The Creator: Alphie e Omega

È immediatamente nel vivo dell’azione che, durante una guerra futura tra la razza umana e l’intelligenza artificiale, si entra in The Creator, quarto fanta-movie diretto dal Gareth Edwards cui dobbiamo l’invasione aliena di Monsters, il riuscito Godzilla made in USA del 2014 e Rogue one: A Star wars story.

E non sono davvero più o meno vaghe influenze provenienti proprio dalla popolarissima saga iniziata nel 1977 da George Lucas a risultare assenti nel corso delle oltre due ore e dieci di visione, al cui centro troviamo l’ex agente delle forze speciali Joshua, interpretato dal John David Washington di Tenet.

Ex agente delle forze speciali che, in lutto per la scomparsa della moglie Maya alias Gemma Chan, viene reclutato con l’incarico di dare la caccia al Creatore, ovvero l’inafferrabile architetto dell’avanzata intelligenza artificiale che ha sviluppato una misteriosa arma capace di porre fine al conflitto bellico e all’umanità stessa.

Ex agente che, oltrepassate insieme alla sua squadra di agenti d’élite le linee nemiche nel cuore del territorio occupato dall’AI, scopre che l’arma apocalittica che dovrebbe distruggere possiede, in realtà, le sembianze di una bambina: la Alphie incarnata dalla esordiente Madeleine Yuna Voyles.

Segnando dunque l’inizio di un’evoluzione da thriller action che, caratterizzato da una struttura narrativa divisa in capitoli, non manca certo di dispensare momenti di alta spettacolarità a suon di esplosioni ed elaborati effetti digitali nei cui confronti – considerando che stiamo parlando di un blockbuster a stelle e strisce – risultano piuttosto superflui gli elogi.

Alta spettacolarità che, però, non appare sufficiente per camuffare una certa freddezza che attanaglia in maniera evidente The Creator, forse un po’ troppo tirato per le lunghe e durante il cui svolgimento si rivela tutt’altro che difficile provare la sensazione di trovarsi dinanzi ad un frullato di stereotipi tipici del filone d’appartenenza.

Potremmo cominciare dall’idea di partenza del plot inevitabilmente riconducibile a quella che fu alla base del Terminator di James Cameron, per poi passare a figure che tanto ricordano gli automi di Io, robot di Alex Proyas, derivato dalle pagine di Isaac Asimov.

Del resto, è probabile che Edwards e il suo co-sceneggiatore Chris Weitz si siano ispirati più o meno involontariamente sia ai racconti di Philip K. Dick che a quelli dello stesso Asimov nel concepire il copione di The Creator, alcune delle cui immagini conclusive, oltretutto, sembrano quasi riproporre quelle di Independence day di Roland Emmerich.

Magari ai fan irriducibili della fantascienza da grande schermo piacerà, come pure lascerà probabilmente soddisfatto lo spettatore in cerca di facile intrattenimento ad alto budget… ma l’originalità risiede decisamente altrove.

 

 

Francesco Lomuscio