Pare Parecchio Parigi: Pieraccioni e tutti i colori della comicità

Una storia toscana riletta da un toscano. Tratto dalla storia vera dei fratelli Michele e Gianni Bugli, che nel 1982 partirono in roulotte portando il proprio padre malato nel podere in Toscana facendogli credere di essere arrivati nella capitale francese, Pare parecchio Parigi di Leonardo Pieraccioni rielabora l’avventura colorandola di un umorismo misurato e attimi struggenti, grazie anche ad un cast corale eccellente.

In un girotondo senza fine, in camper, nel maneggio di famiglia, tra incontri imprevisti, vicini improbabili e notorietà social, i tre figli del Professor Cannistraci (Nino Frassica), ovvero Bernardo (Pieraccioni), Giovanna (Chiara Francini) e Ivana (Giulia Bevilacqua), decidono di realizzare a modo loro l’ultimo desiderio del padre in fin di vita: un viaggio tutti insieme a Parigi. Ma, come nella vita, quel che conta non è la meta, quanto il viaggio in sé, così i quattro partono senza mai uscire dal maneggio, ritrovando nel percorso se stessi e il senso profondo della famiglia.

A partire da I laureati (1995), Pieraccioni ha sempre dipinto nei suoi film stralci di mondo reale, dai trentenni fuori corso agli alti e bassi dell’amore con una comicità schietta e genuina. Quasi trent’anni dopo, con una maturità diversa, il regista e attore si mette nuovamente in gioco raccontando una storia vera, dove l’umorismo lascia spazio anche alla riflessione, il monologo da cabaret all’emozione pura e alla commozione. Con Pare Parecchio Parigi il fulcro è una famiglia come purtroppo ve ne sono tante oggi, dove i silenzi e i “non detto” hanno preso il posto del dialogo e dei chiarimenti. La famiglia Cannistraci si è persa di vista cinque anni prima del viaggio, dopo l’improvvisa morte della madre, unico vero collante.

Il padre è rimasto solo, mentre i tre figli hanno seguito ognuno la propria strada per mai più guardarsi indietro: Bernardo ad occuparsi degli amati cavalli al maneggio, Ivana geometra nei cantieri a seguire i lavori, Giovanna nel suo negozietto di ricostruzione unghie. Il terzo infarto del padre e le sue condizioni ormai gravissime li riuniscono in ospedale, in un confronto non facile con il proprio passato. Qui arriva come un fulmine a ciel sereno, anzi, come un “ciclone”, la presa di coscienza dell’anziano professore, che capisce di aver sbagliato e con una carezza tardiva e il desiderio di fare finalmente quel viaggio a Parigi tutti insieme rimette tutte le carte in gioco. E, tra correre il rischio di pentirsene e il rimpianto di non averci provato, Bernardo, Ivana e Giovanna scelgono di tentare quest’avventura impossibile. Tra complici consapevoli, gli operai di Ivana che realizzano fondali e siparietti a beneficio del professore, e imprevisti, dall’incontro con l’anziano bidello ai carabinieri chiamati dai vicini, i tre fratelli in camper si confidano, riallacciano i fili col passato.

“Mettono in candeggina” i panni sporchi e il Viaggio stesso diventa Meta, con un Natale improvvisato a pochi chilometri dalla loro Parigi, i cuori che si aprono e si riavvicinano e la famiglia che ritrova la propria ragion d’essere, il proprio senso profondo. Pare Parecchio Parigi è un film di Leonardo Pieraccioni ma, al tempo stesso, non è un film di Pieraccioni. Sebbene non manchino le battute e i ritmi comici, lungi dall’essere cabaret è piuttosto una commedia agrodolce, con personaggi al limite eppure veri, che suscitano sorrisi, risate, ma anche tenerezza. Se la sceneggiatura si basa su una storia reale, la regia mantiene l’equilibrio tra l’ossatura del plot e gli innesti originali, tra i quali la roulette russa del telefono cui erano soliti giocare lo stesso Pieraccioni e i suoi amici venticinque anni fa, dando respiro ad una commedia dalle mille sfaccettature e mostrando tutti i colori della comicità.

 

 

Michela Aloisi