Stefanelli: canzone d’autore, vintage, futuristica… da pandemia

Quanti caffè in tempo di reclusione? Beh anche questo è un dettaglio non da poco. E se pur sembra ironica come cosa, per la verità è una buon dettaglio da usare come bandiera nelle tante sfaccettature di questa nuova condizione umana. Stefanelli evolve ulteriormente in questa sua carriera approdando al suo primo disco personale dal titolo “No Coffee”, didascalico in tal senso appunto… e torna prepotente la canzone d’autore vintage, quella anni ’80, quella alla The GIornalisti che dunque si affida all’elettronica e a quel certo mix e arrangiamento della linea vocale per far quadrare un cerchio. Disco di cadenzati momenti d’autore e per questo, visto che di tempo ne abbiamo, non accetta la fretta ed il consumo rapido.

Noi iniziamo sempre con il parlare di bellezza… ovviamente non solo quella scontata da copertina. Per Stefanelli cos’è la bellezza?
Mi interrogo spesso su questo argomento. Sono un grande osservatore delle correnti e cerco sempre di capirne l’origine, la fonte. Questo per dire che il concetto di bellezza è qualcosa di indefinibile e al tempo stesso enorme, che ci attraversa tutti allo stesso modo ed è arbitro di tantissime decisioni che riguardano il nostro viver quotidiano, ma non abbiamo tutti gli stessi strumenti per comprenderne l’importanza. L’educazione al bello è un passaggio fondamentale ed estremamente faticoso soprattutto per chi come me si muove nell’ambito artistico.

E tra l’estetica e il contenuto, come cerchi l’equilibrio?
Mi fido tantissimo del mio giudizio e faccio totale affidamento sulla voglia di essere me stesso in tutto quello che faccio se tutto va male resta l’onestà e la coerenza tra quello che dico, sono, faccio etc etc..

Ma secondo te quel che piace è poi quel che ha peso sociale, lirico… artistico?
Certo che sì perché siamo in una grande comunità e sarebbe da stupidi ignorare il fatto che un gruppo che ne fa parte si muove in una direzione o in un’altra. La vera sfida è sviluppare il proprio strumento critico per essere capaci di vivere in mezzo a questo flusso enorme pur mantenendo il proprio peso e la propria posizione.

“No Coffee” è un disco di periferia, un disco urbano, un disco notturno… almeno al mio ascolto… al tuo?
Sono un animale di città che vive di notte. Questo la dice lunga.

E se in qualche modo ci ho preso… sai dirmi perché?
La maggior parte delle mie giornate sono molto frenetiche e quindi quando tutti riposano finalmente posso rilassarmi un secondo. Così nascono molte delle mie idee musicali e non solo. Stando in casa durante il lockdown invece sono stato costretto a fermarmi e quindi ho fatto di necessità virtù. Credo che nel disco si avverta molto il tentativo di essere calmo che per uno ansioso come me è una vera impresa.

Ora che riapriranno tutto… tornerai a prendere caffè?
Si. Purtroppo è durata solo poche settimane la pausa dal caffè. Giusto il tempo di registrare. Sono di nuovo a pieno regime.