Luci lontane: un Tomas Milian inconsueto per un film ingiustamente dimenticato

Dismessi i panni dell’ispettore Giraldi, personaggio che tanto incise sull’immaginario cinematografico italiano negli anni Settanta e Ottanta, Tomas Milian prima partecipò a un paio di film di argomento storico-letterario (King David di Bruce Beresford, con Richard Gere, e Salomè di Claude d’Anna, con Fabrizio Bentivoglio), in ruoli minori, e, successivamente, interpretò Bernardo Bernardi, il protagonista dell’inconsueta e affascinante storia messa in scena da Aurelio Chiesa nel 1987, tratta dal romanzo Venivano dalle stelle di Giuseppe Pederiali. Il regista in questione, pur essendo considerato all’epoca un esponente di valore delle nuove leve, realizzò solo un altro film, Bim Bum Bam (1981), tra l’altro anch’esso, come Luci lontane, destinato a incappare in problemi di distribuzione e, quindi, all’invisibilità. CG Entertainment (www.cgentertainment.it), dunque, recupera in home video una pellicola rara, poco vista, di indubbio interesse, che testimonia il tentativo, in parte riuscito, del nostro cinema di confrontarsi con un genere inusuale, quale il fantasy. In realtà nel film di Chiesa confluiscono più registri narrativi, giustapposti in maniera abbastanza coerente, il tutto è ammantato da una decisa vena malinconica che ricorda non poco, per assonanza di temi, il cinema di Pupi Avati (in particolare Zeder, 1983), a partire dall’ambientazione paesana e crepuscolare per arrivare ad alcune interessanti suggestioni soprannaturali. È però evidente la volontà di Chiesa di cercare una sua via espressiva, che porta ad alcuni snodi narrativi non sempre convincenti, ma, comunque, di discreta originalità.

Vedovo da poco tempo, Bernardo abita in una cittadina termale romagnola con la suocera e il figlioletto Giuliano. Una sera quest’ultimo racconta di aver incontrato la madre, e l’uomo – suggestionato da una serie di curiose circostanze – finisce quasi per credergli. Ma Renata, la maestra del ragazzino, preoccupata per lo strano comportamento del bimbo decide di dare una mano al disorientato padre.

Luci lontane è un film attraversato da una profonda tristezza. Temi quali l’elaborazione del lutto, la possibilità della vita dopo la morte e la presenza di entità aliene che interagiscono con le nostre esistenze vengono affrontati con piglio intimista. Il risultato è una storia dolente e affascinante. Tomas Milian recita in un ruolo per lui insolito e il suo spaesamento contribuisce a rendere credibile il personaggio che interpreta, facendone un alien-ato della vita. Laura Morante, allora reduce da alcune esperienze con registi stranieri (in particolare À Flor do Mar del grande João César Monteiro), fornisce ancora una volta una buona prova, duettando efficacemente con Milian. La sua figura nuda, mostrata integralmente da distanza non troppo ravvicinata, è un buon momento di cinema, laddove non è presente la morbosità di un ingenuo voyeurismo, quanto il desiderio di restituire allo spettatore il senso profondo del film, con il corpo che diviene la materia informata dall’avvento di una misteriosa presenza che lo anima, alla stessa stregua della Metafisica di Aristotele in cui l’Atto è ciò che plasma la Potenza. Non a caso, Luci lontane è stato definito “un tentativo di horror metafisico padano”, proprio perché in esso, oltre alla rievocazione di una certa iconografia, quella dei morti viventi,  è presente una costante allusione a una dimensione che eccede e precede la materia, in un’antecedenza logica e cronologica (oltre che, soprattutto, ontologica).

A completare il bel cast concorre William Berger, buon attore attivo tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Novanta, soprattutto nel cinema italiano, per il quale ha interpretato oltre cento film appartenenti in massima parte ai generi popolari quali il thriller, l’avventura e il western, di cui è stato uno dei volti più noti e riconoscibili, per quanto più spesso in ruoli da antagonista che da protagonista, accanto a Franco Nero, Gianni Garko e allo stesso Milian.

Grazie alla buona regia di Chiesa, alle musiche di Angelo Branduardi e alla fotografia di Renato Tafuri (molto efficaci le potenti virate in blu che annunciano le presenze aliene), oltre che alle impeccabili interpretazioni del trio di protagonisti, Luci lontane risulta, nel complesso, un film piuttosto suggestivo. Un’opera ingiustamente dimenticata, che merita un’attenta rivisitazione.

Pubblicato su supporto dvd da Mustang Entertainment e RTI e distribuito dalla già citata CG Entertainment, è disponibile in formato 1.66:1, con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli per non udenti opzionabili.

Luca Biscontini