SPECIALE TEATRO: MARATONA SUL FEMMINICIDIO INTERVISTA A “SONIA BARBADORO”

I 12 SPETTACOLI della MARATONA

sul FEMMINICIDIO

DAL 7 AL 13 OTTOBRE 2013 al Teatro Lo Spazio

Testi/Inchiesta di Betta Cianchini

A cura di  Alessandro Machìa

 

Dodici storie differenti, ambientate in contesti sociali, culturali ed economici diversi. Dodici storie di donne, riviste e rappresentate con 12 tagli e prospettive differenti.

 

Oggi ne parliamo con Sonia Barbadoro l’attrice che debutterà il 7 ottobre con:

 

“Odiavo i crisantemi”

di Betta Cianchini

Con Sonia Barbadoro / A cura di Alessandro Machìa

 

Ciao Sonia benvenuta su Mondospettacolo come stai innanzitutto?

Ciao a tutti voi e grazie per l’accoglienza. Sto…come si sta prima di un debutto…agitata ma contenta!

Sonia sarai tu ad inaugurare questa maratona sul triste tema del femminicidio con “Odiavo i Crisantemi”. Come è nata la tua partecipazione a questo progetto?

Tutto nasce dalla collaborazione con Betta Cianchini, che ormai dura da circa tre anni. Questo è il terzo monologo che recito scritto da lei. Il primo, che   ha dato origine al tutto, è stato “Per Grazia Ricevuta”, col quale abbiamo vinto il premio DonnaMostraDonna e che ha portato al secondo monologo, “Post Partum” che ancora replichiamo. Entrambi i testi sono storie di madri, la prima addirittura è Maria, la madre di Gesù. E per non farmi mancare nulla nell’esplorazione del rapporto madre-figlio, Betta Cianchini, mi ha proposto di interpretare per questa occasione, un’altra madre ancora.

 

Parlami del personaggio che interpreti in “Odiavo i Crisantemi”

Tutti i personaggi di questa maratona teatrale, così come il mio, sono donne uccise da uomini, e da questa condizione, da un “non più in vita” parlano e si raccontano. Il mio personaggio è una madre uccisa dal figlio. La troviamo al suo funerale e di fronte alla sua bara e al suo assassino, prende piano piano contatto con la sua nuova “realtà”, in un continuo slittamento del piano temporale. Ora è nel presente, ora è nel passato, e le immagini della sua vita  si inanellano come flash per ricostruire la sequenza di cause ed effetti che hanno portato al tragico epilogo della sua vita. Il dialogo che si crea, nonostante la struttura del pezzo sia monologante, mostra un confronto crudo e risolutivo tra lei e il figlio, come se la morte permettesse il disvelamento di una verità fino a quel momento incompresa o inconfessata. Con il regista, Alessandro Machìa, abbiamo deciso di far muovere il personaggio in uno spazio scenico dislocato rispetto alla centralità consueta e di dare alla recitazione un impianto di immediatezza, facendo parlare il personaggio con un lieve accento veneto. Spesso il dialetto, più dell’italiano, consente di rendere le parole più vive, più dirette, più concrete, esaltandone maggiormente la drammaticità. E per un attrice come me, che ama sperimentarsi con dialetti diversi, è stato un invito a nozze!

Purtroppo sembra proprio che il nostro paese ha il triste primato o comunque è uno dei paesi industrializzati che ha un numero elevato di Femminicidi secondo te quale è la causa di questo fenomeno?

Eh, questa è una domanda alla quale non credo di saper dare una risposta esaustiva, una risposta che possa contenere le molteplici cause che stanno dietro a un fenomeno così complesso come il femminicidio. C’è la storia, che nei secoli ci racconta di un femminile soffocato, bistrattato, violentato e che ci consegna dunque una pesante eredità. C’è una mentalità, tutta nostra, che vede ancora una suddivisione dei ruoli netta su alcuni campi, magari ormai pochi, ma sottile e “pericolosa” su altri, soprattutto quelli che mettono in gioco le relazioni. E poi credo ci sia una grande crisi globale, dell’umanità tutta, al di là del genere, e che si palesa in vari modi.

La reazione a tutto ciò è spesso la paura. E forse sì, forse la paura è un fattore scatenante della violenza. Perché proprio dell’uomo sulla donna? Perché il nostro è decisamente ancora, speriamo per poco ancora, un mondo che tende a focalizzare il potere sull’uomo, chiedendo il mantenimento di posizioni, che mostrano chiaramente un limite, e di cui ormai siamo stanchi tutti. Uomini e donne.

 

Sonia, lancia un appello ai nostri lettori!!!

Vorrei invitare tutti i lettori, caldamente, a partecipare di questo evento, perché di questo si tratta, un evento non in senso mondano, ma culturale e sociale. Se il femminicidio è diventato un fenomeno vuol dire che è arrivato il momento di condividere, mettere in piazza, discutere, togliere attraverso le parole, il potere al silenzio. E l’arte, in questo caso quella teatrale, è un grande canale, un meraviglioso strumento, che permette di sentire e vivere attraverso una storia, la vita di chi non conosciamo ma che, comprendendola, possiamo indirettamente aiutare a migliorare. La consapevolezza è una enorme ancora di salvezza in questo nostro tempo. Venite, venite venite! Vi aspettiamo con gioia!

Sonia ti ringrazio per avermi concesso questa intervista. Io e la mia redazione ti auguriamo un grande in bocca al lupo per il tuo debutto o meglio ancora come si dice in gergo teatrale “Tanta Merda”.

Grazie a voi, davvero!

Sonia

Alex Cunsolo