli di batteria a una battuta tra le strofe e i ritornelli, creando un effetto dinamico che enfatizza il contrasto tra le diverse sezioni della canzone.

 Nel frattempo, ho composto una linea melodica per accompagnare la voce principale, mentre Richard Wolff, il mio co-produttore, purtroppo scomparso l’anno scorso, ha contribuito registrando una seconda linea melodica che si intrecciava armonicamente con la prima. Questo processo collaborativo ha arricchito ulteriormente la trama sonora della canzone, conferendole una profondità e una complessità che riflette il nostro impegno nel creare un’esperienza musicale coinvolgente e memorabile.

Come è stata la vostra esperienza lavorare con il rinomato DJ e produttore tedesco Lauer per il remix di “Soulless City”?

 Abbiamo avuto il privilegio di collaborare con Philipp Lauer in diverse occasioni, tra cui per le pubblicazioni “She has a way” e “Runaway”, quest’ultima arrivata addirittura al numero uno della European Independent Music Chart. Philipp condivide con noi gusti e influenze musicali simili, e la sua abilità nel cogliere le parti migliori delle nostre creazioni e nel migliorarle aggiungendo le sue idee è veramente straordinaria.

 Una delle sue caratteristiche distintive è il suo suono di vocoder, che ha saputo integrare in modo magistrale nelle nostre produzioni, aggiungendo una dimensione sonora unica e accattivante. Le sue abilità nelle percussioni sono altrettanto impressionanti, contribuendo a dare ritmo e vitalità alle nostre tracce.

 Collaborare con Philipp è stato sempre un grande piacere, e i risultati parlano da soli. La sinergia creativa che si crea quando lavoriamo insieme è palpabile, e il successo delle nostre collaborazioni è testimonianza della qualità e dell’originalità del nostro lavoro con lui. È davvero un partner straordinario, e non vediamo l’ora di continuare a creare musica insieme in futuro.

Quali sono stati i principali elementi musicali che avete voluto enfatizzare in questo singolo, sia nella versione originale che nei remix?

 Abbiamo avuto l’obiettivo di rendere questo singolo, sia nella sua versione originale che nel remix di Lauer, un brano sperimentale e innovativo, privo delle convenzionali strutture musicali e ricco di idee intelligenti. Un elemento chiave di questa sperimentazione è stato il cambiamento di atmosfera e tonalità tra le strofe e i ritornelli, creando un’esperienza sonora dinamica e coinvolgente per l’ascoltatore.

 Abbiamo integrato clip vocali come “Up, down” per aggiungere ulteriore profondità e texture alla traccia, mentre gli stacchi di batteria hanno contribuito a dare un ritmo pulsante e incalzante al brano. Philipp Lauer ha giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione di queste idee, soprattutto con il suo ingegnoso utilizzo del drum roll break, campionandolo e poi invertendolo per creare un effetto sonoro unico e innovativo.

 Il risultato finale è un singolo che si distingue per la sua originalità e creatività, offrendo all’ascoltatore un’esperienza musicale che va al di là delle convenzioni tradizionali. Siamo incredibilmente soddisfatti del lavoro sperimentale che abbiamo realizzato insieme a Philipp Lauer, e siamo entusiasti di condividere questa nuova e stimolante musica con il nostro pubblico.

Qual è il vostro prossimo passo dopo il rilascio di questo singolo? Avete in programma altri progetti o collaborazioni per il futuro?

 Attualmente ci stiamo dedicando a due nuovi progetti. Il primo consiste in una canzone caratterizzata da una robusta linea di basso in stile dub, abbinata a testi che ho scritto nel 2011 pensando a figure come Lindsay Lohan e icone del passato come Marilyn Monroe. Questi versi sono nati durante il periodo in cui Lindsay Lohan era stata condannata a scontare del tempo in prigione per il furto di una collana. Il secondo progetto, invece, è un brano dance con una linea di basso incalzante, campionamenti vocali e una serie di idee creative.