Primo – Sempre grezzo: ricordando un rapper… Cor Veleno!

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Primo – Sempre grezzo, diretto da Guido M. Coscino e narrato dal pluripremiato attore Elio Germano, è il docufilm che che porta sul grande schermo la vita di David Maria Belardi alias Primo, rapper prematuramente scomparso nel 2016.

Nella sua ventennale carriera con i Cor Veleno Primo si è affermato come una delle più grandi voci del rap italiano.

Primo - Sempre grezzo 2

Attraverso materiale d’archivio e le testimonianze di chi ha segnato il suo percorso, il film si sviluppa come un’indagine sulla sua esistenza artistica, narrando, parallelamente, una generazione di musicisti che ha cambiato la storia di questo filone. Un lavoro di ricerca d’archivio durato sette anni, in cui il carattere inedito del materiale rappresenta il punto di forza dell’opera, che svela l’intreccio tra la vita e l’arte di Primo attraverso le sue parole e il suo vissuto. Già dalla dichiarazione di intenti in apertura, riportata dalla voce di Germano, si può avvertire la dimensione esistenziale dentro cui si muoverà il film, che vuole fortemente sottolineare, con orgoglio, quanto il protagonista fosse rispettato all’interno della scena musicale.

Infatti potremmo suddividere il documentario in due parti: una prima, che fotografa immediatamente lo status di prestigio finale che Primo raggiunge e che gli permette di raggiungere l’Hip Hop, e una seconda, che invece pian piano, ricostruisce la sua stessa carriera. Primo – Sempre grezzo è una ricostruzione ambivalente anche dal punto di vista dei sentimenti suscitati: da una parte può essere definito come una dedica d’amore di un padre verso il figlio e, contemporaneamente, un festeggiamento della gloria di uno dei più grandi riferimenti del rap in Italia, dall’altra è caratterizzato da un’aura di sofferenza, di tristezza, dalla quale emerge palesemente quanto David manchi non solo alla sua famiglia “naturale”, ma anche a quella musicale e a tutte quelle persone che hanno condiviso solo un breve tratto della propria esistenza. Un film da vedere, non solo per i nostalgici, ma anche e soprattutto per i giovani fan del genere, per i quali potrebbe rivelarsi una preziosa esperienza formativa.

 

 

Dario Bettati