Normale: quando la figlia fa il genitore

Normale è un lungometraggio diretto da Olivier Babinet, regista e sceneggiatore francese originario di Strasburgo, da sempre acclamato dalla critica grazie alle sue opere, che hanno oltretutto ottenuto candidature e importanti riconoscimenti.

Si tratta di una commedia drammatica interpretata da Benoit Poelvoorde, Justine Lacroix e Josep Rosè rispettivamente nei ruoli di William, Julie ed Etienne.

Tratto dall’opera Monster in the hall di David Greig e sceneggiato dal regista stesso insieme a Juliette Sales e Fabien Suarez, Normale punta i riflettori sul rapporto padre-figlia, nel quale Julie farà da genitore dopo l’avanzamento della malattia paterna. William, che vive appunto solo con la figlia quindicenne, ma che sembra non essere mai cresciuto veramente. Tra i due, infatti, l’uomo sembra l’adolescente: gioca ai videogame fino a tarda notte, mangia cibi tutt’altro che sani e lascia tutto in disordine, pulendo decisamente poco l’ambiente in cui si trova. Ma l’apparenza inganna: William è malato di sclerosi multipla e, più passano i giorni, più peggiora, motivo per cui Julie si deve prendere cura di lui.

La figlia ce la mette tutta, ma non basta. La scuola di Lucie, notando il suo andamento scolastico pessimo e il fatto che dorme in classe, decide di contattare un assistente sociale. L’equilibrio dei due, dunque, viene smontato con questa notizia che li fa entrare nel panico. Padre e figlia non si danno comunque per vinti e provano ad escogitare qualsiasi cosa, in modo che William possa superare questa visita e torni alla normalità. Come il titolo stesso suggerisce, allora, Normale intende attribuire ad una situazione dolorosa e di malattia una valenza di normalità. Accettare una malattia non è facile o scontato. William è tornato adolescente e parla con una donna online durante le sue sessioni di videogiochi. Vuole sentirsi di nuovo vivo e lo confessa, a malincuore, alla figlia. Normale, in conclusione, è molto profondo e adatto a tutti gli spettatori. Anche ai più sensibili.

 

 

Virginia Lepri