Gianluca Marinangeli a teatro a Roma con “L’uomo del coniglio”

Il 23 e 24 marzo 2024 andrà in scena a Roma, presso Teatrocittà, il monologo “L’uomo del coniglio” interpretato da Gianluca Marinangeli, che ne cura anche la regia.  Lo spettacolo è stato scritto dalla drammaturga uruguaiana Ana Magnabosco e tradotto in italiano dall’attrice e regista uruguaiana Monica Menosse Hutton.
Marinangeli interpreta il protagonista Catalino che è un personaggio sfaccettato, ironico e poetico. Il suo dialogo con l’amico Peppino che, però, non si vede e non si sente parlare è, in realtà, un monologo che, da un lato, riesce a creare una comunicazione più diretta con il pubblico, che finisce quasi per immedesimarsi nel suo interlocutore e, dall’altro, svela e rivela il personaggio di Catalino in tutto il suo altalenante flusso di pensieri e sentimenti, che lo portano, tra riso e pianto, illusione e delusione, dubbi e timori, a cercare una via d’uscita alla condizione di miseria in cui lui e l’amico si trovano.
Licenziato dalla fabbrica dove lavorava insieme all’amico Peppino, Catalino vive in una povera stanza e si rivolge al suo amico cercando di convincerlo a rimettersi in gioco e a prendersi cura di un coniglio che potrà essere il primo di un piccolo allevamento. Cerca poi di coinvolgerlo nella sua idea di realizzare uno show dell’allegria da portare in giro per il mondo. Catalino crea nella sua mente una realtà alternativa alle brutture, alla spietatezza, all’indifferenza che fagocitano troppe aspirazioni. La sua “follia” si fa a poco a poco nostalgia, resistenza, rabbia, tenerezza.
Nella sua fragilità esistenziale egli diviene una guida che prende per mano lo spettatore e lo sprona a sorridere malgrado tutto, ad aggrapparci all’allegria come ancora di salvezza, come unico possibile orizzonte di speranza e a non permettere a niente e a nessuno di strapparcelo via.
Un testo profondo, che sfoglia delicatamente le pagine dell’esistenza con un personaggio poliedrico e sorprendente che ti entra nel cuore e che non si può fare a meno di amare.