Intervista a Rames con il nuovo singolo “Un giorno come un altro”

Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua di musica?

Il settore della musica è molto difficile, ma soprattutto è difficile riuscire a prevedere dove andrà, perché non è un settore ciclico; quindi, è costantemente in evoluzione e cambiamento. Ciò che però sappiamo è che il digitale ha cambiato le carte in tavola e lo streaming negli ultimi anni ha rivoluzionato tutto. Questi due punti sicuramente saranno fattori trainanti. Per quanto riguarda la mia di musica dovrà recarsi verso un aggiornamento, allontanarsi dalle sue origini, ma allo stesso tempo curare la parte “vincente” e migliorarla.

Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la tua musica chi sceglieresti? E perché?

Dovessi scegliere un artista tra i big sceglierei un artista che cavalca più generazioni: uno potrebbe essere J Ax, perché è più legato al genere da cui arrivo, ed è anche uno degli artisti più “storici” che mi ha portato in questo percorso.

Quali sono i tuoi piani più immediati?

Al momento ho diversi nuovi progetti in preproduzione sia video che audio. L’obbiettivo attuale è cercare di collocarli nel miglior modo possibile associandoli al giusto contesto, programmarne le uscite e aspettare di vedere dove ci porteranno e cosa ci faranno conoscere.

Quanto e importante per te internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e i selfie erano solo un’utopia o, meglio, proiettandosi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?

Internet nella musica è fondamentale, soprattutto per quanto riguarda la promozione, la divulgazione dei progetti e il rapporto che si ha tra i collaboratori e gli addetti ai lavori. Rispetto al passato internet ha sicuramente semplificato molte cose: ha “donato a tutti” la possibilità di farsi conoscere ed espandere la propria attività per mettersi in vetrina, però allo stesso tempo ha diviso e categorizzato gli artisti, proprio per questo motivo ha reso più difficile farsi conoscere se il progetto non oltrepassa certi livelli.

C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi e canti?

In passato forse avrei risposto di no, oggi in realtà tra la vita di tutti i giorni e gli impegni salvo se non voglio ascoltare qualcosa di specifico, l’unica musica che ascolto è in radio quando sono in macchina, questo fattore però mi aiuta molto quando siamo in fase di produzione, perché mi fa subito rendere conto se ciò che stiamo facendo è orecchiabile o no.

Tanta musica sulle spalle, Palchi e sudore in onore alla dea musica. Con la tua esperienza e la concezione raggiunta della tua musica, cosa consiglieresti ha dei giovanissimi per intraprendere un percorso artistico e discografico?

Una delle principali cose che potrei suggerire è sicuramente di avere le idee super chiare di quello che andranno a fare, informarsi su come funziona l’industria musicale, formarsi e impostare il lavoro a step per valutare qualsiasi tipo di variazione in corso. Circondarsi di persone sane e che credono realmente al progetto. Questo ultimo punto è la parte più difficile ed è anche quella più fondamentale. Una frase (di Harry Leckstein) che mi disse un mio vecchio docente è:
“Il music business è come un fungo: è presente ovunque, ma si manifesta solo occasionalmente; dobbiamo imparare a leggerne le tracce”.

Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?

In primis voi della redazione di Mondo Spettacolo che mi avete dato lo spazio e l’opportunità di parlare dei miei progetti e del mio percorso, poi tutte le persone che hanno lavorato e che stanno collaborando per fare in modo che tutto questo sia possibile.