404: un nero bicchiere di Gin

Eccoli Massimo De Bellis e Giuseppe Buongiorno in arte i 404, duo romano che fa il suo esordio con un disco di semplice revival di tutto quel mondo pop internazionale anni ’80 e ’90 che arrivava dal Brit Pop. E dunque i rimandi sono portatori sani di spensierate gesta adolescenziali, di quella vita di periferia e di diari da scrivere. “Black Glass of Gin” è umile nella sua estetica e noi indaghiamo a suon di bellezza dentro un suono composto che forse, proprio per quella nostalgia, avremmo voluto meno educato… ma la scuola è quella e da quella i nostri 404 non scappano.

Noi partiamo sempre parlando di bellezza. Per i 404 cos’è per davvero la bellezza, cosa significa?
A prescindere da un discorso prettamente estetico credo che la bellezza sia ciò che ci riempie di gioia, che ci fa stare bene e ci fa sentire unici e speciali, ciò che cancella la negatività e che ci regala, magari anche solo per qualche istante, la vera felicità.

E in questo disco mi sembra che molto della bellezza dipenda anche da un certo modo leggero di stare al mondo. O sbaglio?
Esattamente. Un po’ tutte le canzoni del disco sono permeate da un messaggio di fondo estremamente ottimistico e di come sia fondamentale pensare che il futuro potrà sempre riservarci tante belle sorprese a prescindere da quale possa essere la propria situazione attuale. Il testo di “Papers on the Rain” è l’esempio lampante di ciò che vogliamo raccontare.

Rievocare il passato degli anni ’80 e ’90, che tipo di bellezza restituisce al nostro presente?
Restituisce la bellezza della vita e della leggerezza di quegli anni. Sono nato nella prima metà degli anni ’90 e per forza di cose non ho vissuto in prima persona da adulto quell’epoca, ma basta chiedere a persone di una generazione precedente alla mia e tutte rimpiangono quei due decenni. Personalmente la ragione non credo sia da riscontrare solamente in un discorso di benessere economico sicuramente più diffuso rispetto ai giorni nostri, ma anche in quel modo di vivere spensierato che porta anche ad affrontare i grandi ostacoli che ci si presentano davanti in una modalità diversa e meno pesante.

Il futuro invece? Il suono digitale e la natura stessa di questo disco è segno del tempo che avanza… ma per voi dove sta il futuro? Come?
Sarò ripetitivo ma il futuro deve essere per forza diverso dal presente. Il mondo di oggi è troppo pieno di negatività, così non si potrà mai realmente progredire, ma solo scendere più in basso. Le persone devono ritrovare la gioia di svegliarsi al mattino e godersi tutto ciò che ci circonda, dalle più piccole alle più grandi cose. Entrando, invece, nello specifico tecnico del nostro disco abbiamo provato a ringiovanire il sound tipico del brit pop ‘90s, aggiungendo con l’elettronica, e in particolar modo con il synth, un pizzico di “futuro” appunto.

In un tempo dove tutto viene criticato e polemizzato, inneggiare all’alcol in un titolo di un disco, vi ha portato anche qualche voce contraria?
In realtà nessuno ci ha mai contestato il titolo e il riferimento al bicchiere di gin. In tutta onestà nella canzone non ci sarebbe neanche alcun inneggiare all’alcool. Il significato del titolo sta nel mischiare la “cupezza” del bicchiere nero alla bontà di un buon gin che manda via la negatività e ci porta serenità e gioia. Nel caso a qualcuno il tutto possa dare fastidio posso suggerire di farsi un bel bicchiere di gin e ascoltare il nostro disco!