In scena Una vita nel teatro, ovvero Duccio Camerini e l’essenza di essere attore

In scena dal 3 al 7 Gennaio 2023 al Teatro OFF/OFF di via Giulia a Roma, Una vita nel teatro del grande drammaturgo David Mamet (nella traduzione di Roberto Buffagni e con la regia di Duccio Camerini) coglie l’essenza dell’essere attore e la mette a nudo con pennellate sapienti. Dosando scene di prove e backstage che mostrano due attori a confronto nel tempo.

Tempo a favore per uno. Tempo che si inoltra sempre più sul viale del tramonto per l’altro.

Il carismatico Camerini interpreta Robert, un attore di teatro ormai anziano ma ancora un leone sul palco. Uno che ha passato “una vita nel teatro”, mentre il bravo Edoardo Sani è l’attor giovane, agli inizi, che si fa pian piano strada in questo difficile mondo.

Tra metateatro ed educazione teatrale (non dissimile da quella sentimentale), scene di opere classiche e moderne, riti apotropaici tipici dei teatranti, la valigia dell’attore che viene portata dentro e fuori scena dai due “factotum” della compagnia (Marcello La Bella e Lorenzo Rossi, quest’ultimo sostituito nello spettacolo del 5 Gennaio da Francesco Di Cesare), così come gli altri oggetti delle scenografie. In cambi a scena aperta precisi e funzionali al mostrare a chi non lo vive, per lavoro o per passione, il dietro le quinte, i due attori si misurano, si confrontano, prima studente e Maestro, poi attore affermato e vecchia gloria ormai appassita, in una sorta di diarchia che muta spettacolo dopo spettacolo sino al definitivo spegnimento delle luci.

Un serrato scambio di battute che inizia dietro le quinte e continua in scena, senza soluzione di continuità, come i due rebbi del diapason che, vibrando insieme, danno un’unica nota, il la; così anche quando l’anziano Robert si nasconde giù in platea, al buio, ad osservare il giovane John declamare con enfasi il monologo dell’Enrico IV per poi unirsi a lui in un monologo a due. Questo è uno dei due intensi momenti in antitesi, in cui i due attori si osservano a vicenda. Nell’altro è John a trovare Robert sul palco, solo, nel teatro vuoto, a ringraziare ancora una volta un pubblico che ormai non c’è più. Perché il pubblico, gli applausi, per un attore sono linfa vitale, che lo sostiene fino all’ultima battuta del copione.

Ma chi è l’attore? È colui che dà voce all’anima vivente dell’essere umano; un esploratore dell’anima, che interpreta un ruolo per renderla visibile al suo pubblico. Camerini mette la sua di anima, il suo talento sempreverde di attore, nel mostrare l’amore per il teatro dell’anziano Robert anche quando la parabola si fa discendente, con un pizzico di invidia per i provini riusciti e la carriera nascente del giovane John e l’astio per i critici. Che, per dirla con Branduardi, “guardano il dito e non vedono la luna”, lontani anni luce dall’essenza e dalla magia del teatro, dall’alchimia che si crea su un palco quando in platea si spengono le luci e la quarta parete si alza, creando un mondo fuori dal mondo, un luogo dove tutto è possibile e tutto è vero fino agli applausi conclusivi.

 

Michela Aloisi