Stasera in tv Madres paralelas di Pedro Almodóvar

Stasera in tv su Canale 5 alle 23,35 Madres paralelas, un film del 2021 scritto e diretto da Pedro Almodóvar. Il film, con protagoniste Penélope Cruz e Milena Smit, è stato presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Con Penélope Cruz, Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón, Israel Elejalde, Rossy De Palma, Daniela Santiago, Julieta Serrano.

Trama
Due donne, Janis e Ana, condividono la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Sono due donne single, entrambe in una gravidanza non attesa. Janis, di mezza età, non ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente spaventata, contrita e traumatizzata. Janis tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le corsie dell’ospedale come delle sonnambule. Le poche parole che scambiano in queste ore creeranno un vincolo molto forte tra le due e il fato, nel fare il suo corso, complicherà in maniera clamorosa le vite di entrambe.

“Madres paralelas parla degli antenati e dei discendenti. Della verità sul passato storico e della verità più intima dei personaggi. Parla dell’identità e della passione materna attraverso tre madri molto diverse tra loro: Janis, Ana e la madre di Ana, una madre egoista, priva di istinto materno, come lei stessa confesserà”.
(Pedro Almodóvar)

Sulla scia del precedente Dolor y gloria (2019), Pedro Almodóvar riduce sensibilmente – se non proprio annulla – l’intensità barocca della messa in scena per concentrarsi sulla narrazione, laddove, sebbene sempre all’interno di un costante registro melodrammatico, allarga la prospettiva d’osservazione, situando i personaggi sul più ampio sfondo di un paese che non ha ancora definitivamente chiuso i conti col passato. Il prologo e l’epilogo di Madres paralelas formano il cerchio all’interno di cui si contestualizza la spinosa vicenda raccontata: due madri, per un drammatico equivoco, incrociano i propri destini e, ancora una volta, il regista è abilissimo a scandirne le vite interiori. Il femminile rivela tutta la sua vitale Potenza, a confronto della quale il maschile risulta strumentale.

La dialettica tra i generi non trova un reale spazio d’espressione, poiché insiste un’incommensurabilità, una differenza ontologica, che impedisce un vero dialogo. Il maschile è il Potere, la violenza, la morte e quella guerra civile spagnola, le cui ferite non si sono, a distanza di più di ottant’anni, totalmente rimarginate. Le due madri di Madres paralelas, allora, segnalano l’urgenza nel presente di continuare a elaborare un passato che non cessa di tornare sotto forma di rimosso, minando le identità individuali e quella di un’intera nazione. “Madres paralelas parla degli antenati e dei discendenti, della verità sul passato storico e della verità più intima dei personaggi. Parla dell’identità e della passione materna attraverso madri molto diverse tra loro”: il regista rivela chiaramente l’intento di ricostruire le soggettività all’interno del più ampio e costitutivo quadro comunitario.

Non si dà singolarità senza intersoggettività, non c’è dramma personale che non sia già da sempre compreso in un Storia che riguarda tutti. Detto ciò, chi ama il cinema di Almodóvar avrà comunque nuovamente il piacere di trovarsi di fronte a una rappresentazione in cui i sentimenti e le emozioni più profonde la fanno da padrone, toccando le corde più intime dell’animo. Penélope Cruz (Coppa Volpi a Venezia) e la giovane Milena Smit, una vera rivelazione, duettano meravigliosamente, trovandosi a far fronte a una situazione estrema per la quale dovranno attingere a tutte le risorse psicologiche a disposizione. Una fatale circostanza delinea le zone d’ombra di Janis (Cruz) e illumina l’innocenza di Ana (Smit). Il loro intenso rapporto, destinato a ciò che sembrerebbe essere un’inevitabile rottura, riesce però a ricomporsi, proprio perché entrambe compiono il titanico gesto di trascendere le rispettive individualità in direzione di un orizzonte in cui si ritrovano assieme a un intero paese.

La terra di Spagna nasconde ancora le memorie di un dolore collettivo che chiede di non essere dimenticato. L’unico appunto che si può muovere al film, che è senz’altro riuscito nel suo complesso, è di non essere sufficientemente omogeneo nell’articolare passato e presente, poiché appare piuttosto evidente una brusca cesura tra i due piani, che il regista risolve frettolosamente con una giustapposizione che non convince, laddove risulta un po’ forzata e artificiosa, non trovando un sufficiente spazio di sintesi all’interno della narrazione. Di contro, spiccano le eccellenti interpretazioni delle due protagoniste – Penélope Cruz, in  particolare, è di una bravura indiscutibile -, cui si aggiungono le convincenti prestazioni di Aitana Sánchez-Gijón, nel ruolo della madre di Ana (che ricorda un po’ Ingrid Bergman in Sinfonia d’autunno), e la sempreverde Rossy de Palma. Sobria, infine, la fotografia di José Luis Alcaine e adeguate le musiche di Alberto Iglesias, sebbene a rimanere impressi nella mente dello spettatore siano due brani non originali: la meravigliosa Autumn leaves di Cannonbal Adderley e Summertime, nella sublime interpretazione di Janis Joplin.

 

 

Luca Biscontini