The nun II: il ritorno della suora demoniaca

Il capitolo conclusivo (forse) della lunga e prolifica saga horror iniziata da James Wan con L’evocazioneThe conjuring (che tra spin off e prequel conta con questo nove film) non vede protagonisti gli iconici investigatori dell’occulto Warren; al centro di The nun II, infatti, ritroviamo la suor Irene che avevamo visto alle prese con il demone Valak nell’episodio precedente.

Con Michael Chaves al timone di regia, The nun II collega in modo chiaro e definitivo l’intero universo creato da Wan, e lo fa tramite un film girato sapientemente sia a livello strutturale che cinematografico.

Siamo nella Francia degli anni Cinquanta: il demone Valak, apparentemente sconfitto da suor Irene con l’aiuto del giramondo Maurice nel primo capitolo, torna ad uccidere nei panni della suora demoniaca e il Vaticano richiama la giovane ad investigare. Con lei l’amica ribelle suor Debra, che fugge dal convento per seguirla e aiutarla nella missione. Come su una scacchiera, Chaves posiziona le sue pedine: la Chiesa dove un prete viene arso vivo dalla nostra amichevole suora dagli occhi fiammeggianti sotto gli occhi di un giovane chierichetto, il convento in cui si è ritirata e vive una vita bucolica con le consorelle suor Irene, un antico monastero tramutato in collegio femminile, nel quale troviamo Maurice nelle vesti di tuttofare, una giovane e affascinante insegnante e ragazza madre e sua figlia Sophie. E dà inizio alla partita.

Le apparizioni della suora demoniaca sono sempre più inquietanti, gli omicidi d’effetto e venati di una certa dose di sadismo, mentre le indagini di suor Irene iniziano a far quadrare gli incastri, partendo dal suo ultimo confronto con la malvagia presenza e riportando alla luce finanche il martirio di Santa Lucia. Strutturalmente, Chaves dà al proprio film l’imprinting di un mosaico che mostra a poco a poco il suo vero volto fino alla mistica rivelazione finale. Non a caso, l’immagine più affascinante e inquietante al tempo stesso di The nun II è quella dell’edicola in cui decine di riviste si sfogliano da sole sino a formare l’immagine puzzle della suora demonica.

Dal punto di vista squisitamente fotografico si riesce a ricreare ottimamente la pacifica e rasserenante vita del convento e l’angosciante apparizione del demone con splendide immagini che vanno dal campo lungo al primo piano. Registicamente si trascina lo spettatore in un crescendo di suspense che non sempre conclude con l’orrore atteso, creando così un’atmosfera allarmante e allarmata per tutta la durata del film. The nun II tesse dunque una storia intrisa di attesa e disattesa, stimolando sottotraccia la paura sino all’esplosione dell’orrore e mirando all’essenziale. Tranne forse una: ogni morte ha un suo fil rouge ben definito che la protagonista scoprirà lungo il suo viaggio. Non una morte inutile, non un momento di stasi; il film scorre veloce fino alla sua conclusione, portando al top il suo bagaglio di genere. E il finale pirotecnico d’effetto conclude efficacemente la storia di un demone che ha attraversato, da protagonista o semplice ricordo, l’intera saga.

 

 

Michela Aloisi