Zamora: l’esordio alla regia di Neri Marcoré

Il film Zamora segna l’esordio alla regia per l’attore Neri Marcoré.

1965. Walter Vismara è un giovane ragioniere interpretato da Alberto Paradossi e lavora presso una piccola azienda di Vigevano, dove vive.

Il suo datore di lavoro, nella persona di Antonio Catania, decide però di chiudere bottega e, per non lasciare disoccupato il suo dipendente, lo raccomanda presso una più importante società di Milano. Trasferitosi nella metropoli meneghina, va ad abitare in casa della sorella Elvira, ovvero Anna Ferraioli Ravel, che lo ospita, dicendo che intanto suo marito è in viaggio per lavoro. Nella nuova azienda viene subito ricevuto dal Cavalier Tosetto, titolare della stessa, incarnato da Giovanni Storti, insieme alla sua austera segretaria Dolores, dai connotati di Pia Engleberth. Prerogativa fondamentale per avere ottime referenze è tifare Inter e saper giocare a calcio. A Walter verrà assegnato il ruolo di portiere per la consueta e fondamentale partita aziendale, che si svolge una volta l’anno. Essendo totalmente privo di ogni abilità, viene preso di mira da alcuni colleghi, su tutti dall’ingegnere Herbert Gusperti alias Walter Leonardi, che lo soprannomina Zamora a mò di scherno, poiché questi era un glorioso portiere spagnolo che parava anche le mosche. Oltretutto, il ragioniere s’innamora nel frattempo della segretaria Ada, dal volto di Marta Gastini, da sempre chiodo fisso proprio del Gusperti.

Zamora è una storia che a Neri Marcoré interessava da una ventina d’anni, come dichiarato dallo stesso regista. Il racconto si basa sull’omonimo romanzo scritto nel 2003 da Roberto Perrone. Il tema trattato principalmente è quello del sentirsi inadeguati, ben definito nel personaggio di Walter Vismara, una figura di ragazzo ben piazzato ma impacciato, con dei grossi occhiali a nascondergli il viso, a ricordare un epigono di Clark Kent. Un sentimento, questo, tanto caro a Marcoré, che lo ha raccontato sia in conferenza stampa che in modo molto delicato in una commedia dal respiro avatiano. Altro personaggio che si percepisce inadeguato è il Bepi di Giovanni Esposito, barista napoletano che per farsi accettare nel capoluogo lombardo rinnega le sue origini, parlando un perfetto dialetto milanese, aggiungendo al film una sfumatura riguardante l’immigrazione negli anni del “boom”, ma con un sorriso.

Il sentimento dell’inadeguatezza comunque non va cullato, anzi c’è in Zamora un messaggio di sfida nel modo di affrontare la vita senza arrendersi mai. In Walter Vismara è presente la voglia di riscatto, principalmente con se stesso. Per questo motivo cerca un ex portiere di serie A, Giorgio Cavazzoni, interpretato dallo stesso Marcoré, caduto in disgrazia per ricevere da lui delle lezioni private, al fine di eccellere nella partita aziendale. Atmosfere e ambientazioni anni Sessanta ben ricostruite, con una sceltissima selezione di musiche e programmi televisivi, come il Rischiatutto. Costumi degni di nota e personaggi che bucano lo schermo, compresi i cameo a dar colore di Ale e Franz insieme a Giacomo Poretti, fanno di questo film un piccolo gioiello.

 

 

Fabrizio Battisti