LE INTERVISTE DI ERIKA DIAMANTI: LUIGI PASTORE E IL SUO MONDO HORROR!

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Cari amici di Mondospettacolo, oggi la vostra Erika Kamese è in compagnia di Luigi Pastore: giovane allievo del Maestro Dario Argento, direttore artistico del Italian Horror Fest di Nettuno, regista, sceneggiatore e produttore.

Luigi, la tua carriera inizia fin da giovanissimo. Raccontaci la tua esperienza che ti ha fatto approdare in questo settore con tanta passione.

Devo tutto a una bronchite, che da bambino mi costrinse a restare a casa per circa un mese. Per farmi stare buono, mia madre un giorno tirò fuori da una scatola un vecchio proiettore Super8, inserì la pellicola e quando lo accese vidi sulla parete le comiche di Stanlio e Ollio. Fu un’emozione incredibile, una magia meravigliosa.
Ma l’emozione più grande la provai poi al cinema, quando vidi per la prima volta sul grande schermo Guerre Stellari.
Fu davvero qualcosa di sconvolgente e da quel giorno, una volta alla settimana, iniziai la mia frequentazione con la sala e la passione come spettatore.

Come mai nella tua vita hai scelto il cinema?

Sempre da bambino, giocando in cantina, trovai una vecchia cinepresa a carica manuale. Sapevo benissimo come funzionava e mi divertiva molto ascoltare il suo rumore, anche se dentro non c’era la pellicola. Ma guardare attraverso il mirino mi piaceva davvero tanto e decisi che avrei dovuto provare a filmare. La mia infanzia terminò quel giorno. Persi completamente l’interesse per i giocattoli e iniziai a nutrirmi solo ed esclusivamente di cinema.

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Il tuo Maestro è stato Dario Argento, in che modo sei stato colpito da lui e perché?

E’ stata mia madre a farmi conoscere il cinema di Dario Argento.
Lei era una sua grande fan e adorava particolarmente i suoi film, ma in generale il cinema horror e fantastico.
Alcuni anni dopo mi confidò di essere andata al cinema, con me in grembo, a vedere Il gatto a 9 code. Sulla sequenza finale, quando l’assassino precipita nel vuoto e cerca di aggrapparsi ai cavi dell’ascensore, avvertì un forte sussulto interno ed ebbe un malore tanto che fu costretta a recarsi al pronto soccorso per un controllo. Fortunatamente non era nulla di grave, ero solo io che facevo già il tifo per Dario Argento.

Tu sei regista, sceneggiature e produttore. Ma in quale di questi  ruoli  ti senti più portato e quale ti appassiona di più?

Tutti e tre, ma sono anche montatore e ultimamente pure direttore della fotografia. Vivo il film nella sua totalità, mi piace averne il pieno controllo.

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Che emozione hai vissuto diventando il direttore Artistico dell’Horror film Festival di Nettuno?

L’emozione più grande è stata quella di aver riunito tanti maestri e artisti del cinema di genere, oltre ad essere riuscito a coinvolgere anche grandi nomi internazionali come Eli Roth, Tom Savini e Adrzej Zulawski. Purtroppo quest’anno non ho avuto la possibilità di organizzarlo, ma non ho intenzione di mollare.

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Abbiamo letto che con le tue due ultime produzioni dei film Violent Shit e Hippocampus avete partecipato al festival dell’horror in Germania, parlaci di questo importante evento.

La Germania è la mia seconda patria, mi sento a casa quando sono lì. Adoro il Weekend Of Hell, questa grandissima convention internazionale, dove è possibile incontrare tanti appassionati provenienti da ogni parte d’Europa e grandi nomi del cinema mondiale. Questo per me è già il quarto anno e ho sempre presentato i miei film insieme al distributore Steve Aquilina della 8-Films, con il quale è nata anche una bellissima amicizia e la collaborazione per Violent Shit The Movie.

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Chi sono gli attori protagonisti in Violent Shit (sorride)?

Una delle attrici sei proprio tu, (sorride) sei la protagonista femminile nel ruolo della misteriosa Liliana, la giovane assistente del diabolico professor Vassago interpretato da un grandissimo e straordinario Giovanni Lombardo Radice. Poi nel film c’è un altro nome molto popolare, Antonio Zequila, fortemente voluto da me, perché mi piace come attore e poi è davvero una persona simpaticissima. La televisione non gli ha reso giustizia, ma sono certo che il pubblico lo apprezzerà in questo film.
Poi ci sono due grandissimi del cinema di genere, due maestri, i registi Enzo G. Castellari e Luigi Cozzi in un divertente duetto che per me ha un significato molto particolare.
Altre presenze importanti sono poi Barbara Magnolfi, che molti ricorderanno per il ruolo di Olga in Suspiria, lo sceneggiatore e amico Antonio Tentori,  ma anche Fabrizio Capucci storico interprete della Dolce Vita felliniana.
Poi, come sempre, cerco volti nuovi che possano essere in linea con l’idea che ho dei personaggi. Tra questi c’è un giovane talento, Vincenzo Pezzopane, che veste il ruolo di un ispettore di polizia insieme al suo omologo tedesco interpretato dallo stesso Steve Aquilina. Altri giovani e bravi attori sono poi Simone Destrero, nei panni di Karl The Butcher, Leonardo Pace, Chiara Pavoni, Federica Carpico, che è stata anche protagonista del mio primo film Come una Crisalide insieme a Nikol Brown e Michela Foresta che sono presenti anche in questo nuovo.

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Ma ci tengo molto a sottolineare la presenza di una regina del cinema di genere, Lilli Carati, purtroppo scomparsa dopo una lunga malattia.
In realtà la sequenza che la vede protagonista non era pensata per questo film, ma per un altro progetto nato alcuni anni fa e che l’avrebbe vista ritornare sul grande schermo dopo molti anni di assenza. Dopo la sua morte, rivedendo quella sequenza, ho chiesto il permesso alla sua famiglia di poterla riadattare ed inserire in Violent Shit The Movie, come omaggio alla sua carriera e inoltre abbiamo anche voluto dedicarle il film.

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Hippocampus invece è un film particolare, raccontami un po!

Hippocampus M 21th è un film sperimentale, sulle perversioni umane raccontate però in un modo molto particolare, senza dialoghi e con famosi brani di musica classica.
Anche se può sembrare un film estremo, a volte bizzarro, ha però una sua eleganza e una profonda malinconia.

Vuoi raccontarci il tuo esordio con il tuo primo corto “L’uovo e il martello”?

Non è stato proprio il mio primo corto, ma lo considero il primo passo importante della mia gavetta. E’ stata una lavorazione molto complicata, totalmente montato in macchina e con due attori improbabili come appunto un uovo e un martello, che muovevo di volta in volta con espedienti elementari ma efficaci nella loro rozzezza.
In realtà è una sorta di metafora, che mi venne d’istinto dopo le stragi di Capaci. Infatti la scena finale è una macchia di sangue che ricorda la forma dell’Italia.

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Tu sei un sognatore passionale e di carattere, che cosa consigli alle giovani leve che desiderano intraprendere questa bella ma ardua strada?

Posso solo dire che devono abituarsi alle delusioni, alla sofferenza, al sacrificio, a non essere capiti, a sprofondare nello sconforto e nella disperazione, alla solitudine, ad accettare le critiche, anche quelle più spietate, ma senza mai smettere di ascoltare quella voce interiore che li ha spinti ad intraprendere il loro percorso.

Luigi, la nostra intervista termina qui, prima di chiudere non mi resta che ringraziarti per l’intervista e augurarti un futuro pieno di film, Horror Naturalmente!

Erika Kamese