Stasera in tv Metti, una sera a cena di da Giuseppe Patroni Griffi

Stasera in tv su Cine34 alle 23 Metti, una sera a cena, un film del 1969 diretto da Giuseppe Patroni Griffi, tratto dalla sua commedia teatrale omonima. Metti, una sera a cena nasce come pièce teatrale, che Patroni Griffi porta in scena all’Eliseo di Roma nel 1967 con grande successo di pubblico e con repliche che si susseguono per ben due anni. Protagonisti della prima edizione, che aveva come regista Giorgio De Lullo, erano gli attori della Compagnia dei giovani: Romolo Valli, Rossella Falk, Elsa Albani e Carlo Giuffré, con Umberto Orsini nella parte di Ric. Prodotto da Marina Cicogna e Giovanni Bertolucci, con la sceneggiatura di Dario Argento, Giuseppe Patroni Griffi eCarlo Carunchio, la fotografia di Tonino Delli Colli, il montaggio di Franco Arcalli, le scenografi di Giulio Coltellacci e le musiche di Ennio Morricone, Metti, una sera a cena è interpretato da Jean-Louis Trintignant, Florinda Bolkan, Tony Musante, Annie Girardot, Lino Capolicchio, Silvia Monti, Milly, Adriana Asti, Vittorio Caprioli.

Trama
In casa di Michele, scrittore inaridito, e di sua moglie Nina si ritrovano spesso, a parlare di molte cose, ma soprattutto d’amore, l’attore Max e la ricca e nubile Giovanna. Costei è innamorata di Michele, mentre Nina lo tradisce con Max. Per ravvivare il loro rapporto, che dà segni di stanchezza, e renderlo più eccitante, Max trova per Nina un amatore eccezionale e a pagamento, Ric, intellettuale ribelle. Si dà il caso, però, che il giovane contestatore si innamori di Nina, a cui si dichiara, scrive,telefona, finchè, disperato, tenta di uccidersi. La donna lo salva e decide di andare a vivere con lui. Ben presto la loro vita in comune naufraga sui soliti scogli, tanto che Ric va da Michele, per riconsegnarli la moglie. Lo scrittore, che non intende perdere Nina, trova una soluzione anche per Ric: ammetterlo nel clan, farlo sedere con gli altri allo stesso desco.

Sceneggiato con la collaborazione del giovane Dario Argento, che di lì a poco avrebbe esordito come regista, Metti, una sera a cena spezza l’unità di luogo, introducendo le riprese in esterno sotto forma di flashback, che s’inseriscono nella trama narrativa grazie al montaggio “creativo” di Franco ‘Kim’ Arcalli. Con questo film Arcalli guadagna la considerazione dei critici più attenti, che non possono fare a meno di notare come è proprio il suo montaggio a dare al film un ritmo interessante e a tenere viva l’attenzione dello spettatore.

Se è vero che la trama esibisce fin troppe forme di vezzi intellettualoidi e fumisterie assortite – ostentando una ricchezza di contenuto che non sempre trova riscontro nella sostanza – è altrettanto vero che il film funziona, specie se contestualizzato in relazione all’era post-rivoluzionaria in cui uscì (1969). Funziona ancora oggi in ottica provocatoria, un’ottica che un tempo avrebbero etichettato come piccolo-borghese, di un gruppo di persone edoniste, rigorosamente avulse dalla gelosia, che vivono le proprie relazioni come puro e semplice status sociale, senza neanche godersele. Anche se, in tutta onestà, il finale speculativo e logorroico rischia di sembrare quasi inconcludente, perso tra allusioni più o meno esplicite a Platone, Omero e alla Cina dell’epoca.

Pur trattandosi d’un film d’autore, Metti, una sera a cena all’epoca fu uno dei campioni d’incassi della stagione 1968-69, grazie al cast che comprendeva una giovanissima Florinda Bolkan (scoperta proprio dalla produttrice Marina Cicogna), qui al suo primo ruolo da co-protagonista. Il regista volle farla recitare nella famosa scena d’amore a tre, che pur provocando una serie di noie con la censura, fece entrare di diritto il film nell’allora emergente filone erotico attirando un grande numero di spettatori. In penombra, Max apre lentamente i bottoni del vestito della donna e poi la offre all’amico: con una sola immagine, quella delle tre mani intrecciate e tese, il regista creò una forte carica sensuale. L’intento di Patroni Griffi non era tanto quello di scandalizzare, quanto di disegnare un ritratto lucido e disincantato di un certo ambiente borghese, amorale e nevrotico. L’omosessualità ottiene un ruolo di primo piano anche in altre opere di Griffi, come nel film Il mare e nella commedia teatrale Persone naturali e strafottenti.

Un ruolo importante nel successo del film ebbe anche la colonna sonora, firmata da Ennio Morricone e diretta da Bruno Nicolai. Con una sequenza ascendente di sole tre note, ripetute ossessivamente lungo tutto il dipanarsi del tema musicale principale omonimo, Morricone costruì una bossa nova che poi divenne famosa anche fuori dal film, fu eseguita da numerose orchestre, gruppi musicali e anche cantanti solisti (con l’aggiunta di un testo dello stesso Patroni Griffi in inglese, con il titolo Hurry to Me, o italiano, con il titolo di Metti, una sera a cena), e ancora oggi è un classico della musica lounge. La colonna sonora del film è stata premiata con Nastro d’argento alla migliore colonna sonora ai Nastri d’argento 1970, premio andato a Ennio Morricone stesso.

 

 

Luca Biscontini