Intervista alla cantautrice Erika Giannusa con il suo nuovo singolo “Respiri profondi”

Ciao Erika, presentati ai nostri lettori.

Sono Erika Giannusa e sono una musicista, pianista, cantante, cantautrice, compositrice palermitana. Inizio ufficialmente il mio percorso musicale ad 8 anni, quando dimostro precocemente una grande propensione per il canto, cantando nel coro della scuola elementare e poi arrivando prima in graduatoria all’audizione per il Coro di Voci Bianche del Conservatorio di Palermo, con il quale successivamente avrei fatto la mia prima tournée all’età di 12 anni, in un viaggio tra Roma, Milano e Mosca. Inizio a studiare pianoforte classico sempre ad otto anni privatamente, e dopo varie vicissitudini, riesco a trovarne un maestro privato che mi prepari in tempo per l’ammissione in pianoforte al Conservatorio. Vengo ammessa al corso di pianoforte principale classico al Conservatorio di Palermo, dove mi laureo nel 2015. Studio canto lirico a partire dai 14 anni privatamente e settimanalmente, impostando le basi della tecnica vocale che mi servirà poi anche come base di partenza nel canto leggero, che ho studiato dapprima da autodidatta e poi attraverso i corsi di Cheryl Porter. A 18 anni inizio a studiare Composizione al conservatorio di Palermo, e completo gli studi ad Udine nel 2018 dove nel 2015 mi sono trasferita alla ricerca di nuove possibilità di perfezionamento musicale e solo in seguito lavorative. In quegli stessi anni, viaggiai all’estero in Germania e poi in Austria come neolaureata pianista e compositrice ospite, rispettivamente al PH di Friburgo e poi al Jam music lab di Vienna. Recentemente sono stata a Bruxelles, sempre come pianista ospite ma ho avuto anche la possibilità di esibirmi anche nella grandissima Basilique di Kokelberg come cantante. La curiosità per la canzone leggera nasce durante gli studi di composizione, perché mi sembrava un modo per riunire tutte quelle capacità che avevo acquisito negli anni: cantare e suonare contemporaneamente, comporre, esibirsi. Nel canto lirico non potevo suonare e cantare contemporaneamente, o meglio lo facevo perché sono un po’ ribelle e studiavo lettura della partitura, ma nell’ambiente dei cantanti lirici la cosa non era vista di buon occhio; per alcune ragioni anche effettivamente valide: il cantante lirico deve recitare, deve proiettare la voce verso il pubblico…etc. Scrivendo canzoni, mi sono resa conto che si prospettava  per me una nuova possibilità di espressione, che mi permetteva di comunicare con me stessa e con gli altri, ponendo in luce anche altre qualità che mi avevano sempre contraddistinto, cioè la passione per la scrittura dei testi. Scrivere canzoni per me è una grande forma di liberazione, posso dire tante cose che nella normalità mi riesce difficile dire. A questo unisco una mia personale ricerca e voglia di scoprire la musica, che mi porta ad una sorta di eclettismo musicale che già si era manifestato durante gli studi di composizione e dipende da una mia innata curiosità che mi contraddistingue.

Perché il titolo “Respiri Profondi”? Cosa si nasconde dietro la canzone?

Il titolo rimanda ad un flirt tra un uomo ed una donna, che però si trasforma in una sorta di lotta tra i due, fatta di trucchi seduttivi e di momenti di allontanamento e riavvicinamento, come spesso avviene nelle “relazioni liquide” sempre più frequenti oggi. Nel ritornello della canzone è chiaro che questo tipo di rapporti “disfunzionali” fanno male ad entrambi, ci si ferisce, ci si colpisce a vicenda fino all’ultimo respiro. Ecco il perché del titolo Respiri Profondi: in senso metaforico, la lotta tra l’uomo e la donna, sfianca fisicamente a tal punto, che entrambi hanno necessità di respirare profondamente per riprendere fiato, prima di un altro attacco o prima di cadere sfiancati, privi di forze da questo continuo combattimento. Dietro questa mia canzone e dietro altre canzoni che ho già pubblicato (ad es. Errore mondiale) si manifesta chiaramente una mia difficoltà nelle relazioni amorose. Più di una volta, come scrivo nella canzone, mi sono sentita “terra di conquista, rivincita di un maschilista”. Negli anni ho imparato a difendermi da chi mi vedeva e forse ancora mi vede solo come un oggetto del desiderio e non come una persona dotata di arbitrio e di potere decisionale. Purtroppo, questo tipo di logica, fa parte di una cultura maschilista che vede l’uomo come predatore e la donna come predata. Certamente il maschilismo inteso in questo senso è un disvalore che va cambiato, io ho cercato di raccontare la mia esperienza attraverso la musica.

Hanno un filo conduttore i brani che hai pubblicato negli anni?

Il filo conduttore è in primo luogo autobiografico; ho messo sempre molto della mia vita, fin dal primo istante, in queste canzoni, assumendomi “il rischio” di essere me stessa pubblicamente. In secondo luogo, il filo conduttore è la mia capacità di trasformarmi, di evolvermi, di cercare; sebbene possa dire che fino ad ora queste canzoni siano arrivate quasi completamente di getto e scritte in pochissime ore. Quando ci rifletto, penso che, se dedicassi più tempo alla scrittura e all’improvvisazione, forse potrei raggiungere risultati ancora più alti, dal punto di vista della mia ricerca musicale… però a volte le cose nascono di getto, è un bisogno, un istinto, una necessità. Credo che avrò ancora tempo per maturare, cercherò di farlo ad ogni uscita, di proporre sempre qualcosa di diverso, che riveli nuovi aspetti di me, ma che mi renda comunque riconoscibile.

Un sound che trasuda originalità e personalità, ma anche con molti riferimenti ai grandi del passato, quando la musica rappresentava ancora l’apice dell’espressione umana evolvendo e condizionando l’intera società. Quali i tuoi riferimenti artistici che hanno aiutato la tua ispirazione nella tua musica?

Paragonerei il cervello di un musicista ad un grande shaker, dove gli stili, le contaminazioni, le musiche ascoltate si fondono e poi non sia facile, capire da dove esattamente certe ispirazioni abbiano origine. Avere una buona tecnica di scrittura e una buona consapevolezza musicale alle spalle però aiuta tanto. Tuttavia, mi sento di dire che le mie radici musicali siano nella musica popolare della Sicilia, perché l’ho respirata ed è nelle vene; nell’opera lirica perché l’ho cantata, nella musica classica pianistica, per ovvie ragioni; nel cantautorato italiano perché fino ad adesso è stato il punto di congiunzione tra i miei studi musicali classici e la musica leggera. Mi piace anche il Blues, il Soul, cantarlo soprattutto; le varie venature del pop, il pop soul e la dance pop. Da ventenne ho ascoltato un po’ i Beatles, i Guns n’ Roses, Bon Jovi, e ho recuperato quel rock che un po’ mi mancava, in alcuni casi trovandolo vicino, alla musica classica, soprattutto quando nei brani si utilizzava l’orchestra, come ad esempio in November Rain. Tornando alle cantanti che sono per me grande fonte di ispirazione devo certamente dire Aretha Franklin, Whitney Houston, Tina Turner, Christina Aguilera… ma la lista è lunga! In Italia adoro ed ho adorato in particolare Pino Daniele, Zucchero e Mina, per quello che sono riusciti a fare per l’evoluzione della musica italiana.

Quali sono i tuoi obiettivi da voler raggiungere? Cosa ti aspetti da questo tuo nuovo percorso artistico e discografico?

Mi sono sempre posta tanti obiettivi e per questo la mia vita mi ha portato a vivere la musica come una continua scoperta. Io cerco di non avere troppe aspettative, ma ho tante ambizioni. Per adesso il mio percorso discografico continua per mia volontà, come indipendente, collaborando con alcuni studi di produzione. Certamente la mia speranza è che una etichetta discografica di valore, sia disposta a credere nel mio progetto. Certo è che l’obiettivo al momento, oltre a quello di continuare a scrivere canzoni nella loro versione voce e piano, è di cominciare anche ad arrangiare e produrre integralmente i miei brani, rendendomi a poco a poco sempre più autonoma. Mettere “le mani in pasta” nella produzione, può garantirmi più velocità nei tempi di pubblicazione e darmi spunti per potere sperimentare maggiormente e ricercare nuove sonorità.

Artisticamente parlando, rifaresti tutto oppure hai dei rimpianti?

Rifarei tutto, non ho troppi rimpianti perché ho sempre cercato di fare del mio meglio, anche se sono un po’ una perfezionista e vedo sempre il pelo nell’uovo. Ad oggi direi che ho già raggiunto molti traguardi personali e professionali. Aggiungo però che ci vuole la sincronicità nella vita: trovarsi al momento giusto, con le persone giuste, nel luogo giusto; ed una combinazione di fattori, oltre il talento, che, se si incastrano perfettamente ti permettono di vivere di musica per come tu vorresti. Certamente però posso e potrò ritenermi soddisfatta del percorso e della musicista che sono diventata nel frattempo. Io sono di natura una irrequieta e non mi accontento facilmente, però voglio essere anche realista ed obiettiva nelle mie valutazioni. Tuttavia, ogni giorno è una lotta con il mio senso di insoddisfazione, che è qualcosa di diverso dal rimpianto, anzi per me è il suo contrario, è la voglia di fare che riesco a placare solo facendo… nelle cose pratiche… nella musica.

L’ultima parola a te! Lasciaci un messaggio!

Il messaggio che voglio dare è di non accontentarsi, di essere esigenti, sia come musicisti, che come ascoltatori. Credo nel potere del pubblico e spero che questo porti a dare priorità nell’ascolto della musica, a ciò che non solo compiace le orecchie, ma anche che susciti una emozione e perché no, una riflessione.