Hunter killer – Caccia negli abissi: Gerard Butler ancora una volta deve salvare il mondo

In Hunter killer – Caccia negli abissi, dalle profondità del Mar Glaciale Artico il Capitano del sottomarino americano Joe Glass (Gerard Butler) è alla ricerca di un sottomarino statunitense misteriosamente scomparso, ma scopre che il pericolo è all’orizzonte: un colpo di stato contro il presidente russo rischia di provocare  una  Terza Guerra Mondiale.

La sceneggiatura si basa sul romanzo di grande successo  Firing point, scritto da George Wallace, comandante in pensione del sottomarino nucleare della USS Houston, insieme al giornalista e autore di best seller Don Keith, e ne trae il più grande beneficio dalla attendibilità delle azioni ricostruite e dei mezzi mostrati.

Gerard Butler, che da sempre produce i suoi film, voleva da tempo portare sullo schermo questa storia  che ci ricorda le atmosfere di Caccia a Ottobre rosso di Tom Clancy, da cui è stato tratto l’omonimo film, e, per una curiosa coincidenza, Hunter killer – Caccia negli abissi esce con pochi mesi di anticipo rispetto a un altro lungometraggio dedicato, invece, a una tragica storia vera: quella del disastro del sottomarino russo Kursk, che vedremo sui nostri schermi nel Febbraio 2019.

Nel film troviamo una delle ultime interpretazioni di Michael Nyqvist, l’attore svedese conosciuto per la saga Millennium, prematuramente scomparso, che, curiosamente, è presente anche in Kursk, sempre nel ruolo di un russo, e che ritroveremo il prossimo anno nella suo ultimo ruolo in Radengund, diretto da Terrence Malick.

I motivi validi per vedere questo lungometraggio, soprattutto per gli appassionati del genere, sono tanti. In primis, grazie ad un cast ineccepibile il tutto si mantiene su livelli veritieri, mischiando all’azione molti elementi tecnologici che rendono l’operazione tutt’altro che inattendibile, come spesso, invece, capita in altri film d’azione.

Gerard Butler, che sia capo di trecento spartani o di un centinaio di marinai si dimostra perfetto nel suo ruolo di comandante, spartendo parte della gloria anche Toby Stephens, che guida una squadra di Navy Seals (ruolo ideale per il capitano Flint di Black sails). Gary Oldman è, invece, l’energico ammiraglio Charles Donnegan, che si deve confrontare con il retroammiraglio John Fisk, interpretato da un Common sempre più bravo, il quale, forse, dovrebbe smettere di fare il rapper per dedicarsi solo al mestiere di attore.

Hunter killer, che fa da titolo, rappresenta quella classe di sottomarini destinati a dare la caccia agli altri, come avevano già conosciuto in Caccia a Ottobre rosso, e, se la trama potrà sembrare a molti “convenzionale”, ovvero americani buoni che cercano di salvare russi buoni dal russo pazzo e cattivo, depone a sua favore la realizzazione nel raccontarla, che riesce, al contrario, a convincere.

Butler, pur non godendo di un budget stellare,  ha scovato un regista sudafricano: Donovan Marsh, appena salito alla ribalta con il suo pluripremiato dramma criminale Avenged, che è stato in grado di dare la giusta dose di azione bilanciata dalle storie dei personaggi. E, anche se con mezzi limitati,  come gli effetti visivi di discreta qualità che non sono quelli a cui siamo di solito abituati, l’insieme scorre come il sottomarino che scivola silenzioso nelle profondità.

I film sui sottomarini sono stati spesso  grandi successi nella lunga storia del cinema, e, forse, l’unica pecca di questo Hunter killer – Caccia negli abissi risiede nell’essere l’ultimo di una serie, apparendo per certi versi scontato nella sua storia, anche se gli sforzi compiuti dalla produzione e dal cast sono notevoli e lo scopo finale di intrattenere per ben due ore viene raggiunto pienamente.

 

 

Roberto Leofrigio