IL MONDO SOTTO UN CAPPELLO DI CARTA

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“Ma che bombardeno?” E’ notte ed un uomo anziano avanza barcollando e facendosi luce con una candela. E’ l’inizio de “Il cappello di carta” di Gianni Clementi (1999) autore contemporaneo romano, tra i più interessanti e rappresentati del momento : sono sue “Grisù, Giuseppe e Maria”, “La serva”, “I dolori del giovane Wertmuller”, “Per fortuna è una notte di luna”, Ben Hur”, “Ladro di razza”, “Una volta nella vita”, “L’ebreo”, “Finché vita non ci separi”, “Sugo finto”, “Le belle notti”. La pièce è portata in scena dalla compagna romana “Ad Hoc” (regia di Roberto Bendia) nell’ambito del 68° Festival di Arte Drammatica di Pesaro.
Siamo a Roma nel 1943. il sipario si apre su una giornata qualunque di una famiglia operaia che vive in un modesto appartamento della periferia capitolina. La vicenda che vi si narra, apparentemente privata, diviene una pagina di storia universale nel momento in cui si intreccia con i fatti che stravolsero Roma tra la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno di quell’anno: i bombardamenti di San Lorenzo ed i rastrellamenti del Ghetto. La famiglia è composta dai coniugi Camilla e Leone, dai loro due figli, Candido e Bianca, dal nonno Carlo (anziano ed autoritario, irriverente verso la mentalità bigotta dell’epoca) e dalla zia Anna, vedova ed in cerca di una sistemazione. Il cappello del titolo altro non è che il copricapo dei muratori: svolgeva infatti questo lavoro Carlo, lo svolge Leone, mentre si rifiuta di farlo Candido, che sogna una vita diversa.
I disagi della guerra e le inevitabili ristrettezze sono sopportate ed accettate con rassegnazione da tutti, allorché irrompe inaspettatamente nella storia un neonato, senza più famiglia a causa delle vicende belliche: viene raccolto amorevolmente e preso in cura da Camilla ed Anna, diventando alla fine la figura centrale ed il perno attorno a cui ruoterà in seguito l’intera famiglia, dando ad Anna (sola da 18 anni) un affetto ed un ruolo da tempo dimenticato. Firmata da Piero Papale, la scenografia, seppur minimal (una modesta cucina, con un lettino dove dorme Candido) evidenzia in ogni aspetto la condizione d’indigenza dei protagonisti della vicenda. Le ripetute musiche dell’epoca hanno il merito di arricchire lo spettacolo facendo da sfondo alla storia, assieme a voci roboanti, per certi versi inquietanti, che hanno sottolineato per anni la vita quotidiana degli italiani durante la seconda guerra. I personaggi si esprimono in un romanesco chiaro e comprensibile anche da chi romano non è: un linguaggio che recupera modi di dire appartenenti alla romanità dell’epoca. Il testo di Clementi si contraddistingue per l’umanità e regala tanti spunti di riflessione e di commozione: ci invita a non dimenticare, come spesso succede, la nostra storia.

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Nata nel 1977, la compagnia “Ad hoc” ha ricevuto ripetuti applausi, favoriti anche da frequenti attimi di buio per i cambi di scena. Non ci sono tempi morti. Molto applaudita è stata la verve di nonno Carlo (Gianni Uda) che -anticonformista come sempre- quando suona l’allarme per l’arrivo degli aerei alleati, preferisce non abbandonare il letto e continuare a dormire tranquillamente. Come riportano le note di scena, la Compagnia ha lavorato nel corso degli anni, sia nel teatro dialettale, sia in quello in lingua, collaborando, fra l’altro, con il famoso Nino Manfredi che l’ha diretta in due allestimenti.
Presieduto da Giovanni Paccapelo (direzione artistica di Christian Della Chiara), il G.A.D. presenta quest’anno otto compagnie in gara: il prossimo appuntamento vede sul palco del “Rossini” la compagnia “La Barcaccia” (Vr) con “Il feudatario” di Carlo Goldoni (2 ottobre). Sarà poi la volta del “Teatro Armathan” (Vr) con “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello (5 ottobre), del “Teatro Immagine” di Salzano (Ve) con “Il barbiere di Siviglia” di Benoit Roland e Roberto Zamengo (13 ottobre), della “Compagnia dell’Eclissi” (Sa) con “L’arte della commedia” di Eduardo De Filippo (16 ottobre) e della compagnia “Al Castello” di Foligno (Pg) con “Niente da dichiarare” di C.M. Hannequin e P. Veber (20 ottobre).
La rassegna si arricchirà di due spettacoli fuori concorso: il musical “Animali della fattoria” di A. Manini e S. Calabrese a cura della “Step” di Ancona (27 e 28 ottobre) e “Copenhagen” di Michael Frayn a cura del gruppo teatrale “La Betulla” di Nave (Bs) il 18 ottobre, per non dimenticare la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, avvenuta settant’anni fa (6 e 9 agosto 1945).

Paola Cecchini