Stasera in tv Casotto di Sergio Citti

Stasera in tv su Cine34 alle 23,30 Casotto, un film del 1977, diretto da Sergio Citti, con Ugo Tognazzi, Gigi Proietti, Franco Citti, Catherine Deneuve, Mariangela Melato, Michele Placido, Paolo Stoppa, Ninetto Davoli e una giovanissima Jodie Foster. La sceneggiatura è di Vincenzo Cerami e Sergio Citti, la fotografia di Tonino Delli Colli, il montaggio di Nino Baragli, la scenografia di Dante Ferretti e le musiche di Gianni Mazza. Sergio Citti, alla sua terza regia dopo le collaborazioni con Pier Paolo Pasolini, propone uno spaccato, tutt’altro che roseo, di umanità e di comportamenti. Per il ruolo di Alfredo Cerquetti era stato inizialmente scelto Marcello Mastroianni, che fu poi sostituito da Ugo Tognazzi, mentre la giovanissima Jodie Foster allora quindicenne, fu scelta per il ruolo di Teresina Fedeli, cugina di Vincenzino interpretato da Michele Placido. Il produttore cinematografico Gianfranco Piccioli, durante un’intervista del 2010 dichiarò che nessuno degli attori venne pagato all’epoca, l’unica che ricevette un compenso in denaro fu la Foster, mentre all’attrice francese Catherine Deneuve venne regalato dallo stesso un anello di Bulgari che fu poi andato perso, durante la scena in cui quest’ultima tira un ceffone a Gigi Proietti. Le località scelte per il film sono state il litorale di Ostia (Roma), il comune di Campello sul Clitunno nel fiume di Clitunno (Perugia), il Parco regionale Valle del Treja (Lazio) e negli studi di De Paolis Studios (Lazio).

Trama
In una cabina collettiva a Ostia, una domenica d’agosto, sfilano molti personaggi: le componenti di una squadra di pallacanestro, due soldati culturisti, due benzinai con le loro ragazze, un sacerdote che nasconde un grosso segreto, due nonni con nipote incinta, due donne in lite con l’assicurazione, una coppia che vuole consumare il primo rapporto d’amore. Non va bene quasi a nessuno.

“Con Casotto Sergio Citti demolisce la commedia balneare in voga nel cinema italiano già dai primi anni 50, non mancando di far riferimento alla nostra commedia classica, quella del dopoguerra, dove tra i temi ricorreva spesso quello della fame, quella atavica, dettata dalla carenza di cibo, di soldi, di benessere, due filoni del nostro cinema qui ripresi e, soprattutto per quel che riguarda il versante vacanziero, spogliati da ogni romanticismo per essere catapultati nel cinismo, nei modi rozzi, nell’opportunismo e tra le basse voglie di un’umanità sempre avida di qualcosa, incline al materiale e a diversi tipi di egoismo. Questa povertà, di risorse, di cultura, di eleganza e di valori, viene sottolineata da un’altrettanta povertà di mezzi nella messa in scena; Casotto è un film balneare che può permettersi di non mostrare mai il mare, lo vediamo solo nella prima ripresa, una panoramica a 360° su una spiaggia squallida e poco curata, poi la camera entrerà nel casotto numero 19 (una cabina collettiva dove i bagnanti possono andare a cambiarsi) senza uscirne praticamente mai, con sguardi sull’esterno solo attraverso l’uscio di questo casotto che, come fatto notare da più critici già all’epoca, è parola che indica anche la gran confusione generata da questa strana accozzaglia di tipi umani. Nelle intenzioni di Citti, come lui stesso dichiarò rilasciando un’intervista alla stampa, c’era quella di raccontare qualche momento della vita di quelle persone che nelle altre commedie balneari stavano sullo sfondo, venivano inquadrate di sfuggita, entravano in una cabina senza dire mai una battuta, senza mai lasciare traccia di sé. Guardando Casotto lo spettatore può forse comprendere perché registi e sceneggiatori più pudici decisero di lasciare questi elementi ai margini delle loro narrazioni.

Citti invece non ha scrupoli, mostra tutta la volgarità del popolo, nella favella come nei pensieri e nelle azioni, non lesina sui nudi integrali mostrando grazie ma soprattutto brutture, di fisici poco eleganti, di uomini poco dotati, di mutazioni a due membri, di zone pubiche esageratamente rigogliose e che ora paiono così fuori moda, di culi flaccidi e via discorrendo, non si risparmia nemmeno sul versante alimentare, perché qui l’importante è lo scopo, riempire la pancia, grazia e buone maniere sono cose altre, che poco hanno a che vedere con la fame, e allora carni dilaniate, bocconi esagerati, ingordigia disturbante, il balletto del cocomero, fettine panate nascoste nelle mutande e poi addentate con gusto, una carrellata di piccoli orrori e meschinità a tratteggiare l’uomo, una descrizione per spunti, per momenti, che non ha uno sviluppo se non quello della giornata di mare con annessi secondi fini.

Tratteggio di un’umanità variamente disastrata in un interno, la camera si muove nel casotto dando il giusto spazio ai vari personaggi, su tutti si distinguono un grande Paolo Stoppa, il più elegante Tognazzi e l’accoppiata Citti/Proietti. Da segnalare la partecipazione straordinaria di Jodie Foster dopo il successo di Taxi Driver di Scorsese e quella “onirica” di Catherine Deneuve. Casotto è la lampante dimostrazione sul perché preferire la vacanza in montagna a quella al mare”
(Dario Lopez, loudd.it)

 

 

Luca Biscontini