I limoni d’inverno: il Christian De Sica malinconico

I limoni d’inverno di Caterina Carone è un film malinconico ed intenso sulla solitudine e la malattia, interpretato da un inconsueto e lancinante Christian De Sica e una bravissima Teresa Saponangelo.

Pietro Lorenzi, ex insegnante, sta scrivendo un libro, forse l’ultimo; nel terrazzo di fronte si trasferiscono Eleonora e Luca. Tra Pietro ed Eleonora, in mezzo ad un consiglio di giardinaggio e uno di cucina, nasce un’amicizia importante, che allevierà le solitudini di entrambi; ma il destino è in agguato e non fa sconti.

Se pure il film si mantiene sul filo della leggerezza e della commedia, grazie anche ai due ottimi interpreti e ai loro comprimari, tra cui spicca Luca Lionello nel ruolo di Domenico, fratello di Pietro, un dolore nascosto pesa sul cuore di entrambi; a poco a poco, troveranno l’uno nell’altro un confidente e amico che lenirà le solitudini inespresse e darà loro la forza per prendere in mano la propria vita e cercare di essere felici. Lo sguardo della regista si sofferma su una Roma patinata, elegante e di classe, con una fotografia che ritrae scorci e panorami di una città che nella vita quotidiana odierna è quasi irriconoscibile, sommersa da traffico e spazzatura. La splendida vista dalle terrazze di Pietro ed Eleonora, il bar del quartiere dove tutti si conoscono neanche fosse un piccolo paesino a sé stante, il locale all’aperto dove si balla, tutto riporta alla memoria del cuore la Roma bella e gentile che si sta perdendo nel tempo.

Con una scenografia naturale del genere anche i due protagonisti sembrano appartenere ad un altro mondo, reale, concreto, dove fare amicizia con il proprio vicino di casa – o di terrazza – era la cosa più spontanea che ci fosse e il virtuale sembrava distante anni luce. De Sica dallo sguardo malinconico e una Saponangelo inizialmente irresoluta che acquista forza ed energia da questa singolare amicizia sono il cuore del film della Carone: interpreti straordinari, alternano leggerezza e profondità coinvolgendo lo spettatore, divertendolo, commuovendolo, facendolo riflettere su quella che è forse la malattia più devastante dei nostri tempi, perchè ruba poco alla volta i ricordi di chi ne è colpito.

I limoni d’inverno è intriso, come già accennato, della malinconia che, come cantava Riccardo Fogli, “è quello che ti resta quando il mondo non ti basta”. A Pietro ed Eleonora, anime inappagate, la propria realtà dorata sta stretta, entrambi sentono dentro un vuoto che non sanno come colmare. Parafrasava ancora Fogli: “ed è malinconia, ti segue per la via, ti lascia dopo un’ora ma tu sai che torna ancora”; a meno che non accada qualcosa che cambi le carte in tavola. Come l’amicizia nata su due terrazze adiacenti, che porterà Pietro a finire il suo libro prima che la malattia prenda il sopravvento ed Eleonora a capire che non è mai troppo tardi per ricominciare a vivere. Perchè la malinconia “con sé ti porta via, è un treno un po’ incantato che prendi solo se hai sbagliato”… ma agli errori si può riparare.

 

 

Michela Aloisi