Scary stories to tell in the dark: la trasposizione dell’antologico e terrificante bestseller di Alvin Schwartz

Autore de Il labirinto del fauno e La forma dell’acqua, Guillermo del Toro ha più volte manifestato apertamente l’amore sviscerato provato sin dall’adolescenza nei confronti dei racconti di Alvin Schwartz, autore cult della narrativa horror, noto per la sua vasta produzione letteraria dedicata a opere che, tra miti, leggende e racconti di paura, esplorano gli aspetti folkloristici del popolo americano.

Era dunque nell’aria che, prima o poi, il cineasta messicano mettesse le mani su qualcosa che portasse stampata a caratteri cubitali la firma dello scrittore statunitense.

Quel qualcosa è Scary stories to tell in the dark, saga antologica in tre volumi pubblicati dal 1981 al 1991, dal quale del Toro e i co-sceneggiatori Patrick Melton e Marcus Dunstan hanno preso in prestito alcuni dei libri che la compongono per dare vita a un mash-up horror-comedy che funziona come un motore su di giri che sale verso il massimo del suo regime di funzionamento aumentando la velocità.

Dopo la prima ora di visione, infatti, il film prende coraggio e, spingendo con più convinzione sul pedale dell’acceleratore, raggiunge gli esiti sperati dagli autori, a cominciare da André Øvredal, che lo ha diretto.

Il regista norvegese, celebre per il suo riuscitissimo mockumentary Troll hunter, prende in consegna lo script e lo mette in quadro con le indubbie capacità tecnico-stilistiche che lo contraddistinguono e che ha potuto mostrare anche in Autopsy.

Le disavventure di un gruppo di teenager chiamati a risolvere il mistero che avvolge una serie di improvvise e macabre morti nella loro cittadina della Pennsylvania diventa un vorticoso valzer di tensione, divertimento e sfumature orrorifiche che restituisce lo spirito della matrice letteraria, per poi aprire le porte a contaminazioni e influenze altre che vengono dal J-Horror (il cinema di paura giapponese), dalle opere del compianto Wes Craven o da quelle più divertite di Joe Dante.

 

 

Francesco Del Grosso