Speciale Libri: Patrizia De Grazia ci racconta “Il silenzio delle Candele”

Amici di Mondospettacolo, oggi parleremo di libri e lo faremo in compagnia di Patrizia De Grazia, la giovanissima scrittrice del romanzo: “Il silenzio delle Candele”

Ciao Patrizia, benvenuta su Mondospettacolo e complimenti, come stai innanzitutto?

Ciao Alex. Io sto bene, grazie. E sono anche molto felice di essere qui con te su Mondospettacolo.

Tu sei giovanissima, 17 anni giusto? Eppure hai già la passione per la scrittura, ma quando è nata questa tua voglia di raccontare scrivendo?

Giusto, ne ho compiuti 17 qualche mese fa. A dire il vero è partito tutto quando ero molto piccola; mamma ci teneva che io leggessi e scrivessi molto allo scopo di migliorare il mio vocabolario e diventare più fluida nell’espressione scritta e orale. Mi faceva scrivere temi e piccoli racconti, che successivamente lei leggeva a voce alta e correggeva, rimproverandomi gli strafalcioni grammaticali. Mi dava anche un punteggio qualche volta, sempre alto, per farmi capire che le era piaciuto, era come una specie di gioco. Poi, quando sono cresciuta, ho cominciato a tenere dei diari per conto mio e a scrivere brevi storie su qualsiasi cosa mi venisse in mente… non avevo un vero e proprio quaderno su cui scriverle, per cui utilizzavo degli anonimi fogli bianchi che, puntualmente, finivano dentro qualche cassetto polveroso per poi essere lasciati lì e dimenticati. Ogni tanto ne ritrovo ancora qualcuno, sperso nei meandri disordinatissimi della mia stanza.

Alla fine, un anno e mezzo fa, sul treno per Torino, cominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi sarebbe diventato il capitolo d’inizio del mio romanzo.

In tutta sincerità, non avrei mai pensato di essere in grado di dare vita ad un intero libro, era qualcosa che non avevo mai fatto prima, un obbiettivo che consideravo decisamente al di fuori della mia portata. Poi però, rileggendo ciò che avevo scritto in treno, mi dissi che forse, se tutti quegli autori che mi piacevano tanto avevano avuto qualcosa da raccontare, magari avrei potuto riuscirci anch’io, con un po’ di impegno. E quindi eccoci qui.

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Fra pochi giorni uscirà nelle migliori librerie d’Italia il tuo romanzo “Il Silenzio delle Candele”, di cosa si tratta raccontami un po’

Certo. “Il Silenzio delle Candele” è il filo di due storie che si intrecciano: quella di Clara e quella di Beatrice. Si tratta più che altro di un gioco continuo tra il passato e il presente di una e dell’altra, mentre si incamminano fianco a fianco alla ricerca della felicità.

Clara è una brillante studentessa diciassettenne con una spiccata passione per la scienza. Vive insieme alla sorella maggiore Lisa, sua tutrice legale dal giorno della morte di entrambi i loro genitori, avvenuta a seguito di un terribile incidente risalente a quattro anni prima.

Beatrice, invece, è appena poco più grande di Clara e la sua vita è segnata dall’incubo infernale della prostituzione, unica via d’uscita per riuscire a mantenere la figlia Aurora, di soli cinque anni, alla quale dedica ogni pensiero, scelta e minuto del proprio tempo.

La profonda amicizia che nasce tra le due, sarà l’inizio di un legame che porterà entrambe a compiere un viaggio all’interno di loro stesse, ritrovando il coraggio di affrontare il passato e la forza di guardare dritto negli occhi la paura che le aveva tenute prigioniere per tanti anni.

Che cosa ti aspetti dalla tua prima pubblicazione? E a quale tipo di pubblico credi sia maggiormente adatta la lettura del tuo Romanzo?

In realtà non so davvero che cosa aspettarmi. Mai avrei pensato che la mia editrice mi chiamasse una settimana dopo il nostro primo colloquio per dirmi di essere pienamente intenzionata a pubblicare il mio romanzo, così come mai avrei creduto di poter ottenere uno spazio tutto per me al Salone del Libro di quest’anno… ragion per cui, per il momento, ho deciso di lasciare da parte le aspettative, godendomi a pieno l’euforia di un sogno meraviglioso che sta per realizzarsi e sperando con tutto il cuore che le persone possano trarre qualche bella emozione da ciò che ho scritto.

Parlando del pubblico a cui “Il Silenzio delle Candele” è dedicato, mi limito a dire che dipende molto dalla concezione che ogni individuo ha della vita. Conosco ragazzi di diciassette anni che valgono più di molti professori plurilaureati e gente decisamente avanti con l’età, vuota e superficiale da far venire i brividi.

Questo romanzo non è stato scritto per un’età, questo romanzo è stato scritto per delle persone. E se anche soltanto una di queste persone, coglierà il messaggio di speranza che c’è dietro ogni parola di questo romanzo, allora potrò ritenermi più che felice e soddisfatta.

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Come dicevamo prima sei giovanissima, eppure hai già una grandissima capacità analitica, cosa pensi del nostro paese e come si vivono secondo te i 17 anni in Italia nel 2016?

Io amo il nostro Paese. L’Italia è un tassello estremamente importante all’interno della mia vita, l’unico posto che, nonostante il mio immenso amore per i viaggi, non potrò mai smettere di chiamare “casa”. Abbiamo moltissimi problemi, è vero, a partire dalla scuola pubblica e la sanità, argomenti che mi toccano piuttosto da vicino, i nostri monumenti vanno in pezzi e ci sono talmente tante divisioni interne, che a volte faccio davvero fatica a considerarci come un unico Paese. Ma ci terrei a precisare che non siamo assolutamente gli unici, né tantomeno quelli messi nelle peggio condizioni. Parliamo di scuola? Ebbene, dopo aver vissuto per quattro mesi a Madrid ed aver frequentato per altrettanto tempo un liceo locale, posso dire in tutta onestà che trascorrere sei ore al giorno in compagnia di altri quaranta ragazzi, tra i 18 e i 23 anni (causa ripetute bocciature) e studiare rigorosamente a memoria pagine e pagine di letteratura, suggerisce che la preparazione italiana sia tutt’altro che scarsa. Parliamo di igiene? In Cina, dove ho passato qualche settimana la scorsa estate presso un’università locale di Shanghai, è pericoloso bere l’acqua del lavandino, motivo per cui ci sentivamo più sicuri a ricorrere all’acqua in bottiglia perfino per lavarci i denti. Parliamo di sanità? D’accordo, le nostre strutture lasciano estremamente a desiderare, eppure negli Stati Uniti, emblema di perfezione e libertà, la sanità si paga e chi non può permetterselo… beh, si arrangia. Inoltre, non tutti sono al corrente dell’innumerevole numero di primati che deteniamo a livello sanitario; nel 2013, ad esempio, il Centro Trapianto di fegato della città di Torino ha ampiamente scavalcato i record europei per trapianti eseguiti e per il successo ottenuto. Con tutto questo non voglio assolutamente negare che ci sia un estremo bisogno di cambiare le cose: certo che questa necessità esiste. Ma se mi viene chiesto che cosa penso del nostro Paese, ecco che la mia risposta non può che essere: siamo uno stato meraviglioso con una storia unica, una cultura letteraria e artistica invidiata dal mondo intero ed un potenziale mastodontico… potenziale che purtroppo però stiamo tutti, chi più chi meno, dimenticando di possedere.

Per quanto riguarda invece i ragazzi della mia età nel 2016, posso soltanto dire che non sono assolutamente d’accordo con l’idea (spaventosamente stereotipata) del tipico adolescente costantemente attaccato al cellulare, per nulla in grado di sviluppare un pensiero o formulare una frase che contenga dei congiuntivi coniugati. Io ho diciassette anni e ho scritto un romanzo, una delle mie migliori amiche ha diciassette anni ed è campionessa italiana di ciclismo su pista, l’altra ha diciassette anni ed ha appena vinto un concorso di talenti in lingua cinese. C’è chi è interessato allo sport, chi alla lettura, chi al cinema, alla musica o al teatro e sì, esistono anche quelli che danno fuoco ai cassonetti dell’immondizia e che passano tutta la giornata attaccati ai video giochi.

Viviamo consapevoli di stare Vivendo, questo è il bello di avere diciassette anni, e cerchiamo di tradurre la nostra energia in passione per qualcosa. Ecco come viviamo.

Patrizia, la nostra intervista termina qui, ma prima di chiudere vuoi ringraziare qualcuno in particolare che ha contribuito alla realizzazione del tuo progetto editoriale?

Assolutamente sì, devo un ringraziamento speciale alle mie insegnati per aver fatto il tifo per me fin dal primissimo momento, a Dafne, per essere stata un po’ la mia musa ispiratrice e, soprattutto, a mio fratello Stefano, per essere stato il miglior maestro di vita che potessi avere.

Grazie infinite, Alex, per questa intervista.

Alex Cunsolo

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