Stasera in tv The Homesman di e con Tommy Lee Jones e Hilary Swank

Stasera in tv su Rai Movie alle 22,50 The Homesman, un film del 2014 diretto da Tommy Lee Jones. Il film, di genere western, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1988 scritto da Glendon Swarthout. Ha partecipato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes, dove è stata proiettato il 18 Maggio 2014. Prodotto da Luc Besson, Tommy Lee Jones, Peter Brant, Michael Fitzgerald e Brian Kennedy, The Homesman è interpretato da Tommy Lee Jones, Hilary Swank, Grace Gummer, Miranda Otto, Sonja Richter, John Lithgow.

Trama
In piena epoca western, Mary Bee Cuddy (Hilary Swank), insegnante di scuola, è una vera pioniera e agisce come il migliore degli uomini. George Briggs (Tommy Lee Jones), invece, è un disertore dell’esercito considerato un fuorilegge. Insieme, i due si ritroveranno a dover scortare dal Nebraska all’Iowa tre donne andate fuori di testa e senza più alcun controllo, sfidando gli ostacoli che il percorso comporterà.

Tommy Lee Jones, il versatile e brillante interprete nominato per ben quattro volte all’Oscar, vincendo il premio come miglior attore non protagonista nel 1994 per Il fuggitivo, oltre ad essersi aggiudicato un Golden Globe, due Screen Actors Guild Awards, un Emmy e un Prix al Festival di Cannes, torna alla regia, dopo l’ottimo Le tre sepolture (miglior sceneggiatura al Festival di Cannes nel 2005), con l’adattamento cinematografico di The Homesman, scritto da Glendon Swarthout nel 1988, riproponendo ancora una volta un’ambientazione western che fa da sfondo alla storia messa in scena, donandole un ampio respiro e un’epicità che ne fanno un racconto morale di portata universale.

Hillary Swank, l’indimenticabile protagonista di Million Dollar Baby (2004), è Mary Bee Cuddy, una giovane e tenace pioniera, originaria del Nebraska che vive isolata alla frontiera americana, nel bel mezzo del Far West. Siamo nel 1854, e la risolutezza e l’autonomia della donna spaventano gli uomini che le gravitano intorno, i quali ne temono l’autorità e la durezza; Mary tenta invano di trovare marito, ma le sue proposte vengono sistematicamente rifiutate, tant’è che, delusa e oppressa dalla propria solitudine, decide di intraprendere un faticoso e pericolo viaggio per trasportare tre donne malate mentalmente nell’Iowa, nell’East, da dove provengono. Con una rapida introduzione e qualche fugace flashback, Jones tratteggia il disturbo psichico delle tre giovani: una è caduta in depressione in quanto ha perso tre figli, morti per difterite, un’altra ha ucciso il proprio bambino durante un gelido inverno, e l’ultima ha reagito con la follia ai continui abusi subiti dal marito. Durante il suo cammino, Mary incontra George Briggs (Jones), al quale salva la vita, e a cui chiede in cambio di accompagnarla nel difficile spostamento. Briggs è un disertore, un avventuriero, un uomo inaffidabile che, attratto dal guadagno promesso (300 dollari), acconsente ad aiutare la signora nell’ardua impresa. La splendida fotografia di Rodrigo Prieto e la dolce musica di Marco Beltrami fanno da essenziale sostrato agli splendidi scenari naturali in cui si muovono i protagonisti, sottolineando quei significativi passaggi in cui prende corpo e si sviluppa il mutamento interiore di Briggs che, dopo aver in più occasioni mostrato cinismo e disumanità, in seguito ad un imprevedibile e funesto evento prende coscienza della delicatezza della missione a cui partecipa e, incurante del proprio torna conto, decide di portare a termine quanto ha cominciato.

The Homesman è un film che si confronta con l’origine di un paese, cercando di testimoniare, anche attraverso una rapida stigmatizzazione di quell’atteggiamento colonialista che provocò il genocidio dei nativi indiani, l’ingresso della Legge all’interno di un territorio vergine in cui l’assenza di qualsiasi valore vide un incontrastato perpetrarsi dei più aberranti crimini. È come se si assistesse al primo gesto di scrittura su un immacolata carta di lino, laddove la conversione etica di Briggs sancisce la nascita di una coscienza sociale, comunitaria, insomma ‘la nascita di una nazione’ di griffithiana memoria. Nel bel film di Jones c’è anche spazio per due sontuosi cammei: il primo è quello di James Spader, che, un po’ imbolsito e invecchiato, si produce in una breve ma ottima interpretazione, quella di un cinico proprietario di albergo che rifiuta di dare accoglienza alle donne malate, pagandone, successivamente, le dure conseguenze (Briggs, come in un qualsiasi revenge movie che si rispetti, darà fuoco all’edificio); verso la fine del film, invece, subentra una splendida Meryl Streep che, ospitando le tre ragazze, inaugura la possibilità di una più civile e umana condizione di vita. Briggs pone fine alla narrazione, e lo vediamo danzare e cantare su una zattera che lo conduce verso ignote destinazioni.

 

 

Luca Biscontini