Mavka e la foresta incantata: folklore e animazione dall’Ucraina

Con la voce dell’illustratrice Fraffrog, realizzato da Animagrad Animation Studio e dal Gruppo FILM.UA, Mavka e la foresta incantata di Oleksandra Ruban e Oleg Malamuzh è un lungometraggio d’animazione tratto dall’opera poetica in tre atti intitolata The forest song.

L’opera in questione è stata scritta nel lontano 1911 dalla poetessa ucraina Lesya Ukrainka.

Al centro della vicenda raccontata abbiamo Mavka, bellissima ninfa della foresta conosciuta dagli umani come Anima della Foresta. Insieme al suo animale custode difende la foresta dai pericoli esterni, inclusa l’invasione degli umani nel suo regno. Un giorno si trova ad affrontare una scelta impossibile: scegliere tra l’amore e il suo dovere da guardiana del Cuore della Foresta. Riuscirà a farsi amare dal talentuoso giovane musicista Lucas e a proteggere il suo regno?

Mavka e la foresta incantata è certamente un prodotto per bambine e bambini, tuttavia non “infantile”. Un gioiellino dell’animazione ucraina, che nulla ha da temere dal confronto con più blasonati progetti occidentali. Un gioiellino che porta avanti un tema ormai talmente attuale e percorso negli ultimi anni da essere quasi un classico: quella relativa all’ecologia e all’ambiente. Questo perché, comunque, stiamo parlando di una fiaba. Una fiaba che strutturalmente si ambienta in boschi, foreste e reami nascosti al capitalismo sprecone e inquinatore.

Mavka e la foresta incantata, però, è anche un dolce omaggio alle tradizioni e alla storia ucraina. The forest song, infatti, a sua volta è un riuscito compendio di folklore e cultura popolare, senza però abbandonarsi a straboccare in nazionalismi politicamente orientati. Durante la visione del film si respira una sorta di spirito ucraino, ma riuscendo a non essere per questo propagandistico, nonostante sia stato ultimato letteralmente “sotto le bombe”. In sintesi, un’opera per tutta la famiglia e per chi sogna che quel mondo fatato, incontaminato, meraviglioso, possa tornare nonostante tutto.

 

 

Dario Bettati