Stasera in tv Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone

Stasera in tv su Warner tv alle 21,3o Il buono, il brutto e il cattivo, un film del 1966 diretto da Sergio Leone, con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Eli Wallach, Luigi Pistilli, Rada Rassimov, Aldo Giuffré, Enzo Petito. Tra i più celebri western della storia del cinema, è considerato la quintessenza del fortunato genere spaghetti western. Girato sulla scia del successo di Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, il film completa la trilogia del dollaro leoniana. Il regista, per sfuggire ancora una volta al rischio di ripetersi, aumenta di nuovo il numero dei protagonisti, da due a tre, collocando la trama nel contesto storico della guerra di secessione americana. Il buono, il brutto e il cattivo fu realizzato in Spagna con l’approvazione del regime franchista e l’assistenza tecnica dell’esercito spagnolo. Il cast includeva inoltre 1500 soldati locali. La celebre sequenza del triello sarà poi destinata a rimanere famosa nella storia del cinema.

Trama
Mentre divampa la guerra di Secessione, il Biondo, Tuco e Sentenza, tre individui poco raccomandabili, si mettono controvoglia in società per trovare un tesoro in monete d’oro, nascosto in una tomba. Due di loro conoscono parte del segreto per trovare il luogo che si trova oltre le linee nemiche, il terzo è senza scrupoli e può risultare utile nell’impresa. L’accordo è difficile da mantenere: la caccia viene fatta dai tre separatamente, ma sorvegliandosi a vicenda, fino allo scontro decisivo nel cimitero.

Un urlo che ha squarciato la storia del cinema, agganciato a quel leit motiv che Ennio Morricone ha trasformato nel simbolo stesso del cinema western: “Ehi Biondo, lo sai di chi sei figlio tu?”. È l’urlo di Eli Wallach, Tuco, il Brutto: l’urlo che suggella la Trilogia del dollaro di Sergio Leone, tornata in sala grazie alla Cineteca di Bologna che ne ha curato i restauri e la distribuzione (nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema).

Il buono, il brutto, il cattivo è un racconto epico della Guerra di secessione americana attraverso le vicende le vicende del Biondo (Clint Eastwood, il Buono), Tuco (Eli Wallach, il Brutto), Sentenza (Lee Van Cleef, il Cattivo), che ruotano attorno a un nome, Bill Carson, metafora stessa della brama per il denaro che scorre lungo tutto il film, fino alla spaesante distesa di tombe dove avrà luogo il “triello” più famoso della storia del cinema. Ma, come ha ricordato Eli Wallach a Christopher Frayling, uno dei maggiori esperti internazionali del cinema di Sergio Leone: “Nei film western non si vede mai cosa i personaggi se ne fanno dei soldi. Rapinano una banca, fermano il treno, ammazzano lo sceriffo, ma non spendono mai i soldi”.

Ai margini, solo apparentemente, sembrano muoversi le figure struggenti, interpretate da grandi attori italiani come Luigi Pistilli e Aldo Giuffrè, amaramente consapevoli dell’illusione del mondo: l’uno, frate perduto nella solitudine del deserto, l’altro, ufficiale nordista senza speranza e troppo consapevole della pantomima della guerra.

Un film nel quale Sergio Leone trova una magnifica congiuntura tra registri, affidando alle azioni e ai pensieri dei suoi diversi personaggi e alle loro sfaccettature il ritmo di una narrazione inarrestabile, avvincente, sorretta da una sceneggiatura costellata di battute fulminanti – divenute lessico famigliare per generazioni e generazioni –, capace di saltare dall’epico al tragico, dal comico al grottesco. Come non riconoscere, allora, a Eli Wallach – scomparso solo qualche settimana fa, il 24 giugno – l’immenso merito di aver concentrato nella maschera di Tuco, il Brutto, quella vastità di espressioni, di facce, di parole, quell’energia che si infonderà poi in tutto il film?

Basti a rendere l’idea, questo episodio, narrato sempre a Christopher Frayling: “Quando vengo impiccato per la terza volta, c’erano le comparse che assistevano alla sentenza: «Tuco viene condannato per incendio, stupro, incesto…», per circa sedici crimini. Mentre me ne stavo a cavallo con le mani legate sulla schiena pensavo: «Che ci faccio a cavallo qui, nella Spagna meridionale? Potrei essere a recitare Cechov in qualche posto». E sotto il sole una piccola signora di pelle bianca mi guarda e io la guardo, e faccio: «Grrr». Leone non riusciva a trattenersi dalla gioia perché avevo reagito in modo umano. Lo ha messo nel film ed è uno dei miei momenti preferiti”.

 

 

Luca Biscontini