Unkle Kook: tra ironia, America e tavole da surf…

Perché c’è davvero poco spazio da lasciare all’immaginazione… da Bologna facciamo quasi il giro del mondo dentro tematiche consumate, noir, di bellezza leggera e colori tenui di pellicole cinematografiche. “Coming in Bunches” è questo esordio egli Unkle Kook in bilico tra strumentale e lirica allegorica, ironica, surreale. Noi ci siamo sempre quando la bellezza, celata o meno, è figlia del genio creativo, appendice di espressione libera. E quanta bella energia…

Noi parliamo sempre di bellezza. Partiamo sempre da qui. Cerchiamo di scavalcare la mera estetica e vorremmo andare oltre. Per voi cos’è per davvero la bellezza?
Per noi la vera bellezza è un pubblico che balla scatenato le nostre canzoni! Oppure vedere nascere un brano in studio. E forse anche la bellezza, come l’amore, è una cosa che si fa.

La bellezza degli Unkle Kook è l’ironia, l’allegoria, la contaminazione… è chiusa in questa immagine di copertina, digitale e sfacciata?
Sicuramente c’è molta ironia in questa copertina, che però è anche bellissima secondo noi. Parla di un mistero senza svelarlo e i colori sono quelli della nostra musica, accesi e contrastanti. Il suo racconto, in qualche modo, continua quello iniziato sulla copertina del singolo “missing the fourth”. Non ringrazieremo mai abbastanza Thauau, che ha realizzato queste grafiche per noi.

Che poi, proprio parlando di suono, la vostra composizione e la vostra ricerca è tutt’altro che digitale, priva di sfumature. precisa in senso rigoroso del termine. È assai umano questo disco… o sbaglio?
Questo disco è umanissimo, quasi più di noi. Il rigore non è un principio che ci interessa, anzi, ci piacciono le cose che si contraddicono, che si mescolano, che cambiano, cose che fanno di continuo anche gli umani in effetti, e spesso anche noi. Infatti il disco è stato registrato in presa diretta e c’è tutto l’odore del live. Lo studio di Duna, in provincia di Ravenna, dove lo abbiamo registrato è veramente un posto meraviglioso, capacissimo di accogliere la nostra creatività lasciandola libera e intatta.

Modo punk, surf, beat… perché ci troviamo così distanti dal futuro secondo voi?
Secondo noi il futuro non esiste, è solo una costruzione concettuale e linguistica e fa si che ci illudiamo che l’umanità possa evolversi, quando in realtà siamo costantemente intrappolati in un presente che ci sfugge sotto il naso, mentre aspettiamo che arrivi un futuro che non esiste.

A chiudere: un titolo come “Coming in Bunches”, come possiamo leggerlo? Il tutto è composto da parti o viceversa?
Il titolo è una specie di minaccia. Il disco è composto di brani che nascono da fonti di ispirazione molto varie e uno dopo l’altro, in rapida successione, da diverse direzioni, stanno per scagliarsi su di voi e travolgervi con l’energia del rock’n’roll!