3 Spike Lee Joints: Fa’ la cosa giusta, Clockers e Il sangue di Cristo in un unico cofanetto blu-ray

Portabandiera per eccellenza del cinema afroamericano, Spike Lee è sempre stato un autore che ha saputo mettere “nero su bianco” quando si è trattato di parlare dell’animo razzista statunitense.

Un cineasta artefice di veri e propri classici della Settima arte e cui Koch Media rende omaggio attraverso il cofanetto blu-ray 3 Spike Lee Joints, che racchiude al proprio interno i dischi in alta definizione (in tre diverse custodie amaray) di Fa’ la cosa giusta, Clockers e Il sangue di Cristo.

Datato 1989, il primo è un dramma che lo ha portato a farsi conoscere dal grande pubblico quando alle spalle aveva soltanto Lola Darling e School daze.

Un film spartiacque atto a descrivere la vita nei ghetti newyorkesi attraverso la storia di un gruppo di persone facenti parte della comunità di colore di Bedford-Stuyvesant, a Brooklyn, alle prese con la tensione e le numerose vicende che si intrecciano in quel microcosmo piccolo ma vario, mai abbastanza compreso dai bianchi che lo bazzicano.

E sono i battibecchi tra il pizzaiolo italoamericano Sal (Danny Aiello) e Mookie (Lee stesso) a dare conferma di tale piaga, generando una vera e propria ribellione di massa destinata a sfociare in una caotica rivoluzione che toccherà le menti di chiunque.

Al servizio di una pellicola che, nonostante i trent’anni trascorsi, riesce ancora oggi a coinvolgere grazie alla sensibilità e alla cattiveria tirate in ballo nell’esporre alcuni gerghi e termini lessicali, in mezzo a scontri razziali che racchiudono una rassegnazione totale nel voler comprendere cosa si celi nell’odio di determinate persone. Con un cast di prim’ordine comprendente John Turturro, Giancarlo Esposito, Ossie Davis, Ruby Dee, Rosie Perez, Samuel L. Jackson e John Savage, si guadagnò due nomination agli Oscar (miglior attore non protagonista per Aiello e miglior sceneggiatore per Lee stesso).

Risalente al 1995, invece, Clockers prende le mosse da un libro di Richard Price (anche sceneggiatore del film insieme al regista) per tirare in ballo Ronald ‘Strike’ Dunhm (Mekhi Phifer), giovane spacciatore di colore abitante a Brooklyn che vede il proprio fratello Victor (Isaiah Washington), lavoratore e padre di famiglia, essere accusato dell’omicidio di un gestore di fast food.

Una faccenda che non convince affatto Strike, convinto della sua innocenza come anche alcuni uomini di legge; tanto che i detective Rocco Klein (Harvey Keitel) e Larry Mazzilli (John Turturro) decidono di svolgere delle indagini che possano condurre alla verità.

Man mano che, girando attorno ad un plot rientrante nel filone investigativo, Lee conduce in fotogrammi la sua personale lotta contro le diversificazioni razziali mettendo nel contesto anche i pregiudizi tipici di determinate autorità. In mezzo a rapporti familiari e scontri verbali tra poliziotti e residenti dei ghetti, quindi, compie un ulteriore grande passo importante all’interno della sua filmografia, con l’amore dei cari che vince sempre sopra a tutto, a cominciare dall’odio per il prossimo.

Realizzato nel 2014, infine, Il sangue di Cristo è una rivisitazione del Ganja & Hess che, diretto nel 1973 da Bill Gunn, volle essere una metafora sul bisogno di sangue per riflettere sul concetto di dipendenza e di isolamento e sulla lotta ingaggiata dalla cultura dei neri per sopravvivere.

Un horror che prende qui il via da un antico pugnale proveniente dal realmente esistito impero Ashanti e che, finito nelle mani del benestante e colto antropologo Hess Greene (Stephen Tyrone Wlliams), lo rende immortale ed affetto da una insaziabile sete di liquido rosso.

Un horror messo in piedi ricorrendo al crowdfunding tramite Kickstarter (e pare che alla campagna abbia contribuito anche il collega Steven Soderbergh con diecimila dollari) e che, non privo di tocchi bizzarri (si pensi al lungo momento cantato), individua il proprio punto di forza nel realismo trapelante sia dagli amplessi con sanguinolenti uccisioni annesse che da una bollente sequenza di sesso saffico.

 

Mirko Lomuscio