Fulvio Effe: la bellezza di mettere un “Punto”

Si intitola “Punto” questo primo lavoro personale di Fulvio Zangirolami, cantautore alessandrino che all’anagrafe discografica conosciamo come voce e leader dei Mivanez sotto il moniker di Fulvio Effe. Ed è nel pop che egli trova riparo senza però affidarsi ai suoi salvifici cliché con malnutrita curiosità. Anzi: da questo disco ci arrivano forti contaminazione e rispetto, così come nuove e tutte sue le forme e i colori che certamente corrono assieme a doverose citazioni di stile, di classici e di grandi scuole. Novità e didattica allo stesso tempo, scuola di forma e di pensiero che spesso non arriva da una preistoria ormai dimenticata… un’altra grande effige di attualità per un disco che si fa manifesto e sicurezza, mestiere ma anche tanta semplice umiltà di espressione. Ed è anche vero purtroppo che dentro un calderone di questo santo pop ormai ampiamente diffuso, forse troppo, il pregiudizio fa la sua parte più drastica e offensiva nell’ignorare la bellezza in luogo di “polemiche” circa le solite soluzioni di stile. Ma noi non siamo d’accordo: salvaguardarne la verità è anche il nostro piccolo obiettivo… e “Punto” è un disco che merita di essere sottolineato anche per questo.

Noi iniziamo sempre le nostre interviste parlando di bellezza non solo riferendoci alla bellezza estetica di copertina… cerchiamo di andare a fondo: per Fulvio Effe cos’è la bellezza?
Bella domanda, risposta a dir poco “complessa”, la bellezza credo sia l’insieme di determinate qualità anche se, ai più, risuona soltanto come “aspetto estetico”, forma più che contenuto; fin dai tempi antichi è stata una parte fondamentale della nostra società, ma resto dell’idea che, in un percorso di vita completo, resti sempre un aspetto secondario rispetto al CONTENUTO o almeno lo spero.

E secondo te quanto contribuisce alla stesura di una canzone? Annoso problema tra contenuti e forme…
Poco, tanto, dipende; nella musica, nell’arte in generale, più che belli “bisognerebbe” essere “conformi”, è questo che viene richiesto dal mercato, dalla gente.
Sono sincero, probabilmente se avessi fatto un disco reaggeton o trap avrei avuto molte più possibilità di “Ascolto e successo”, non perché più bello, ma perché più “conforme” a ciò che è la richiesta discografica attuale, quanti artisti pop negli ultimi anni sono diventati “il tormentone reaggeton estivo”.
E basta.

Bisogna decidere se, si vuole far musica per esprimersi, se si vuole fare ARTE o se ci si vuole mangiare, se vuoi farne un lavoro sai già cosa devi fare… se lo fai per esprimere quello che hai dentro anche.
Forse la vera bellezza è essere se stessi, fino alla fine.

Nel tempo di oggi quanta bellezza influisce sulle cose e sulla vita quotidiana in genere? Quanto siamo capaci di andare oltre secondo te?
Io ho una scuola di musica e quindi sono a contatto ogni giorno coi ragazzi di tutte le età, posso dirti questo: non è vero che i ragazzi di oggi guardano più alla bellezza rispetto a “quanto eravamo ragazzini noi”, seguono la moda, quello si, ma quello avviene da sempre, anche nell’antica Roma, chi poteva, seguiva la moda, è normale. L’andare oltre fa parte della sensibilità di ognuno, e quella è una cosa che esula da ogni contesto, ci nasci.

E nella produzione di “Punto” quanto e come hai bilanciato le cose? Visto che trovo questo un lavoro esteticamente assai classico…
Onestamente non ho pensato a nessun bilanciamento, non è un disco “studiato”, in “non posso farne a meno” dico questa frase: ”è facile parlare dopo pensato, prova a farlo senza averci “studiato”, io faccio sempre così”, cosa significa? Che non faccio le cose a tavolino, tantomeno un disco che per me ha un significato enorme essendoci pezzi scritti 15 anni fa e cose più recenti come un brano dedicato a mio padre. Questo disco è quello che sono io, senza veli, senza niente, nudo: io.

Trasgressione. Forse solo “Bla bla bla” esce appena fuori dal seminato. Hai mai pensato di andare altrove con i suoni e con la forma canzone?
Si, ci provo anche, ma cos’è la trasgressione? Fare qualcosa di diverso? Diverso rispetto a cosa? Si poteva parlare di trasgressione negli anni ’60, nel 2020 cosa è trasgressione? La più grande trasgressione, credo, sia essere se stessi, e li ci vuole coraggio, tanto coraggio.

Possiamo avventurarci con una domanda bizzarra? Nel video de “L’istante di un brivido”, primo estratto del disco, sembri citare davvero molto il video di Gabbani, “Viceversa”. Sbaglio?
Corretto, è un video molto semplice, con 2-3 piani di ripresa, pochi oggetti in scena (cose costruite da mio padre), viene in mente Gabbani perché quello di Francesco è un singolo recente, uscito qualche mese prima del mio, ma di video girati in quel modo ce n’è un sacco, (pensiamo a “Memory” dei Maroon 5), mi piace la semplicità nei video credo aiuti a non “inquinare” troppo quello che è il vero contenuto di un progetto discografico: la canzone.