L’uomo sulla strada: un thriller tra Eros e Thanatos

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L’uomo sulla strada è l’opera prima di Gianluca Mangiasciutti, con Lorenzo Richelmy, Aurora Giovinazzo e Astrid Casali.

Irene ha otto anni quando assiste, come unica testimone, alla morte del padre per mano di un pirata della strada che scappa via. Perseguitata dal senso di colpa per non riuscire a ricordare il volto dell’assassino diventa un’adolescente ribelle e introversa con l’ossessione di farsi giustizia.

Abbandona la scuola e trova lavoro nella fabbrica di proprietà del glaciale e affascinante Michele, proprio l’uomo che era al volante dell’auto. La ragazza sembra non riconoscerlo, al contrario di lui che invece non ha dubbi. Nonostante tutto, Michele, oggi uomo completamente diverso, prova da subito un forte istinto di protezione verso la ragazza, che ben presto si trasforma in amore. Irene, completamente all’oscuro, inizia ad aprirsi e confidarsi proprio con l’uomo a cui sta dando la caccia, mentre il cerchio si stringe inesorabile e i nodi cominciano a venire a galla.

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L’uomo sulla strada è una magistrale metafora sulla fatalità della vita, l’inquietudine del senso di colpa e il desiderio di vendetta che si intrecciano in un film raffinato, capace di evocare emozioni e sentimenti inizialmente inaspettati. Un thriller nel quale si conosce da subito l’assassino, ed è proprio questa consapevolezza a trasmettere l’elemento ansiogeno sul quale l’opera certamente punta.

Eros e Thanatos, amore e morte, amore che nasce proprio da una morte. Cambiamenti, ansia da cambiamento, odio che si tramuta in dolcezza. Fragilità e forza, forza che si fa fragilità. Opposti che si attraggono. Un film sui paradossi che si regge sulla credibilità psicologica dei personaggi, il tutto calato in un meccanismo narrativo coinvolgente e avvincente, ben portato in scena grazie ad una più che buona prova attoriale da parte degli interpreti e ad un’ottima regia di una storia che non ha paura di addentrarsi nella profondità e nelle contraddizioni dell’animo umano.

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L’atmosfera de L’uomo sulla strada è data inoltre da una fotografia fatta di chiaroscuri e penombra, perfettamente in sintonia con le tinte narrative del film, capace di seguire armonicamente il percorso emotivo di Irene e di Michele. La stessa colonna sonora è definibile come “rarefatta”, un contrappunto alla narrazione che ben sottolinea i passaggi salienti, le svolte, i pensieri e i dubbi dei protagonisti. Nonostante si svolga in provincia, i dettagli del film sono tutto tranne che provinciali, la cura nel prodotto si palesa fin da subito in ogni suo aspetto.

Unico neo: il finale, che farà probabilmente molto discutere gli spettatori, i quali potrebbero, in prima istanza, addirittura, ritenerlo poco plausibile. Tuttavia quasi certamente molti lo apprezzeranno, almeno per il coraggio e per il messaggio che vuole promuovere. In ogni caso, il film di Mangiasciutti lascerà sicuramente il segno.

 

 

Dario Bettati