Sergio Borsato: il dono della memoria e la bellezza del folk

Disco pregiato, disco di grande spessore umano, disco che celebra la memoria. Sergio Borsato torna in scena con un lavoro dal titolo “Liberi e Forti” che vede la produzione artistica firmata con la collaborazione di Massimo Priviero e del chitarrista Ricky Anelli. Disco da esperire nella sua profonda celebrazione della bellezza… mirar tramonti lontani anche stando inchiodati dentro il cemento del quotidiano. Un suono americano, un folk di melodie antiche che la storia degli uomini in fondo e la storia di tutti noi.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. per Sergio Borsato, la vera bellezza cosa significa, qual è?
I fiori nella tormenta; è il mio concetto di bellezza effimera, una metafora della vita umana, ricca e bella ma anche fragile e fugace.

E andando oltre i normali terreni della bellezza estetica da copertina, tu dove la cerchi e quando sai d’averla trovata?
Penso che la bellezza sia la sensibilità di un individuo di immaginare i sentimenti e le questioni personali del prossimo. Quando percepisco gentilezza nei miei confronti, ritenendola un vero sentimento, il mio pensiero vede il gesto come bellezza assoluta. Poi la bellezza effimera, almeno per me, non è assolutamente perfezione. La bellezza che intendo io è imperfetta, impermanente e incompleta. Saper accogliere la transitorietà delle cose e riconoscerne la bellezza anche nell’imperfezione. Mia moglie la vedo bellissima come sedici anni fa.

Contenuto, estetica ma anche messaggio e impegno. Sono fronti diversi, opposti. Al bello spesso associamo anche la leggerezza e l’immediatezza. Come coniughi questi due poli spesso opposti?
Estetica è il contenitore, ma che conta è il contenuto. Che dev’essere soprattutto simbolico. Ma sta a noi poi saperlo usare bene questo simbolo, che altrimenti diventa diabolo e la cosa significata perde ogni significato. All’immediatezza è preferibile la pazienza, saper nascondere la fatica, tollerare in silenzio le difficoltà della vita e resistere all’ansia dello scandire del tempo. Bisogna saper aspettare il momento giusto. Le cose di valore difficilmente si ottengono subito o per caso. Ci vuole pazienza.

Il suono folk diviene storia in questo disco: una tradizione antica per la nostra musica. Le tue radici da dove arrivano?
La Musica Popolare, come dici tu, è tradizione, nasce dalla necessità di espressione popolare e riesce a manifestare i diversi sentimenti tramite i suoni che la compongono. Diciamo che le melodie tribali danno un senso al racconto, rafforzandolo nella parte autorale. A differenza del Pop, più leggero, il Folk o Popular ha ramificazioni che indicano appartenenza e civiltà. Io però catalogherei questo disco un insieme di due generi molto vicini tra loro, anche se all’apparenza così distanti, il Folk/Rock o, coniando un neologismo, il “Frolcks”. Le mie radici, ben abbarbicate nella mia terra, il Veneto, sono profonde, anche se non prettamente storiche o monumentali, ma assolutamente contemporanee.

In chiusura ci aspettavamo un video ufficiale visto che tutto il disco ha un potere cinematico importante… arriverà?
Si, però come dicevo prima, ci vuole pazienza, sto cercando di riprodurre fedelmente il concept del lavoro discografico. Se devo fare un video tanto per fare, non ne vale la pena. Non ho soldi da buttare.