La cospirazione del Cairo: mix di thriller e spy story per Tarik Saleh

Presentato al Festival di Cannes 2022, La cospirazione del Cairo, scritto e diretto da Tarik Saleh, si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura ed è stato poi selezionato dalla Svezia come film da presentare agli Oscar.

Co-produzione tra Francia, Finlandia e, appunto, Svezia, l’ultima fatica del regista svedese con origini egiziane si incastra a pieno titolo tra il thriller e il film di spionaggio, mantenendo alta la tensione per le sue due ore totali e vantando un cast di eccezionale levatura: da Fares Fares – visto in Jalla! Jalla!, Safe house – Nessuno è al sicuro e Zero Dark Thirty – passando al bravissimo Makram Khoury, tra gli interpreti di Munich e La sposa siriana, fino ai giovani Tawfeek Barhom e Mehdi Dehbi.

I protagonisti del film sono delineati con cura estrema e di ognuno, nel corso della vicenda, viene svelato il carattere; man mano che ne vengono sottolineati i turbamenti, l’evoluzione e le emozioni.

Non è un caso che La cospirazione del Cairo, il cui titolo originale è Boy from heaven, si sia aggiudicato presso la prestigiosa kermesse francese il riconoscimento sopra menzionato, in quanto l’intreccio è costruito ad arte e le figure coinvolte vengono progressivamente irretite tra le maglie degli intrighi politici e religiosi sui quali è imperniato il tutto.

Lo spettatore si trova minuto dopo minuto a fare i conti con giochi di potere degni dei migliori thriller d’oltreoceano, rimanendo al tempo stesso ammaliato e intimorito da ciò che di marcio il regista racconta su un certo Islam e sulla necessità di mantenere separate la sfera politica e quella religiosa per non dare troppo potere alla prima.

La vicenda si concentra infatti su ciò che accade quando, alla morte del grande Imam di al-Azhar, si cerca un sostituto per la principale carica religiosa del mondo islamico sunnita. Mentre i servizi segreti cospirano per imporre qualcuno di malleabile, un giovane pescatore, Adam, entra all’università grazie ad una borsa di studio, ritrovandosi ben presto coinvolto in un gioco all’ultimo sangue di cui sembra essere solo una mera pedina.

Adam, infatti, è un puro, non è stato ancora corrotto da ideologie di alcun tipo: vuole studiare, provvedere alla sua famiglia. Lui, come sua mamma, è un amante del sapere, ama leggere e la cultura. Soprattutto, la sua purezza di spirito lo porta ad amare in primis la verità. Con questa arma cercherà di destreggiarsi tra coloro che lo usano come talpa, in mezzo ad accuse e omicidi, minacce e un doppio gioco estremamente pericoloso che lo trascina, sequenza dopo sequenza, in un vortice mortale.

Se da un lato la musica segue il crescendo di tensione del film, colmando i silenzi e sottolineando la gravità di determinate sequenze, dall’altro la splendida fotografia non solo cattura i volti dei protagonisti, attanagliati di volta in volta dalla paura e dalla rabbia, ma si concentra sugli ambienti, sugli enormi lampadari all’interno della moschea, sui colonnati, sui copricapi rossi e bianchi della comunità religiosa, sulla moltitudine di fedeli riuniti in preghiera.

Interessante, ben costruito, avvincente: La cospirazione del Cairo tiene con il fiato sospeso e trascina in un mondo apparentemente lontano e diverso dove, tuttavia, la lotta per il potere è la stessa che, da sempre, governa i cosiddetti quattro angoli della Terra.

 

 

Daria Castelfranchi