“SCUSI, ATTRICE A CHI?” IL REGISTA “DE PAURA”. DI CRISULA STAFIDA

A meno che non capiti un enorme colpo di fortuna, e in questo includo ovviamente anche essere nati figli d’arte (quindi raccomandati dalla culla),  è assai difficile che la carriera di un attore inizi “con il botto”. Certo tutto può succedere soprattutto se hai l’accortezza di accompagnarti con un regista o con un produttore (che state pensando anime maligne?!),  ma se ti piacciono quelli un po’ alternativi la questione potrebbe prendere una brutta piega, e in attesa che avvenga il miracolo puoi  iniziare a percorrere quel viottolo ricco di suspance e incognite di ogni genere  “la via della gavetta”. Come in tutti i lavori “artistici” all’ inizio possiamo scordarci di ricevere un compenso. Però è importante crearsi un curriculum, e quindi che si fa? Ovviamente si accetta di lavorare gratis, possibilmente in progetti ambiziosi in cui ci si ritrova solitamente con una nicchia di appassionati con parecchi grilli per la testa, proprio come noi.

Questi progetti di solito hanno una durata estenuante. Mesi, a volte anni. No, non perché siano colossal, ma perché mettere tutte le maestranze d’accordo per girare le varie scene a volte è davvero  impresa epica. Il giorno in cui tutti riescono a disertare il quasi sempre noioso e sottopagato lavoro con cui si tira avanti, finalmente si mette in moto il grande sogno comune: IL CINEMA. Si, perché ad affiancare le Major che producono film destinati alla grande distribuzione ci sono tante di quelle piccole e medie case di produzione di cui non avete idea. Alcune di queste producono un genere che gode il sostegno di un’affezionata nicchia di irriducibili appassionati: il genere “horror”.

Secondo me girare gli horror con i registi “de paura” è un’ esperienza mistica indimenticabile. Per loro la parola d’ordine è “impressionare” e per riuscirci sono disposti a tutto, ed intendo proprio TUTTO, non importa se dovrai stare per un lasso di tempo indefinito con una chiappa di fuori in pieno inverno su un pavimento di marmo gelido tra sangue chimico e budella di manzo con il direttore della fotografia che ti contempla da ore poco convinto del riflesso di luce sui tuoi capelli. Il regista “de paura” anche quando ti vedrà rantolare  e apparirà perplesso, in realtà sta solo pensando che quel vaso messo lì dietro fa veramente schifo, chiamerà lo scenografo e  insieme ti fisseranno  per un tempo indefinito pensando che forse lo sbrego che ti hanno fatto in fronte doveva essere molto più grande, chiameranno la truccatrice che ti guarderà con aria compassionevole: “poverina sta rantolando…” ma si accorgerà che i tuoi capelli non sono abbastanza bagnati e a sua volta chiamerà il parrucchiere che munito di spruzzino ti finirà a fiotti di acqua gelida. Poi arriverà la segretaria di edizione allarmando tutti perché la scena è raccordata quindi il vaso di fiori non si sposta, e tutti insieme discuteranno sul fatto che è colpa del produttore perché si sono dovuti accontentare di una location di merda. Quando tutto sembrerà perfetto: “regà,  se gira dopo che è ora de magnà. I macchinisti nun vonno aspettà”.

E’ così, la vita da “Scream Queen” è dura. Ma sempre meglio che lavorare in miniera. Credo.

Crisula Stafida

ph copertina di L.Scuderi