Army of the dead: Netflix dei morti viventi

Dopo un prologo immediatamente all’insegna del movimento e della spettacolarità, sono titoli di testa su immagini di morte e distruzione non prive di splatter ad introdurre Army of the dead, che, disponibile su Netflix, vede alla regia il Zack Snyder da tempo dedicatosi quasi esclusivamente a cinecomic, tra uno Watchmen e un Justice League.

Titoli di testa accompagnati dalla Viva Las Vegas di Richard Cheese e Allison Crowe, facente parte di una colonna sonora comprendente, tra le altre, Suspicious minds di Elvis Presley, Zombie dei Cranberries e Thea Gilmore e The Raveonettes rispettivamente alle prese con cover di Bad moon rising dei Creedence Clearwater Revival e The end dei Doors.

Perché, in uno scenario apocalittico per concretizzare il quale la produzione non sembra certo aver badato a spese, è proprio nella mitica città del gioco in quarantena a causa di un’epidemia zombesca che troviamo un gruppo di mercenari assoldati da un ricco uomo d’affari per penetrare in un casinò e rubare tutto il denaro che c’è.

Gruppo di mercenari guidati da un Dave Bautista che si ritrova infiltrata nella missione la figlia Ella Purnell, intenta a recuperare un’amica scomparsa dopo essere entrata illegalmente nella zona infetta.

ARMY OF THE DEAD (L to R) DAVE BAUTISTA as SCOTT WARD, OMARI HARDWICK as VANDEROHE, TIG NOTARO as PETERS, SAMANTHA WIN as CHAMBERS, COLIN JONES as DAMON, MATTHIAS SCHWEIGH…FER as DIETER, RAôL CASTILLO as MICKEY GUZMAN, ANA DE LA REGUERA as CRUZ in ARMY OF THE DEAD. Cr. CLAY ENOS/NETFLIX © 2021

È infatti in particolar modo il rapporto tra i due che seguiamo nell’avvicendarsi delle esplosive imprese portate avanti dal consueto manipolo di armatissimi individui, protagonisti di un insieme il cui impianto generale richiama non poco alla memoria l’universo dei videogiochi.

Quasi a testimoniare l’ulteriore tassello di un’evoluzione del filone cinematografico zombesco che, dai tempi del cineVgame Resident evil diretto nel 2002 da Paul W.S. Anderson, si è orientato sempre più dalle parti dell’intrattenimento d’azione in fotogrammi.

Ledendo non poco, però, al fondamentale aspetto horror che dovrebbe invece primeggiare in una produzione da schermo riguardante i morti viventi, in questo caso veloci e scattanti alla maniera di quelli visti in World War Z di Marc Forster e in parte vicini nel look ai “colleghi sbrana-umani” della serie televisiva The walking dead.

Del resto, se già con L’alba dei morti viventi Snyder si occupò nel 2004 di un niente più che discreto omaggio-remake del capolavoro romeriano Zombi, vantando l’unico merito di aver contribuito a riaccendere l’interesse da parte del mondo della Settima arte nei confronti delle salme camminanti, tramite Army of the dead sfodera un blockbuster tanto lussuoso nella messa in scena quanto povero di originalità.

Un blockbuster che, inutilmente tirato per le lunghe (siamo sulle due ore e mezza di durata) e scevro di sequenze memorabili, può conquistare giusto lo spettatore profano del genere e amante di un fracassone cinema pop corn talmente basato sugli elaborati effetti visivi da trascurare del tutto le idee… tanto che potrà trovare innovativa l’idea della tigre zombi, in realtà già sfruttata nel pessimo low budget Zombie apocalypse di Nick Lyon.

 

 

Francesco Lomuscio