The informer – Tre secondi per sopravvivere: la seconda volta Di Stefano

A cinque anni dall’intenso thriller Escobar, interpretato da Benicio Del Toro, l’attore Andrea Di Stefano torna dietro la macchina da presa cercando di bissare con The informer – Tre secondi per sopravvivere la sua esperienza registica nel campo del genere crime drama.

Prendendo spunto da un romanzo svedese scritto da Anders Roslund e Borge Hellstrom intitolato Tre secondi, raduna sullo schermo un nutrito gruppo di grandi nomi, dal Joel Kinnaman dello sfortunato remake di Robocop alla Rosamund Pike de L’amore bugiardo, più il rapper Common (premio Oscar per il film Selma – La strada per la libertà), la Ana de Armas di Blade runner 2049 e il Clive Owen di Closer.

La storia è quella dell’ex soldato Pete Koslow (Kinnaman), informatore dell’FBI che lavora infiltrato dentro ad una grossa organizzazione criminale russa e che, marito della bella Sofia (de Armas) e padre della piccola Anna (Karma Meyer), deve rendersi conto del fatto che l’incolumità della sua famiglia viene messa in pericolo quando un giorno, durante un’operazione, rimane vittima un poliziotto sotto copertura. Un fatto destinato a scatenare una sequela di eventi che riporteranno Pete dritto dentro la prigione di Bale Hill, alla caccia di un potente cartello da scardinare.

Fuori da quelle mura, solo l’aiuto dell’agente federale Wilcox (Pike) e del capo di lei Montgomery (Owen) possono fare qualcosa per Koslow, ma, nel frattempo, anche il poliziotto Grens (Common), collega dell’agente sotto copertura ucciso, sta seguendo una traccia che porti allo scoperto i colpevoli dell’omicidio.

Fedele alla linea thriller tipica di questo genere, Di Stefano mostra una mano ferma che lo consacra cineasta dalle doti necessarie per poter realizzare questo tipo di film; perché, pur aleggiando The informer – Tre secondi per sopravvivere nell’aurea del già visto in materia (d’altra parte, non è da molto tempo che La fratellanza con Nicolaj Coster-Waldau ha fatto capolino nelle sale cinematografiche), esibisce una propria personalità nella struttura di determinati momenti forti e, soprattutto, nell’utilizzo di personaggi decisivi per questo tipo di racconto.

Certo, non è usuale vedere un occhio tutto italiano alla guida di un’opera del genere, ma dopo il citato Escobar è chiaro che Di Stefano sia un personaggio calibrato per lungometraggi di questa tipologia, alzando addirittura il tiro in questa parentesi carceraria e giocando di montaggio quando si tratta di mettere alle strette lo spettatore.

Poliziesco, prison movie e dramma incisivo, The informer – Tre secondi per sopravvivere è un appuntamento che, senza alcun dubbio, vi potrà lasciare inchiodati alla poltrona, tra colpi di scena e situazioni al cardiopalma.

 

 

Mirko Lomuscio