Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 The Social Network di David Fincher

Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 The Social Network, un film del 2010 diretto da David Fincher, incentrato sui fondatori di Facebook e sul fenomeno popolare che ha creato. Il film è stato sceneggiato da Aaron Sorkin, che ha adattato per il grande schermo il libro di Ben Mezrich Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento (Sperling & Kupfer). Nessuno dello staff di Facebook, incluso il fondatore Mark Zuckerberg, è stato coinvolto nel progetto. Uno dei co-fondatori, Eduardo Saverin, è stato consulente di Mezrich per la stesura del suo libro. Il film ha vinto 4 Golden Globe, tra cui il più importante, miglior film drammatico, e ha ottenuto otto candidature agli Oscar 2011, vincendone tre, per la miglior sceneggiatura non originale, la miglior colonna sonora e il miglior montaggio. Nel weekend di apertura negli Stati Uniti, ha incassato $22.445.653 classificandosi al primo posto per il fine settimana. Al 27 Febbraio 2011, The Social Network ha incassato $96,917,897 negli Stati Uniti e $124,153,352 nel resto del mondo, per un totale di $221,071,249. Con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Rashida Jones, Joseph Mazzello, Brenda Song, Justin Timberlake, Rooney Mara, Adina Porter.

Trama
La storia della nascita di Facebook, il social network creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, mentre era studente all’Università di Harvard, e divenuto poi un fenomeno della rete. Un amore finito, la volontà di riscatto sociale, le relazioni con soci e amici, le vicissitudini giuridiche.

“Io non voglio amici”. Fa un certo effetto sentire Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook, il sito che ha globalizzato l’idea delle amicizie on line, pronunciare questa frase. Eppure nella battuta c’è tutto il personaggio, almeno come lo racconta David Fincher in The Social Network, arrivato nelle sale italiane dopo essere passato, attesissimo, al Festival del cinema di Roma. The Social Network non è un film su Facebook, ma paradossalmente una parabola sull’incomunicabilità, raccontata attraverso il cupo Zuckerberg – ottimamente interpretato da Jesse Eisenberg – e, implicitamente, sul successo e sul denaro.

Limitandosi solo ad accennare l’impatto delle nuove tecnologie sulle persone e sul loro modo di comunicare se stesse agli altri, il regista indugia sul ritratto del giovane Mark, inquieto, ombroso e solitario, incapace di rapporti profondi e duraturi, persino di una vera e propria vita sociale. È dunque per superare i personali limiti comunicativi che nel 2003 il brillante studente mette in piedi il suo sofisticato giocattolo informatico. Ma ben presto l’esclusività non è più un valore. Cominciano a girare soldi, sempre di più con l’aumentare degli utenti; si festeggerà il primo milione di iscritti, divenuti oggi mezzo miliardo per un’azienda valutata 25 miliardi di dollari. Soldi che non sembrano interessare l’ideatore, che appare più cinicamente ambizioso che avido, ma che fanno gola a quanti gli ruotano intorno. Ed è il denaro che alla fine diventa il protagonista del film, muovendo i personaggi e incattivendoli. Come a dire che se sei spudoratamente ricco e influente non puoi non farti dei nemici.

In tal senso, The Social Network è anche la storia di un personale tradimento, quello di Zuckerberg nei confronti di Saverin, certo meno brillante ma sempre al suo fianco nella tradizionale solidarietà tra ‘nerd’. È la vendetta della realtà sul virtuale. Il paradosso di un’amicizia vera che si rompe tra non poche recriminazioni e che fa rumore, perché è quella tra i due fondatori del sito che dell’amicizia fa la sua bandiera, abbattendo almeno nella rete le barriere sociali. Fincher riesce con bravura a rendere questi contrasti personali. Ma soprattutto costruisce un film che racconta bene un’epoca, con i suoi eccessi e il modo in cui forma la sua classe dirigente, o almeno una parte di essa, quella della net economy, certo non meno influente di quella politica o imprenditoriale più tradizionale, perché la sola che in un mondo globalizzato può manipolare centinaia di milioni di persone. E l’immagine che se ne ricava è tutt’altro che rassicurante.

 

 

Luca Biscontini