Anthony Phillips: musica da salotto per la re-release di The Living Room Concert

Atmosfera intima e calda per le registrazioni di The Living Room Concert, la nuova re-release di Anthony Phillips presentata da Esoteric Recordings. Reduce dal grande successo di pubblico e critica del cd strumentale di inediti Strings of Light, stavolta il notissimo chitarrista e geniale mente musicale dei Genesis propone una registrazione realizzata per la serie di Us Radio Station Echoes nel 1993 e andata in onda all’epoca su ben centoventi emittenti statuntensi.

Il cd, remasterizzato, include tre bonus track non pubblicate nella precedente versione dell’album uscita nel 1995 e regala un’immagine panoramica del percorso musicale fino ad allora del brillante musicista britannico che qui suona la chitarra, il pianoforte e si cimenta alle vocals in particolare nel pezzo Which Way the Wind Blows. The Living Room Concert è un album raro e prezioso, che testimonia ulteriormente il grande talento di Phillips, qui in versione “da salotto”. Ne abbiamo parlato con lui per saperne di più di come avvennero le registrazioni di The Living Room Concert

 

The Living Room Concert è stato la tua prima registrazione live, quindi questo cd è prezioso anche per questa ragione. Cosa ricordi del fatto di esserti per la prima volta esibito dal vivo in radio?

Non direi che sia stata una cosa che mi ha reso incredibilmente nervoso ma, essendo un artista che aveva sofferto di panico da palcoscenico quando mi esibivo con il pubblico davanti e non avendo per l’appunto mai registrato live se non per pochi amici in modo intimo, ero un pochino teso. Ma ricordo che furono tutti molto carini e gentili, John che dirigeva la compagnia e la moglie Kimberly quindi l’ingegnere del suono Jeff. In generale gli americani tendono ad essere sempre molto rilassati, molto cool e quindi ti aiutano a non sentire la pressione. Mi hanno messo subito molto a mio agio. E’ chiaro che io fossi preoccupato ed ansioso all’idea di dover raggiungere perlomeno uno standard decente. Non posso dire di essermi sentito ultranervoso, però ero concentrato e avevo intenzione di fare del mio meglio. Pensavo comunque che i pezzi scelti per l’occasione fossero piuttosto buoni. E’ chiaro che più conosci i pezzi perchè li hai studiati e ti ci sei esercitato, più ti senti sicuro quando li devi suonare. E io mi sentivo ragionevolmente al sicuro.

 

E il risultato fu ottimo e molto apprezzato…

Alcuni pezzi ovviamente mi vennero meglio, altri meno. Tutto il concerto venne suonato in una piccolo soggiorno con un piano e una chitarra, sempre nella stessa stanza, in un ambiente molto intimo e molto domestico con un’atmosfera carina e molto calorosa. Il tutto grazie anche grazie alle persone che erano lì con me e che, come ti dicevo, sono state molto affettuose e gentili usando tutti i mezzi a disposizione per rendere questo concerto qualcosa di davvero speciale. Si vedeva che loro erano dalla mia parte e avevano conoscenza di quello che era stato il mio background. La mia apprensione era che qualcuno non si rendesse conto che io ero un musicista part-time, nel senso che passavo così tanto tempo a comporre musica per la televisione che chiaramente non potevo essere bravo e preparato come i musicisti che suonano dal vivo ogni giorno. Temevo che qualcuno, al momento in cui la musica veniva trasmessa in radio, sentisse la differenza rispetto alle performance di persone più esperte di me.

 

E’ stata questa la cosa che ti preoccupava di più?

Sì, questa è sempre un po’ una preoccupazione, anche se molti musicisti, a volte, quando devono suonare dal vivo non immaginano che tutto venga fuori perfetto, ma vogliono esibirsi comunque. Infatti i responsabili della radio mi persuasero che, anche se ci fosse stata qualche inesattezza nell’esecuzione, la cosa non avrebbe guastato proprio perchè l’obiettivo principale era trasmette qualcosa di spontaneo e intimo. Io mi feci convincere di questo, ma, effettivamente, ancora oggi non posso sapere se magari ci sia stato qualcuno che all’ascolto abbia pensato che il materiale fosse suonato in modo un po’ troppo grezzo. Ovviamente, per i miei fans più affezionati il problema non è esistito, ma, per quanto riguarda gli altri… è stato un piccolo rischio, credo però che si sia trattato di un rischio calcolato. In linea di massima ho pensato che l’idea del Living Room Concert fosse molto interessante e stimolante e che, comunque, la maggior parte di quelli che mi seguivano l’avrebbero assolutamente apprezzata.

 

Hai menzionato delle tue occasionali vocals, per esempio nella canzone Which Way the Wind Blows. Non essendo un cantante puro, sei completamente soddisfatto della tua performance?

Io non sarò mai completamente soddisfatto. Avrebbe potuto risultare meglio, ma la qualità era comunque sufficiente per accontentarsi. Ma lo ripeto, in questo tipo di concerti anche le piccole imperfezioni riguardanti le esibizioni vocali erano superficiali e non avevano troppo peso. Senza contare che il pubblico in certe occasioni non li nota nemmeno certi particolari, sono i musicisti, invece, ad essere supercritici. Io mi allineo a ciò che pensa la mia audience e devo dire che tutti hanno pensato che questa performance fosse okay.

 

Un’altra track molto interessante è Henry: Portraits from Tudor Times. Cosa ci dici di questo pezzo?

Questo è un pezzo dei miei inizi, che scrissi subito dopo aver lasciato i Genesis, quando avevo soltanto diciotto anni. Studiai molto bene a scuola quel periodo storico. Ci sono stati così tanti libri e film scritti su questo periodo che ho imparato molto bene e del quale ho conoscenze certe, i tempi della Riforma Protestante con Enrico VIII. Il pezzo musicalmente è relativamente facile e venne composto con due chitarre. Ricordo che fu abbastanza difficile cercare di essere selettivi, decidere in quale modo eseguire quella parte o quell’altra. La maggior parte del pezzo l’ho scritta io da solo e alcune parti minori insieme a Mike Rutherford. Nell’insieme un pezzo pratico da eseguire.

 

Questo cd contiene anche tre brani inediti che furono registrati per l’originale broadcast, ma non inclusi prima e che tu hai inserito. Un particolare che rende questa re-release ancora più interessante…

Il mio parere è che, se devi pubblicare una re-release, puoi fare il remastered e il repackaging, ma è importante dare alle persone qualcosa di extra che sia davvero valido. Il mio amico Steve Hackett parla sempre del fatto che troppo spesso circolano vecchi demo o live bootleg di scarsa qualità. Io sono ben lontano dal pensare di aver sempre pubblicato della musica perfetta, ma in linea di massima ho cercato di proporre sempre cose che avessero della sostanza. In questo caso tre canzoni è una addizione considerevole. Ora la domanda è piuttosto se la registrazione di queste tre canzoni abbia uno standard qualitativo accettabile, ma lascio questa decisione ai miei ascoltatori. I loro sono i migliori giudizi e io spero che siano positivi.

 

Il tuo più recente cd di inediti, Strings of Light, si è guadagnato delle recensioni davvero brillanti. Ti aspettavi un’affermazione del genere? Di sicuro è un lavoro molto diverso rispetto a The Living Concert

Ovviamente si tratta di materiale molto diverso che proviene da periodi diversi, degli anni Settanta e degli ‘Ottanta, quello di The Living Concert, mentre Strings of Light, con poche eccezioni, è composto da materiale che risale al massimo a cinque anni fa. Così parliamo di un incredibile numero di anni che separa questi due album e la loro musica. C’è comunque da dire che sono pochi i compositori che nel tempo abbiano cambiato in maniera molto decisa il loro stile o si siano approcciati a cose molto diverse. Quindi diciamo che lo stile musicale dei due dischi ha delle similitudini e chi li ascolterà entrambi penserà che non siano incredibilmente diversi, ma alcune differenze, ovviamente, ci sono. Il lavoro di Strings of Light è più maturo e più rifinito dal punto di vista tecnico, però di certo ha un link con la mia carriera passata. Quando ascolti The Living Room Concert forse puoi dirti: ‘Ah, ecco da dove viene Strings of Light, ecco come sono stati sviluppati alcuni di quegli spunti’. Posso dire che Strings of Light è il proseguimento di un percorso fatto dallo stesso autore, quindi ci sono ispirazioni differenti ma sviluppate in modo piuttosto simile.

 

Susanna Marinelli