Alfred Hitchcock, il mago del brivido a 121 anni dalla sua nascita

Nato a Londra il 13 Agosto 1899 e morto a Los Angeles il 29 Aprile 1980, Alfred Hitchcock, reduce da una severa educazione cattolica, esordisce al cinema ventisette anni più tardi tramite Il pensionante (The lodger).

Il suo primissimo film da regista è, però, Number thirteen, del 1922, mai terminato. Nel corso della sua prodigiosa carriera, iniziata negli eroici anni del muto, ha realizzato cinquantatré lungometraggi, oltre alla serie televisiva Alfred Hitchcock presenta.

Halfred H

Al tempo dei suoi film muti era un giovanotto innamorato del mezzo espressivo cinematografico, desideroso di sorprendere il pubblico con delle innovazioni, tutt’altro che concentrato sui thriller e ben disposto ad accettare qualsiasi genere di soggetto gli capitasse sotto mano.

Geniale sperimentatore filmico, poco a poco, grazie agli scatenati collaboratori dei Cahiers du Cinéma (Bazin, Truffaut, Chabrol, Rohmer), il suo status artistico cresce e passa dalla qualifica di artigiano a quella di maestro. Ossessionato dai concetti di colpa e peccato (soprattutto sessuale), dagli incubi e dalle fobie per bambini piccoli, poliziotti e altitudine, arrivano gli anni Trenta, quelli dei famosi thriller inglesi, la cui gamma espressiva va dalle ombre tedesche di Sabotaggio al ritmo e scintillio de La signora scompare.

Psycho (1960)

Con la moglie Alma Reville, sua collaboratrice, mosso da ossessione per la perfezione tecnica, decide di trasferirsi a Hollywood, dove ha a disposizione migliori tecnici e migliori attori. Qui, nell’ arco degli anni Quaranta e Cinquanta, perfeziona il proprio dominio del mezzo e dello stile e realizza una serie di capolavori che coronano la sua carriera: Io ti salverò (1941, foto in alto dal set, con Salvador Dalì che ha realizzato le scenografie per la sequenza onirica), Il delitto perfetto (1954), La finestra sul cortile (1954), Caccia al ladro (1955), La donna che visse due volte (1958), Intrigo internazionale (1959), Psycho (1960, foto qui sopra), Gli uccelli (1963) e Marnie (1964).

Inizialmente non vengono ben accolti dalla critica, che per anni non capisce le straordinarie capacità artistiche del cineasta, ma con il tempo sono diventate ben evidenti la loro ricchezza e densità, nonché la loro partecipe comprensione dell’umana debolezza. Alfred Hitchcock ci ha lasciato, oltre ai suoi immensi film, l’aggettivo “hitchcockiano” e uno dei più ricchi studi teorico-visivi mai apparsi sui meccanismi della paura, dell’angoscia e, soprattutto, della suspense. Tanti registi si sono ispirati a lui e lo hanno omaggiato, divertendosi, ad esempio, ad incastrare il personaggio principale in una apparente normalità senza via d’uscita. Da Scorsese con Fuori orario a Peter Yates con Uno scomodo testimone e Bob Swain con Qualcosa di travolgente.

Il tunnel dell'orrore (1981)

Le turbe dell’inconscio, i sogni, i messaggi nascosti dell’io, il mondo sospeso di Io ti salverò e di Marnie vengono omaggiati in Una lama nel buio di Robert Benton; il dubbio e il sospetto atroce della persona amata, al centro di Sospetto e L’ombra del dubbio, ritornano in Doppio taglio di Richard Marquand.

Esistono poi dei cineasti che hanno fatto dei loro film delle vere e proprie meditazioni ricalco sulla filosofia spettacolare del cineasta inglese. Brian De Palma ha costruito la sua carriera giocando intelligentemente sulle tecniche di ripresa di Hitch. Molte delle sue opere sono delle vere e proprie variazioni sui temi del maestro, da Complesso di colpa a Vestito per uccidere, da Blow out a Omicidio a luci rosse (in cui De Palma utilizza addirittura Melanie Griffith, figlia di Tippi Hedren, l’eroina de Gli uccelli e Marnie).

Alfred Hitchcock è stato così letto, riletto, adorato, da diventare una fonte inesauribile di citazioni, e c’è anche chi vi ha costruito una parodia: Alta tensione di Mel Brooks è un mix demenziale di Intrigo internazionale, Gli uccelli, Psycho, La donna che visse due volte.

Le armi del delitto e le movenze dei suoi attori in Psycho vengono riproposte dagli assassini di Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter, Venerdì 13 di Sean S. Cunningham e Intruder di Scott Spiegel, oltre a trovare un divertente omaggio  nell’incipt del film Il tunnel dell’orrore di Tobe Hooper (foto sopra). Non è facile per un addetto ai fotogrammi in movimento non avere debiti con il grande maestro e con la sua nevrotica genialità, patrimonio obbligatorio per qualunque regista e per ogni tipo di pubblico. Ne sa qualcosa il Quentin Tarantino di Pulp fiction e, soprattutto, Four rooms, nel quale ha addirittura rivisitato un episodio facente parte della sopra menzionata serie tv Alfred Hitchcock presenta (foto qui sopra).

 

Daniela Asmundo