Rosa: Lunetta Savino verso una nuova vita

Una donna non più giovane e un importante lutto da superare. Un matrimonio ormai agli sgoccioli e una figlia in procinto di sposarsi. La vita di Rosa (interpretata da Lunetta Savino) sembra proprio essere arrivata a una svolta decisiva.

Questo è ciò che viene portato in scena nel lungometraggio Rosa, opera prima della regista Katja Colja. Un’operazione che, a dispetto di una trama lineare e dell’utilizzo di poche location, è tutt’altro che facile.

La maggiore difficoltà nella messa in scena, infatti, sta proprio nel rendere alla perfezione l’interiorità della protagonista stessa. E se Lunetta Savino, dal canto suo, è riuscita appieno a dare ulteriore prova del suo talento, Rosa, di fatto, non riesce a tenere nascosta qualche problematica. A partire dalla recitazione di alcuni interpreti secondari, che non può fare a meno di apparire troppo spesso forzata e, a tratti, teatrale.

Necessitando più che mai di una sceneggiatura di ferro, il film vede al proprio interno qualche chiaro momento di stanca, soprattutto per quanto riguarda la parte centrale dell’intera vicenda.

Poi, se da un lato la città di Trieste – location ideale che fa da crocevia tra due culture: quella italiana e quella slovena – rispecchia appieno i sentimenti della protagonista, perennemente divisa tra i ricordi del passato e la voglia di iniziare una nuova vita, la mancanza di un vero e proprio climax nei momenti di svolta decisivi fa perdere parecchi punti all’intero lavoro.

Eppure, nonostante tutto, bisogna riconoscere a Rosa un giusto e gradito respiro internazionale, per un risultato finale che riesce, a suo modo, a mantenere una propria identità senza sottostare eccessivamente ai dettami produttivi nostrani.

Un lavoro che, senza ombra di dubbio, rivela una certa capacità dietro la macchina da presa da parte della regista stessa, ma che, dall’altro canto, fa ben sperare per le sue prove future.

 

 

Marina Pavido