La scrittrice Selene Pascasi ci presenta A un ricordo da te

Ciao Selene, ben trovata. Quando hai iniziato a scrivere poesie?

 Ciao e grazie per lo spazio dedicato. La scrittura è cresciuta con me. Quello con la poesia, ma in generale con la scrittura, è un legame innato. Ho scritto poesie fin da bambina quando annotavo su fogli sparsi i miei pensieri che, ovviamente acerbi, erano comunque espressioni dei miei stati d’animo. Un groviglio di emozioni che mi vivevano dentro e che, pian piano, mi chiedevano forma e inchiostro. Così, vinta la barriera delle mie fragilità e del mio pudore, da qualche tempo ho trovato il coraggio di mettermi a nudo con i lettori e pubblicare poesie, romanzi, racconti.

 Puoi parlarci del titolo: “A un ricordo da te”?

Il titolo della mia ultima silloge edita da Scrivere Poesia di Pietro Fratta – casa editrice solidale e gratuita che destina almeno un terzo dei ricavati delle vendite delle proprie opere a Onlus nazionali (nel mio caso all’Airalzh per la ricerca sull’Alzheimer) – ne rispecchia il filo rosso: l’altalena della memoria che svanisce e torna. Ma nel mio libro riposa anche l’importanza degli attimi che aiutano a mantenere vivo il ricordo di chi ha saputo amarci davvero. Ecco che queste poesie sono dedicate a mio padre Silvio, cuore puro e caritatevole, ai malati che ci stanno lasciando o ci hanno lasciato e ai loro familiari e caregivers che ogni giorno li assistono lottando con loro. Nella raccolta, però, c’è anche l’insegnamento tratto dall’aver curato papà per anni: l’amore, quello vero, non dimentica e non si fa dimenticare. Resta eterno.

Qual e’ il ricordo piu’ bello della tua vita?

Tanti e nessuno. L’esistenza è un gioco estremo, dona e toglie, sorprende e annoia, parla e resta muta. Ecco che, ricordi belli ne ho – penso all’emozione che provo quando ascolto la mia canzone, che spero di far incidere presto, o al respiro corto che mi blocca il fiato quando vedo un video di mio padre ancora sano e felice, al sorriso di un vecchio sdentato che mi ringraziava per averlo aiutato a portare la spesa, allo scondinzolare di un cane che avevo accarezzato – ma quei ricordi, ora, mentre scrivo, li sento estranei, non mi appartengono più. Il dolore del lutto, e all’estremo il sogno di un futuro migliore, li hanno dissolti per fare tabula rasa sull’oggi. E, chissà, cosa scriverò domani sul foglio bianco del mio percorso.