Intervista a Mirella Bonora

Mancano pochi giorni alla distribuzione del romanzo d’esordio di Mirella Bonora per i tipi di Argentodorato, e già il web è in attesa e parla di Il passo della gatta come di una bella sorpresa. Conosciamo quindi l’autrice e il suo libro.

Grazie Mirella per aver accettato il nostro invito a parlare del suo libro. Il passo della gatta non è un libro sui dolcissimi felini! Bensì un romanzo carico di mistero, ce lo racconta?

Tutto comincia con un libro consegnato per errore a una studentessa universitaria. L’equivoco la condurrà in un viaggio avventuroso per le vie di Ferrara, alla scoperta di segreti del passato. Avventura e mistero si mescolano con le vicende umane dei giovani protagonisti e offrono uno scorcio insolito sulla città, tra ville Liberty e storia del Novecento. Colpi di scena si susseguono rivelando legami inaspettati tra i personaggi, il tutto con un pizzico di leggerezza e sotto lo sguardo attento di una misteriosa gatta.

Ferrara come palcoscenico della storia, una città che lei ama profondamente, ha deciso però per sentimenti contrastanti a proposito. Quale e perché la sua scelta?

In realtà ho un po’ giocato con l’atteggiamento, tipico di molti giovani che quasi disprezzano o quanto meno mal sopportano Ferrara per i suoi caratteri più tipici: la città di provincia, regno di quiete e silenzio, bella e vivibile, ma in fondo noiosa. Si tratta chiaramente di uno stereotipo: la città ammantata di nebbia è ormai solo una finzione letteraria, però mi piaceva l’idea di partire da un punto di vista insolito, che ovviamente, come molti aspetti del romanzo, non è esattamente quel che sembra.

Sempre per Argentodorato è stato pubblicato un suo racconto, vincitore di un concorso indetto dalla Casa Editrice ferrarese, complimenti; sappiamo che la passione di scrivere l’è propria da tempo: come mai ha atteso tanto per pubblicare il primo romanzo?

È vero, la scrittura mi accompagna da molto tempo, è una parte di me. Forse sta proprio in questo la ragione di un esordio così posticipato: ho sempre scritto per necessità, vocazione, diletto. Un atto spontaneo che non avrei mai potuto trattenere. Ma ho sempre avvertito chiaramente la distinzione tra scrittura privata e professionale e non avevo mai contemplato la possibilità che i miei scritti uscissero dal privato. Mi sono dedicata ad altri obiettivi, ho studiato, lavorato, costruito una famiglia. Poi, ad un certo punto, ho deciso di aprire quel capitolo. Sapevo che prima o poi sarebbe capitato, l’occasione è giunta grazie al concorso di Argentodorato editore, ho assaporato quel tipo di soddisfazione ed ho proseguito su quella strada, impegnandomi al massimo per quell’obiettivo.

Quale libro ha sul comodino oggi e a chi si ispira?

Sul comodino ho sempre una coda di lettura piuttosto lunga ed eterogenea e spesso ho più di un volume iniziato, mi piace leggere più libri contemporaneamente, è un esercizio interessante e mi permette di variare a seconda del momento della giornata. Al momento ho due letture “in corso” un libro sulla storia del rock -la musica è un’altra mia grande passione- e un giallo di Joёl Dicker “L’enigma della camera 622”, ma leggo e soprattutto rileggo anche molti classici. Di recente ho ripescato “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Lolita” di Nabokov. Quest’ultimo grazie al bookclub della mia casa editrice, una bella occasione di confronto e scambio con altri autori e appassionati di letteratura.

Intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo