L’imprevedibile viaggio di Harold Fry: un’avventura attraverso l’Inghilterra

Tratto dall’omonimo romanzo di Rachel Joyce, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry vede nel cast il premio Oscar Jim Broadbent, Penelope Wilton, Earl Care e Linda Bassett.

Diretto dalla regista Hettie MacDonald, il film racconta il viaggio fisico e interiore del pensionato Harold Fry: quando riceve la lettera di una vecchia collega che sta morendo di cancro, le risponde con una frase che reputa scontata e non è convinto del suo gesto, ma le parole di una giovane commessa lo ispirano e decide di andarla a trovare di persona.

Mosso da una nuova fede, Harold si convince che la sua amica Queenie continuerà a vivere fino a quando lui continuerà a camminare. L’hospice in cui si trova dista ben ottocento chilometri, ma Harold, con i soli abiti che indossa e il portafogli in tasca, inizia il suo cammino dal Devon a Berwick-upon-Tweed, nel nord est dell’Inghilterra, a sud di Edimburgo. Passo dopo passo, contea dopo contea, Harold macina miglia e, a poco a poco, solo con se stesso, si ritrova a fare i conti con i fantasmi del suo passato e con un dolore mai sopito né realmente affrontato. Il suo è un vero e proprio percorso di maturazione che reca un messaggio di grande importanza: bisogna affrontare il buio, anche se spaventa. Infatti, solo attraverso il coraggio e la fede Harold farà finalmente pace con i suoi sensi di colpa e le sue tribolazioni.

L’incredibile viaggio di Harold Fry parla di lutto, perdita ed elaborazione del dolore ma esplora, tramite una delicata avventura on the road, anche la possibilità che tutti noi abbiamo per affrontarli. Dalle scogliere del Devon, passando per le zone industriali di Sheffield e la cattedrale gotica di Bristol, fino alla brughiera dell’Inghilterra del nord e alle spiagge ventose di Berwick-upon-Tweed, Harold è un po’ Forrest Gump e un po’ Alvin Straight, il protagonista dello splendido Una storia vera di David Lynch. Ispirato da lui e dal suo cammino di fede, un folto gruppo di pellegrini si accoda al protagonista che viene riconosciuto per strada da gente che si fa i selfie con lui e gli chiede anche l’autografo; ma l’accampamento, le magliette fatte realizzare per l’occasione e le canzoni intonate sotto le stelle, per quanto suggestivi siano, rallentano il passo e screditano l’impegno preso da Harold che dunque un mattino, all’alba, si allontana e prosegue il suo cammino in solitaria, concentrandosi, ancora una volta, sul proprio passato e su un dolore mai sopito e vigliaccamente nascosto come si fa con la proverbiale polvere sotto al tappeto.

Commovente, poetico, con cenni di deliziosa comicità, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry è l’ennesima riprova di quanto abbia da insegnare certo cinema inglese e di quanto Jim Broadbent, classe 1949, abbia ancora da dare sul grande schermo. Scelto quasi di default in quanto aveva letto l’audiolibro dell’omonimo romanzo, l’attore inglese si cimenta con un ruolo di grande impatto emotivo, che affronta magistralmente e per il quale ci si augura abbia i riconoscimenti che merita. Con il suo stile di regia intimo, fatto di primissimi piani e dettagli, la regista affronta in maniera assai delicata e sensibile tematiche profondamente complesse e dolorose, realizzando un’opera tenera, commovente e, soprattutto, autentica, in cui lo stesso paesaggio diventa protagonista. È bello L’imprevedibile viaggio di Harold Fry: ci conduce attraverso boschi e strade di campagna e ci trascina nei meandri del dolore, ma, al contempo, ne propone una valida cura che consiste nel coraggio e nell’ottimismo. Un film dal quale si esce rinfrancati.

 

 

Daria Castelfranchi