Recensione: Sully un eroe dei nostri tempi, un capolavoro di Clint Eastwood

Il 15 Gennaio 2009  il volo US Airways 1549 decolla dall’aeroporto di NewYork LaGuardia con 155 persone a bordo. L’Aereo è pilotato da Chesley “Sully”  Sullenberger, ex pilota dell’Air Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti dopo il decollo uno stormo di uccelli  colpisce l’aereo e causa il malfunzionamento di entrambi i motori. Sully, in pochissimo tempo dovrà  trovare una soluzione e salvare passeggeri, equipaggio e se stesso. In una folle rotta verso lo schianto sulla città di NewYork.  Impossibile raggiungere il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano segue l’istinto e tenta un ammarraggio nell’Hudson. L’impresa riesce, equipaggio e passeggeri sono salvi. Eroe per l’opinione pubblica, tuttavia Sully deve rispondere dell’ammaraggio davanti al National Transportation Safety Board, in quanto l’operazione di salvataggio, così come è stata effettuata, non è prevista da alcun manuale circa le regole cui attenersi in casi simili. Oggetto di un’attenzione mediatica morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale. Clint Eastwood riesce ad immortalare quel bisogno di appartenenza e la necessità di avere un eroe da omaggiare, portando sullo schermo quel senso di gratitudine e riconoscenza dei cittadini di una New York ancora provata dagli attentati dell’11 settembre. Attraverso le storie dei passeggeri sopravvissuti, che non servono come mero espediente per far sciogliere in lacrime lo spettatore, Clint Eastwood mette in luce un sistema che è pronto a giudicare quello che non ha vissuto, solo per trovare un’alternativa possibile, un cavillo, un errore umano, onde evitare il pagamento dell’assicurazione. E al centro di processo c’è un uomo come tanti, divenuto eroe per caso, che vive il peso di quella decisione che lo ha segnato per sempre.

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La domanda di  cosa abbiano  in comune gli eroi di Clint Eastwood a questo punto, sorge spontanea. Solitamente  sono sempre personaggi destabilizzati da un  destino cinico e avverso, da un crimine, da un’ingiustizia subita, dalla marginalità. Tutti, ciascuno secondo una propria logica, sono alla ricerca dell’unità perduta. Non si tratta di una semplice risorsa narrativa, destinata a suscitare l’adesione del pubblico, per l’autore americano quella ricerca riflette l’esplorazione filosofica e artistica del suo cinema, producendo una felice coincidenza tra la forma e il contenuto. Il fattore umano entra in gioco chiedendo il permesso alla fredda logica razionale, come se questa contenesse in sè la verità assoluta, inoppugnabilmente legata alle leggi della dura madre scienza. Nell’ultimo lavoro di Clint Eastwood, il fattore umano assume il tema portante della pellicola, basata su una storia vera. Ma  la storia la fanno i vincenti? Sembra di no perchè “Sully” acclamato come un eroe dall’equipaggio e dai passeggeri, fu accusato dai burocrati della National Transportation Safety Board di non aver seguito la procedura ufficiale che da precise simulazioni al computer, avrebbe permesso nelle stesse condizioni di atterrare con sicurezza a LaGuardia. La vita di Sully cade nel baratro, la gogna mediatica non gli dà tregua e “l’eroe per caso” finisce al centro di un processo che se risolto con una condanna, avrebbe segnato per sempre la carriera, il lavoro e soprattutto la dignità di un uomo “nato” sull’aereo. Dalla cronaca giudiziaria al film, Eastwood segna un altro importante colpo nella sua carriera di cineasta. Centra al cuore con dovizia psicologica la figura del comandnte, interpretata con successo da un grande Tom Hanks, evitando la retorica dei flash back (se ne concede solo due, quelli strettamente  necessari), e senza divagare ci mostra quello che è il destino di un uomo prima eroe, poi presunto colpevole. Immaginiamo di vivere per un attimo questa situazione: come reagiremmo? Eastwood mostra un Tom Hanks calm che cadenza precisamente le parole, rilassato anche nelle condizioni più critiche. Tutta facciata, perchè i suoi tormenti, i suoi incubi (come le scene in cui immagina di vedere l’aereo schiantarsi contro i grattacieli di NewYork),  cozzano con l’incapacità di “eroe moderno” riservato persino con la stessa moglie, la dolce Laura Linney , donna dal carattere forte e dallo spiccato sense of humour che, parlando del marito al Presidente Obama, una volta disse: “Il mondo lo riterrà pure un eroe, ma non per questo ha smesso di russare”, un uomo dai profondi dubbi, dall’incertezza morale. Noi spettatori seguiamo incollati alle poltrone i movimenti di questo personaggio, la sua corsa nella metropoli dei megagrattacieli, la sua inadeguatezza, il suo sentirsi solidale col pilota in seconda Jeff Skiles (Aaron Eckhar), ltra grande interpretazione. Tutto lontano da casa. Dall’andamento instabile, Sully presenta una struttura lineare in cui viene mostrata tutta la ricostruzione dell’ammaraggio, i suoi drammatici istanti (208 secondi), la simbiosi  quasi chirurgica del capitano e del suo copilota, dell’equipaggio con le hostess che meccanicamente ripetevano , “rimanete con la testa in giù”  Heads Down, Stay Down, per cercare di tranquillizzare, per quanto possibile, i i passeggeri. La regia asciutta e la fedele riproposizione di tutti quei drammatici istanti, rendono viva quasi agli occhi dello spettatore l’angoscia di chi era realmente a bordo del volo 1549. Immedesimandosi con loro, coi passeggeri, l’equipaggio, il pilota e il co-pilota. Il resto è storia, una storia vera,  quella che Eastwood restituisce con merito e verià assoluta, sullo schermo.

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 In aula e in fondo al film, Clint Eastwood rimette in quota il suo eroe e trasmette la medaglia da veterano ai soli eroi che la valgono: non più quelli che sparano ma quelli che si espongono. Non più quelli che scaricano coi colpi la responsabilità ma quelli che l’assumono mani alla cloche. Davvero un bel film, che ti emoziona e ti fa partecipe dalla prima all’ultima scena. Di sicuro un film da vedere e rivedere, non rimarrete delusi, ne siamo certi, indipendentemente che amiate o meno questo genere di film, campione di incassi negli Stati Uniti e che  in Italia sarà nelle sale dal 1 dicembre