Mondospettacolo incontra Stefano Skalkotos, Corrado Mantoni in Permette? Alberto Sordi

Padovano classe 1981, si chiama Stefano Skalkotos ed è un giovane volto particolarmente attivo tra teatro e cinema, dove ha preso parte, tra l’altro, a Leoni, interpretato da Neri Marcoré, e La fuga – Girl in flight di Sandra Vannucci.

Visto anche nella serie televisiva Il paradiso delle signore, lo troveremo prossimamente nelle sale in Cambio tutto di Guido Chiesa e sul piccolo schermo in Permette? Alberto Sordi di Luca Manfredi, in onda su Rai! il 24 Marzo 2020 e in cui, accanto al protagonista Edoardo Pesce, ricopre il breve ruolo dello storico presentatore Corrado Mantoni.

Mondospettacolo.com ha avuto modo di intervistarlo per una piacevole conversazione.


In Permette? Alberto Sordi vesti i panni di Corrado Mantoni imitandolo alla perfezione. Come ti sei preparato per il personaggio?

Complice il fatto che mio padre è un pittore e scultore, credo di aver sviluppato sin da piccolo la curiosità e il piacere dell’osservazione. Da bambino ero un buon imitatore, ma crescendo ho perso l’allenamento, sviluppando però il mio lavoro di attore. Credo che queste due cose insieme abbiano contribuito ad avvicinarmi all’icona Corrado con una discreta onestà. Scoprendo di somigliargli anche fisicamente – parliamo del Corrado degli anni Quaranta – già in fase di casting, con l’aiuto dell’ottima Claudia Marotti, ci siamo interrogati su come le movenze in quegli anni fossero diverse rispetto ai nostri giorni. Da lì in poi ho guardato qualche video d’epoca e ho lavorato d’istinto e di pancia cercando un equilibrio tra corpo e voce senza mai andare sulla strada della mera imitazione: sottraendo se necessario. Tutto si è poi compiuto durante la magia del set. Spero di aver restituito un cameo onesto, certo è che mi sono divertito.


Cosa puoi raccontarci di questa esperienza con il regista Luca Manfredi?

Luca è una bella persona, preparato e con le idee chiare. Per me un uomo d’altri tempi. E’ stato un bel gioco lavorare con lui, piacevolmente straniante perché dopo le due scene girate con Edoardo credevo davvero di essere negli anni Quaranta e ho impiegato qualche decina di minuti per ritornare ai giorni nostri. Credo che questo dipenda molto dall’atmosfera che il regista crea sul set, a mio modesto parere Luca è riuscito a ricreare un’atmosfera che sa di storia e vita vissuta di un tempo che oggi, forse, non esiste più. Gli sono grato.

 

Lavori molto a teatro, ma questa non è la tua prima esperienza sul set di un film. Puoi raccontarci qualcosa del tuo percorso artistico?

E’ dal 2004 che svolgo questa professione e la mia prima casa è il Teatro. Il luogo dove un attore vuole sempre ritornare, ma lungo il mio percorso ho incontrato anche il set e le sale di doppiaggio. Come doppiatore non lavoro tantissimo, ma ho la fortuna di farlo con grandi maestri. Al cinema, invece, ho iniziato con Leoni di Pietro Parolin, una commedia ambientata in Veneto (mia terra d’origine). Da questa prima esperienza di set ho capito quanto le strade che avevo sino a quel momento percorso mi tornassero utili in funzione di una recitazione cinematografica. Credo che la recitazione si basi su equilibri, equilibri che si possono adattare al teatro, al doppiaggio e alla macchina da presa. Sono livelli differenti, affascinantissimi e tutti appartenenti alla stessa matrice. Tornando al teatro, oggi ho la fortuna di lavorare ad uno spettacolo che mi consente di essere queste tre cose insieme e si tratta de “La cena” con la regia del Maestro Walter Manfrè, opera scritta splendidamente da Giuseppe Manfridi. Qui ho la fortuna di lavorare con un grande artista, che è il mio amico Andrea Tidona, anche lui attore che viene dal teatro e ha incontrato poi il doppiaggio e il grande cinema. Da lui ho imparato tanto e non credo sia un caso.

 

Quali sono i tuoi registi e film preferiti?

Domandona. Cito in ordine sparso. Registi: Martin Scorsese, Brian De Palma, Quentin Tarantino, Sydney Pollack, Sidney Lumet, Federico Fellini, Mario Monicelli, Dino Risi. Film: Toro scatenato, Carlito’s way, Le iene, Tootsie, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Quinto potere, 8 1/2, La grande guerra, Il sorpasso. Ovviamente ce ne sarebbero tantissimi altri. Sono un grande fan del primo Salvatores, per capirci: Marrakech Express, me lo rivedo ogni anno, Tournè, me lo rivedo ogni due, Mediterraneo ti basti sapere che a diciotto anni ho fatto nove ore di navigazione per arrivare a Kastelorizo. Amo molto i Vanzina di Vacanze di natale e Yuppies – I giovani di successo e sono pronto a sfidare chiunque ad un battaglia di citazioni. Ultimamente sono rimasto molto affascinato da Parasite di Bong Joon-ho, in questi giorni di clausura mi guarderò altri suoi film.

 

Quali sono i tuoi punti di riferimento nella professione di attore?

Non ho punti di riferimento, più che altro ci sono attori che mi piace osservare e da cui mi piace ricevere suggestioni. Per gli americani ti cito di pancia: Al Pacino, Alan Arkin e Joaquin Phoenix. Per gli italiani: Gian Maria Volontè, il più rotondo; Marcello Mastroianni, il più affascinante, Albertone il più grottesco. Ce ne sarebbero tanti altri e mi vengono in mente Nino Manfredi, il Vittorio Gassman cinematografico, Salvo Randone, Ugo Tognazzi e Gianrico Tedeschi. Mentre ti rispondo, penso anche a Elio Germano: mi affascina molto il suo approccio ai personaggi e non vedo l’ora di vedere Volevo nascondermi.

 

Come sintetizzeresti l’attuale situazione del panorama cinematografico e televisivo italiano?

Difficile sintetizzare perché il discorso sarebbe vastissimo, ma di getto mi viene questo pensiero: credo che per un po’ di tempo sia mancata la scrittura, anzi sia mancata da parte del cinema e della televisione la curiosità nello scoprire nuovi autori e nuovi sceneggiatori. Parlo di scrittura perché secondo me tutto nasce da lì. Se hai una buona sceneggiatura, un buon copione, sei già molto avanti nel lavoro. Ad ogni modo sono moderatamente ottimista: negli ultimi anni stanno emergendo – anche se ancora a fatica – nuovi registi e nuovi scrittori. Sai quale è il problema? Che qui in Italia a quarant’anni ti danno ancora del giovane!

 

In cosa ti vedremo impegnato prossimamente?

Quando questa emergenza sanitaria sarà finita e avremo fatto il nostro dovere, ovvero stare a casa per proteggere i più deboli e favorire il lavoro di medici, infermieri e operatori sanitari che si stanno facendo il mazzo per contenere questo fenomeno virale, dovrebbe uscire al cinema Cambio tutto di Guido Chiesa, dove sarò impegnato in un piccolo ruolo. Poi spero che il teatro riprenda al più presto per poter tornare in scena con La cena e con una nuova produzione che è partita nel 2019.

 

Esiste un ruolo che, più di ogni altro, desidereresti interpretare?

In un certo senso non vedo l’ora di avere l’età adatta per interpretare due ruoli: Galileo in Vita di Galileo di Brecht e Shylock nel Mercante di Venezia di Shakespeare.

 

Francesco Lomuscio