R60 Thirty years – Italians do it Beatter dei Riding sixties è il vinile che riporta il suono rude del beat

Ad aprire le danze è la trascinante All down the line, brano dei Rolling Stones contenuto nell’album Exile on Main St., datato 1972.

Loro sono i Riding sixties, storica band romana fondata nel 1992 a scuola, come i Quarryman, e R60 Thirty years – Italians do it Beatter è il vinile attraverso cui hanno deciso di celebrare i trent’anni di attività musicale rappresentata da esibizioni dal vivo, incisioni di cd e perfino spettacoli teatrali.

Guidati dal frontman Pietro Maria Tirabassi (voce e chitarra), Marco Bertogna (basso e voce), Enzo Civitareale (batteria e voce), Giacomo Docimo (voce e chitarra), Alberto Bolli (voce e tastiere) e Simone Rauso (voce e chitarra) riportano dunque nell’era digitale e del download il più classico (e oggi riscoperto) supporto di ascolto per continuare il proprio viaggio nel suono ribelle, arrabbiato e, al contempo, zuccheroso del beat.

Il sottotitolo stesso dell’album è un evidente gioco di parole tra il genere che ha segnato il successo dei Beatles e la frase resa celebre da Madonna “Italians do it better” (tradotto “Gli italiani lo fanno meglio”), per un totale di tredici pezzi: sei nel lato A e sette nel B.

 Lato A che, con i già citati Stones presenti anche grazie alle rivisitazioni di Country Honk – versione country del singolo Honky tonk women – e Gimme shelter, mira sostanzialmente a documentare collaborazioni con svariati musicisti quali Pierluigi Pietroniro, violinista di Ennio Morricone, o il sassofonista Carlo Micheli.

Privilegiando, dunque, il rock di matrice britannica, ulteriormente testimoniato dalla presenza della nostalgica When I was young degli Animals, ma senza dimenticare di lasciare spazio a If not for you e Hurricane del menestrello statunitense Bob Dylan.

Menestrello di cui, però in uno stile più vicino a quello della splendida rilettura operata a metà anni Novanta da Mick Jagger e compagni, all’interno della seconda facciata del disco troviamo anche l’intramontabile Like a rolling stone che Tirabassi e gruppo già proposero in registrazione da studio nel loro cd Coverband.

Facciata che è il risultato di un recupero delle tracce registrate dai Riding sixties dal vivo, nel 1998, presso il mitico club romano Big Mama (ormai chiuso) e che, sempre a proposito di coloro che ci hanno regalato (I can’t get no) Satisfaction e Paint it, black, include la Walking the dog originariamente incisa da Rufus Thomas.

E, se la Tired of waiting for you dei Kinks provvede ad addolcire l’atmosfera, sono i Troggs della ballabile With a girl like you e dell’ossessivo “Baba bababa baba ba ba” di I can’t control myself a riportare la rabbia in note di cui sopra.

Prima che la tanto veloce quanto coinvolgente For your love degli Yardbirds chiuda il tutto preceduta da Tell me what you see, che, da non confondere con l’omonima canzone di John Lennon e Paul McCartney, è una composizione originale concepita dai Riding sixties stessi per la colonna sonora del film Messaggi quasi segreti di Valerio Jalongo e già presente nel loro album Beat in versione, però, registrata in studio.

Dunque, se i vostri ascolti quotidiani sono ancora quelli del suono genuino e scoppiettante della puntina del giradischi e di tempi decisamente lontani da quelli dell’ormai abusatissimo audio-tune, R60 Thirty years – Italians do it Beatter è l’agglomerato di cover che fa per voi, acquistabile ai concerti della band, presso Elastic Rock (www.elasticrock.it), in viale dei Quattro Venti 237-239 a Roma e sul sito dei Riding Sixties all’indirizzo https://www.ridingsixties.com/prodotto/r60-thirty-years-italians-do-it-beatter.

 

Francesco Lomuscio