Rudolf Nureyev è, ancora oggi, un’icona della danza classica e simbolo di un’epoca drammatica quale è stata quella della Guerra Fredda. In occasione delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, arriva sul grande schermo il film evento Nureyev, diretto da Jacqui e David Morris.
Un film che ripercorre la vita straordinaria del ballerino: dalle umili origini alla scuola di Leningrado, dalla relazione con l’amata compagna di ballo, Margot Fonteyn, la più famosa Prima Ballerina del Royal Ballet, ai palcoscenici più prestigiosi di Londra e Milano. Seguono la rocambolesca fuga in Occidente e il conseguente scandalo.
Il lungometraggio ben delinea il quadro storico e sociale di quegli anni: imperversa la Guerra Fredda e l’Unione Sovietica cerca la supremazia sugli Stati Uniti non solo nel campo militare e tecnologico, ma anche su quello culturale. Nureyev diventa così, suo malgrado, emblema di una Super Potenza che vuole gridare al mondo il proprio talento artistico e storico.
Molto il materiale utilizzato: testimonianze dei suoi colleghi e amici, le interviste, le feste con Liza Minnelli e allo Studio 54 di New York, alcune sequenze di balletti.
L’obiettivo dei registi è quello di celebrare l’artista più che l’uomo. Così, molta luce e voce viene data al suo innegabile talento, al suo sguardo magnetico e imperscrutabile, al suo fisico perfetto, alle sue movenze eleganti. Dell’uomo poco traspare, dei suoi incubi, dei suoi sogni o dei suoi sacrifici.
Dalla gelida Transiberia alle feste esclusive di Hollywood, Nureyev è stato sempre in un equilibrio precario e complesso, combattuto tra la rigida educazione sovietica e lo sfarzo abbagliante dell’opulento Occidente.
Lo stesso sviluppo narrativo intervallato da frasi e interventi danzanti, tra siparietti storici e interviste estrapolate, risulta, spesso, difficoltoso e fuorviante.
Rudolf Nureyev è stato uno dei più grandi ballerini del secolo scorso e ha rivoluzionato il mondo della danza divenendo un simbolo della cultura pop.
Nureyev vuole essere un tributo al suo talento artistico, senza, però, approfondire l’aspetto più umano del mito.
Anastasia Mazzia
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