Amleto è mio fratello: la terapia dell’arte sul grande schermo

Diretto da Francesco Giuffrè, Amleto è mio fratello è prodotto da Marco Gaudenzi e Pierpaolo Marcelli per Flat Parioli e TNM Produzioni.

Il film è interpretato da Paolo Vaselli, Andrea De Dominicis, Carlo Di Bartolomeo e Paolo Giliberti, affiancati da Claudia Gerini, Tonia De Micco, Ilaria Loriga, Francesco Paolantoni, Vincenzo Salemme, Margherita Buy e Nino Frassica.

Paolo, Paolone, Andrea e Carlo sono quattro attori diversamente abili che una notte decidono di partire (o meglio fuggire) a bordo di un pulmino. Amanti di William Shakespeare, i quattro sono venuti a sapere che a Napoli un famoso teatro sta cercando una compagnia che rappresenti il Bardo, quindi nel capoluogo campano si presenta un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Ma il viaggio si rivelerà tutt’altro che tranquillo, infatti, mentre il commissario Claudia Grani cercherà di mettersi sulle loro tracce, si ritroveranno ad avere a che fare con il furto del pulmino e diverse conoscenze inaspettate: dall’incontro con una famiglia di fricchettoni norvegesi di cui fa parte la bella Chloe, appassionata di teatro, a quello con la tossicodipendente Mia, passando per un ex attore che gestisce un malinconico luna park in mezzo al nulla.

Amleto è mio fratello 2

Amleto è mio fratello vuole e riesce a raccontare con eleganza un tema molto spesso relegato in un angolo, sicuramente scomodo e, a volte, disturbante: il disagio psichico. Senza dare giudizi vengono portati in sala i sogni e le speranze di quattro ragazzi con lo scopo di smontare i preconcetti sulla malattia mentale. La fuga, ossia il focus attorno al quale si muove la narrazione, vuole essere essa stessa un mezzo per rappresentare l’uscita da un mondo che, per quanto protettivo, sicuro, di conforto, può divenire soffocante. Una costrizione che spesso, dall’esterno, non riescono a cogliere neanche i cari che si prendono cura di chi è affetto da tali problematiche, perché troppo impegnati a mettere a tacere i propri timori. Quello che i protagonisti di Amleto è mio fratello scopriranno sarà, pertanto, un mondo che non è lì per proteggerli, semmai per accoglierli, riconoscendo quel raggio di luce e speranza nella loro follia. Nessun pietismo in un film che ci ricorda quanto l’arte (il teatro nello specifico) possa essere anche una forma di terapia.

 

 

Dario Bettati