Das Es – il loro ep Viola

Direttamente da una città che ha tanta arte da offrire, arriva Viola il secondo mini album (o, se preferite, EP) in assoluto della band palermitana das Es.

Sonorità vaste e tremendamente liquide caratterizzano il sound di questo ultimo lavoro che come novità porta i testi in lingua italiana. Un’apprezzabile svolta nel percorso artistico di questi ragazzi a quattro anni dal primo omonimo lavoro (Das Es).

Si comincia con Resto Indietro, un brano che vive di una potente anima rock che viene abilmente arricchita di suoni e richiami alla new-wave. La profondità dei suoni è tale da permetterci di immaginare di poter effettuare un’immersione sonora che ci permette ad ogni passaggio di assaporare un numero sempre più elevato, anche se non infinito, di dettagli. Il tutto trasportato dalla voce del cantante della band Davide Russo e ben sostenuto nella parte ritmica dal basso guidato da Mauro Maniscalco.

Non è da meno il secondo brano, Viola, che dà il nome a questo secondo EP. La componente elettronica, a cura di Salvo La Rosa al synth, si muove come la superficie di un liquido intorno a noi nella parte introduttiva del brano per rimanere poi in background nel resto del pezzo che decolla con un ritmo incessante trascinato dalla batteria di Valerio Gambino e suoni di periferia sonora mai scontati o banali. Il ritornello è il momento di maggior distensione di un pezzo che ha un sapore vagamente retrò. Affascinante.

Sparirei è il titolo del terzo pezzo. Un momento più lento, a giudicare dalla partenza e dalla durata della traccia. Delicatamente alcune note toccano il suolo della nostra immaginazione mentre il pezzo suona e costruisce ambientazioni deliberatamente moderne per la pulizia cristallina dei suoni ma che sembrano davvero arrivare da un tempo e un contesto culturale ormai perduto. Complice sicuramente anche una traccia di batteria dallo stile ampiamente studiato a dovere. Il finale sfiora lo psichedelico e colori vivaci si alternano con rapida sequenza al di fuori della nostra mente.

Lentamente Muore, che fortunatamente è solo il titolo del penultimo pezzo e non un’affermazione che riguarda qualcosa che ha a che fare col disco, ci offre qualcosa di più “pulito” o meno articolato sotto il profilo del sound pur mantenendo delle caratteristiche che riescono ad imparentare questo brano agli altri identificando così, allo stesso tempo, una matrice di riferimento che può facilmente essere associata ai das Es. Una semplicità che comunque tende ad assottigliarsi col passare dei secondi e l’aumentare dei dettagli. Più presente (o, dovremmo dire, più evidente) la chitarra di Leonardo Vetrano in questo pezzo, in generale diverso dagli altri ma non troppo. Sicuramente un das Es, potremmo dire.

Parte in modo estremamente interessante l’ultima, 3 Steps. Si respira qui qualcosa che ci porta ad ambientazioni dal sapore misto fra western e poliziesco anni ’60. Incredibile… restiamo attaccati alle nostre cuffie per cercare di decifrare quello che sta attraversando ripetutamente le nostre orecchie, da destra a sinistra e viceversa, senza riuscire ad avere certi i punti di riferimento. A 3’30’’ poi siamo nuovamente sbalorditi… veniamo prelevati e trasportati altrove in una dimensione spazio temporale sicuramente successiva alla precedente senza tuttavia riuscire a capire ancora nulla con certezza. Una vera esperienza sonora che spazia nella storia musicale contemporanea con movimenti repentini da un angolo all’altro dell’ambito temporale.

Un EP che gli appassionati di musica emergente non possono mancare di sondare. Sicuramente insolito ma non sporadico visto (e sentito) anche il primo lavoro di questi ragazzi.

Link streaming Spotify: https://open.spotify.com/album/0FLDb9siXtKF9xFoECVUpr