Rita Zingariello: un disco di piccole cose

Quando l’estetica diventa sinonimo non solo di bellezza ma anche di arte e di espressione. Quando un disco arriva fin dentro le ossa dal primo ascolto. Quando in questo mondo incantato alla Amelie, fatto di pastelli e colori accesi (ma mai troppo), si sviscera una canzone d’autore che sa anche molto di tradizioni rionali, forse qualunque essi siano. C’è la tradizione della gente comune, il gusto delle piccole cose. E Rita Zingariello lo dice a più riprese di quanto sia importante per lei il gusto delle piccole cose. E questo nuovo disco da titolo “Il canto dell’Ape” che in rete si accompagna da un nuovo bellissimo video dimostra a pieno questo concetto. L’invito è spudorato oggi che basta un solo click. L’intervista per l’estetica di Mondo Spettacolo:

Noi badiamo molto all’estetica. E mi sembra di capire che sia un punto forte anche per la tua immagine o sbaglio?
Sicuramente mi piacciono le cose belle e mi sforzo di sembrare bella 🙂
Penso che la musica sia una via d’uscita e quando dopo la corsa quotidiana decidi di coccolarti, meriti di trovare una bella copertina con buoni contenuti.

In particolare mi piace moltissimo il gusto che hai nelle foto di copertina. Raccontaci: come mai questa direzione?
Ho conosciuto due ragazzi, Federica e Michele (Duet Photografy), che operano nella città in cui vivo attualmente, Matera, e mi ha colpito il loro modo di essere “internazionali”.
Il gusto della copertina nasce da un’ idea che ho maturato con loro, elaborata sul tema dell’ape regina, leitmotiv del disco.

Che poi sulle prime questo immaginario che restituisci con le foto sembra essere assai distante dalla musica che fai. Da una parte il faschion glitterato di plastiche colorate e dall’altra la spiritualità di una musica che gira il mondo un poco per volta. Non trovi?
Apparenza e spiritualità possono convivere, soprattutto se dietro l’apparenza si nascondono significati meno glitterati di quanto sembri.
Somiglio certamente più alle mie canzoni che agli abiti che indosso nella copertina dell’album. Se mai ci incontrassimo in un mio live, vedresti come è più facile che indossi un jeans e una t-shirt piuttosto che un abito reale ottocentesco. Di sicuro mi piace stare attenta ai dettagli, gli orecchini per esempio 🙂
Quella della copertina è una provocazione. Sono una persona che adora essere accerchiata da persone innamorate ma che di fatto, a differenza di una vera regina, siede su un trono basso con una corona e uno scettro di carta.

Come mai quando si pensa alla grande canzone d’autore si pensa sempre agli uomini di prima acchito? Ed invece la donna ha un ruolo importante… eppure?
A proposito di questo, ho sentito dire molto recentemente che la cantautrice non è una figura che chiama pubblico.
In un mercato fermo discograficamente, che sopravvive soprattutto dai live dei grandi club, secondo gli addetti ai lavori, il pubblico è più attratto dall’artista uomo, possibilmente “stonatello”, con l’aspetto sbronzo e una felpa sudicia. Storicamente la musica d’autore italiana è associata più facilmente agli uomini ma i più curiosi sanno che esiste anche un’ampia fetta di donne che hanno detto qualcosa di importante attraverso le loro canzoni (Nada, Ginevra Di Marco, Cristina Donà, Alice, Patrizia Laquidara).
Come in altri ambiti, anche nella musica, la donna deve faticare un po’ di più per far notare la propria presenza ma intanto a cantare in questo disco è l’ape e non il fuco 🙂

“Il canto dell’Ape”… che canto è?
Un canto libero e liberatorio, la voglia di rinascere dopo una grande caduta.